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La necrosi (morte cellulare non programmata)


La necrosi avviene in seguito a cambiamenti morfologici che seguono la morte delle cellule, caratterizzati più frequentemente da alterazioni nucleari, ma anche da cambiamenti citoplasmatici.

Che cos'è la necrosi?

Con il termine necrosi si intende un insieme di alterazioni irrimediabili che nel loro complesso comportano la morte di gruppi cellulari e di cellule all'interno di un organismo. La necrosi è una morte traumatica non reversibile.

Che cosa succede se una cellula muore?

In caso di morte cellulare (necrosi) si presentano modificazioni quali:

  • Rigonfiamento, aumento considerevole delle dimensioni della cellula a causa della perdita di integrità della membrana plasmatica
  • Dilatazione dei mitocondri (organelli che si occupano della respirazione cellulare)
  • Rottura del nucleo e degli organelli cellulari, rilascio del contenuto all'interno della cellula
  • Rottura della membrana cellulare e comparsa di una risposta infiammatoria

Qual è la differenza tra necrosi e apoptosi?

Se con il termine necrosi si intende una morte cellulare determinata da un trauma cellulare o da uno stress acuto, con il termine apoptosi si intende un tipo di morte ordinata e regolare che consuma energia (ATP) e porta a un vantaggio nel ciclo vitale dell'organismo.

Cause della necrosi

Diverse sono le alterazioni che possono provocare la morte cellulare, ad esempio:

  • Mancato apporto di ossigeno (ipossia), sangue e nutrimenti
  • Aumento eccessivo di temperatura (ipertermia)
  • Esposizione ad agenti tossici
  • Infezioni

Classificazione dei diversi tipi di necrosi

  • Necrosi caseosa, caratteristica lesione della tubercolosi che appare, macroscopicamente, come aree friabili grigio-bianche simili a formaggio. Microscopicamente, le cellule necrotiche non sono totalmente liquefatte, risolvendosi in detriti eosinofili, amorfi, granulari, osservati in granulomi confluenti
  • N. centrale, necrosi coagulativa della parte centrale di un organo o tessuto. Tale termine è quasi esclusivamente usato per descrivere la necrosi delle cellule epatiche adiacenti alla vena centrolobulare, molto spesso dovuta ad ischemia da insufficienza cardiaca o shock
  • Necrosi coagulativa, tipo di necrosi nella quale la coagulazione delle proteine preserva la forma generale delle cellule e la solidità del tessuto per un certo tempo dopo la morte della cellula. Essa presumibilmente deriva dalla denaturazione delle proteine, compresi gli enzimi che compiono il processo necrotico stesso, ma la causa di tale denaturazione non è ben compresa. La necrosi coagulativa è tipica di infarti in tessuti diversi da quelli cerebrali
  • N. coagulativa renale, aree confluenti del parenchima di opacizzazione e condensazione del citoplasma con picnosi, cariolisi o carioressi nucleare. Le cellule possono desquamare lasciando una membrana basale denudata, la quale è talvolta ispessita e frammentata. La necrosi coagulativa può conseguire a un’ischemia renale o a un severo trauma
  • Necrosi colliquativa, forma caratterizzata da colliquazione e malacia dei tessuti compromessi e che risulta dall’azione di enzimi idrolitici liberati dai leucociti polimorfonucleati nel corso di un’infezione da batteri piogeni. È anche un tipo caratteristico di necrosi osservata negli infarti cerebrali
  • N. corticale renale bilaterale, diffusa necrosi ischemica di entrambe le aree corticali renali, dovuta a coagulazione intravascolare disseminata. Microscopicamente, trombi di fibrina occludono i capillari glomerulari e le arteriole afferenti, risolvendosi in microinfarti confluenti. Colpisce giovani donne negli ultimi mesi della gestazione o durante il travaglio del parto
  • N. da compressione, necrosi dei tessuti dovuta a interferenze nel flusso ematico da compressione esterna. Si osserva specialmente nelle ulcere da decubito
  • Necrosi dentale, stato irreversibile di un dente che ha perso completamente i nervi, la vitalità dei vasi e altri tessuti molli al suo interno 
  • N. epatica massiva, necrosi di aree confluenti di epatociti che coinvolge interi lobuli, di solito dovuta a epatite virale acuta fulminante, epatotossine o ipersensibilità ai farmaci. È accompagnata da insufficienza epatica acuta e molto spesso risulta fatale
  • Necrosi fibrinoide, forma nella quale il tessuto compromesso appare fortemente eosinofilo, omogeneo e rifrangente, tanto da assomigliare a fibrina. Molto spesso è usato in riferimento alla necrosi dei vasi sanguigni, come in una vasculite da immunocomplessi. Quì il materiale fibrinoide è composto da fibrinogeno e da altre proteine del plasma, che si accumulano a causa dell’aumento di permeabilità delle pareti vasali danneggiate
  • Necrosi gangrenosa, termine clinico per la combinazione di necrosi coagulativa e colliquativa, osservata molto spesso in un arto inferiore diventato ischemico e secondariamente infetto. Può essere prevalente la necrosi coagulativa (gangrena secca) o la necrosi colliquativa (gangrena umida)
  • N. glomerulare, necrosi della totalità o di parte di un glomerulo caratterizzata da carioressi e dalla presenza di detriti. La necrosi totale di un glomerulo segue l’occlusione dell’arteriola afferente ed è caratterizzata da emorragia glomerulare
  • N. ischemica, necrosi dovuta a inadeguato apporto ematico, frequentemente usato nel contesto di un infarto della testa del femore 
  • N. ischemica epifisaria, necrosi dovuta a inadeguato apporto di sangue all’estremità articolare delle ossa lunghe, quale la testa del femore. Il difetto vascolare può essere congenito o dipendere da difetti acquisiti di vascolarizzazione, come nella malattia dei cassoni e nelle drepanocitosi, infezioni, gotta, artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sclerodermia
  • N. meccanica, distruzione dei tessuti da parte di una violenta lacerazione o di una brusca interruzione del flusso ematico ai tessuti
  • N. papillare renale, necrosi di una o più piramidi caratterizzata, clinicamente, da coliche renali, piuria e insufficienza renale acuta o cronica. La necrosi papillare può essere conseguente a pielonefrite, diabete mellito, assunzione eccessiva di farmaci analgesici, uropatia ostruttiva, anemia drepanocitica o intossicazione da ciclofosfamide 
  • N. periferica, necrosi della superficie esterna di un organo o struttura. Questo termine può essere usato per descrivere la necrosi delle aree periportali del lobulo epatico, come nell’eclampsia o nell’avvelenamento da fosforo
  • N. tubulare acuta, grave danno alle cellule epiteliali dei tubuli renali, specialmente quelle dei tubuli contorti prossimali, caratterizzato da perdita di microvilli, di reticolo endoplasmatico e spesso dalla rottura della membrana basale dei tubuli. Clinicamente, il quadro è caratterizzato da insufficienza renale acuta e può seguire a un grave trauma, a un importante intervento chirurgico, all’intossicazione da farmaci o di prodotti chimici o a uno shock emorragico

Che cos'è l'osteonecrosi?

Con il termine osteonecrosi si intende la morte di una parte di ossa causata dalla compromissione dell'apporto di sangue a causa di una ferita o spontaneamente. Nello specifico si può avere l'osteonecrosi del ginocchio o necrosi avascolare del ginocchio e si verifica nel momento in cui il ginocchio non riceve più una giusta perfusione sanguigna.

I sintomi caratteristici dell'osteonecrosi sono:

  • Dolore
  • Limitata ampiezza di movimento dell'articolazione colpita (esempio, qualora la zona colpita sia la gamba il paziente zoppicherà)

Per ridurre il rischio di osteonecrosi è necessario:

  • Smettere di fumare
  • Ridurre il consumo di alcolici
  • Ridurre la dose di assunzione (in base alle indicazioni del medico) di corticosteroidi

Quando un tumore va in necrosi?

I tessuti costituiti da cellule tumorali hanno bisogno, per la loro crescita, di una continua vascolarizzazione. Un tumore va in necrosi nel momento in cui cresce eccessivamente e l'insufficiente presenza di vasi sanguigni ne provoca la lesione e quindi necrosi. In questo caso la necrosi può essere determinata anche da trattamenti farmacologici e fisici quali:

  • Chemioterapia
  • Radioterapia
  • Ipertermia

 

La scheda si basa sulle informazioni contenute nel "Dizionario Medico" di Antonio Cancellara (Verduci Editore)