La pancreatite è un’infiammazione del pancreas, la ghiandola che ha la funzione principale di regolare i livelli di zuccheri nel sangue: sintomi e trattamento
Che cos’è la pancreatite?
Con il termine pancreatite si intende descrivere un’infiammazione a carico del pancreas e dei tessuti che circondano questo organo. Si tratta di una condizione clinica che ha insorgenza improvvisa e può svilupparsi in forma lieve o severa.
Il pancreas è una ghiandola situata nella parte alta dell’addome, ha una forma allungata ed è disposta trasversalmente. La sua funzione principale è quella di regolare la glicemia del nostro organismo, ossia i livelli di zuccheri nel sangue, attraverso la produzione di ormoni quali il glucagone e l’insulina e proteasi, gli enzimi digestivi.
Secondo i dati messi a disposizione dall’Istituto superiore di sanità, nella forma acuta, la pancreatite colpisce mediamente tra le cinque e le sei persone ogni 100mila abitanti all’anno, con una prevalenza nella fascia d’età compresa tra i 40 e gli 80 anni.
Nella forma acuta, nella maggior parte dei casi, l’infiammazione si risolve nel giro di una settimana senza conseguenze di alcun genere.
In casi più rari, tuttavia, alcuni pazienti che soffrono di forme gravi di pancreatite possono sviluppare complicazioni e, addirittura, arrivare alla morte. La mortalità è di circa il 7% sulla totalità dei casi di pancreatite acuta grave.
A cosa è dovuta la pancreatite?
Calcoli della cistifellea e alcolismo sono le più comuni cause di pancreatite. Nei casi in cui non è possibile identificare una causa di questa infiammazione, si parla di pancreatite idiopatica.
I calcoli della cistifellea o calcoli biliari sono conformazioni simili a sassolini che si sviluppano, per l’appunto, all’interno della cistifellea, l’organo dell’apparato digerente adibito al contenimento della bile.
Quando i calcoli fuoriescono dalla cistifellea possono creare delle ostruzioni che impediscono il normale flusso della bile, oltre al passaggio degli enzimi pancreatici.
Questi ultimi dovrebbero arrivare nel primo tratto dell’intestino - il duodeno - tramite il dotto di Wirsung, per poi passare nel coledoco, ossia l’ultimo tratto della via biliare. In caso di ostruzione, il pancreas può essere danneggiato e le sue funzionalità ridotte dal mancato passaggio dei succhi pancreatici nell’intestino.
Generalmente i calcoli biliari non provocano conseguenze severe, ma in alcuni casi possono portare a pancreatite acuta.
L’altra causa molto frequente di pancreatite è, come già indicato, l’eccessivo consumo di alcol. Il modo in cui l’abuso di alcol inneschi un’infiammazione a carico del pancreas non è, ad oggi, ancora del tutto chiaro, ma sono state avanzate delle ipotesi in merito.
Si ritiene, infatti, che l’alcol sia in grado di favorire l’autodigestione degli enzimi secreti dal pancreas interferendo con le fisiologiche funzionalità di questa ghiandola.
Tra le altre cause, più rare, di pancreatite si possono citare:
La pancreatite, infine, può essere una delle conseguenze di alcune patologie rare quali la malattia di Kawasaki, la sindrome di Reye e l’iperparatiroidismo.
Come ti accorgi di avere la pancreatite?
Il sintomo iniziale di pancreatite è principalmente il dolore, ad insorgenza improvvisa, localizzato all’altezza dello stomaco. La sensazione dolorosa è simile ad una pugnalata che si irradia alla schiena e ai lati dell’addome. Può diventare sempre più intensa o permanere per ore o anche per giorni.
La sintomatologia peggiora con l’ingestione di cibo o liquidi, in particolare se gli alimenti assunti sono ricchi di grassi. Anche la posizione supina può aggravare la sensazione di dolore.
I sintomi della pancreatite acuta hanno tempi di insorgenza diversi a seconda della causa scatenante di pancreatite. Il dolore, infatti, può seguire un pasto abbondante, mentre se l’infiammazione è dovuta all’eccessivo consumo di alcol, la sintomatologia dolorosa può insorgere a distanza di sei o 12 ore dall’ingestione di quantità particolarmente elevate di alcol.
Il paziente con pancreatite può accusare anche nausea e vomito, gonfiore e dolore addominali, febbre alta (o comunque superiore ai 38 gradi) e ittero, ossia la tipica colorazione gialla della cute e della sclera (la parte bianca dell’occhio). Quest’ultimo sintomo, in particolare, si manifesta quando i calcoli biliari passano nel coledoco.
Come avviene la diagnosi?
Innanzitutto, per la diagnosi di pancreatite è necessario un esame obiettivo in cui lo specialista valuti la tipologia di dolore accusata dal paziente (dolore acuto nella parte superiore dell’addome che si irradia alla schiena).
Dopodiché, possono essere prescritti esami del sangue finalizzati a misurare la concentrazione ematica di lipasi e amilasi, due enzimi che, se aumentati di tre volte rispetto ai livelli fisiologici, possono confermare la presenza di pancreatite.
Il grado di severità della malattia, invece, può essere valutato attraverso i risultati di esami strumentali quali la tomografia computerizzata dell’addome con mezzo di contrasto per una visione dettagliata del pancreas, risonanza magnetica ed ecografia del pancreas per individuare l’eventuale presenza di calcoli biliari.
Quanto è pericolosa la pancreatite?
Nella maggior parte dei casi, come già indicato, la pancreatite acuta si risolve spontaneamente, ma alcune forme possono evolvere in complicanze significative.
Nelle forme severe la patologia può arrivare a degenerare in:
- pseudocisti, sacche piene di liquido che si formano sulla superficie del pancreas
- necrosi pancreatica infetta, si verifica in un caso di pancreatite acuta su cinque e consiste nell’interruzione del flusso sanguigno all’interno del pancreas
- sindrome da risposta infiammatoria sistemica, avviene nel 10% dei casi di pancreatite acuta grave e si manifesta con febbre, tachicardia e aumento della frequenza respiratoria
- pancreatite cronica, danno permanente al pancreas.
Come si cura la pancreatite?
In caso di pancreatite acuta, il paziente va ricoverato in ospedale perché venga monitorato costantemente.
In primo luogo, va scongiurato il rischio di disidratazione, per cui vanno somministrati liquidi attraverso la flebo per ripristinare l’equilibrio elettrolitico dell’organismo.
Bisogna sottolineare che è importante che questo trattamento avvenga entro le prima 12-24 ore dal momento in cui sono comparsi i sintomi.
Come abbiamo detto, l’assunzione di cibo o liquidi, in caso di pancreatite acuta, peggiora i sintomi. Per questa ragione, il paziente viene tenuto a digiuno, con solo supporto nutrizionale, per non mettere ulteriormente sotto stress il pancreas.
Si può riprendere a mangiare normalmente, di solito, nell’arco di tre o cinque giorni, con il progressivo miglioramento della sintomatologia.
Qualora il paziente dovesse continuare a non tollerare l’alimentazione per bocca, si può proseguire con un regime nutrizionale artificiale, attraverso un sondino gastrico inserito attraverso il naso.
Per la sintomatologia dolorosa acuta nell’area addominale causata dalla pancreatite possono essere somministrati antidolorifici, anche particolarmente potenti, come la morfina.