La peritonite è un processo infiammatorio che interessa il peritoneo. Di origine batterica, se non curata per tempo e opportunamente può degenerare in sepsi.
Il termine peritonite indica un processo infiammatorio a carico del peritoneo. Il peritoneo, a sua volta, è la membrana sierosa con funzione di rivestimento della cavità addominale e degli organi addominali.
Ci sono due tipi di peritonite:
- primitiva, in assenza di un focolaio di natura infettiva
- secondaria, quando l’infiammazione del peritoneo è conseguenza della perforazione a carico del tratto digerente, oppure per diffusione di una infezione di tipo intraddominale.
Si dà peritonite batterica spontanea, quindi, nei casi in cui si ha una infezione del liquido ascitico senza che ci sia evidenza di focolai d’infezione.
Con quali sintomi si manifesta?
I sintomi con cui nella maggior parte dei casi una peritonite acuta può manifestarsi sono:
Come capire se si è in peritonite?
La diagnosi prende avvio dall’anamnesi e da un esame obiettivo del paziente. Per perfezionarla, possono essere richiesti:
- esami del sangue, per la conta dei globuli bianchi
- emocoltura, per rilevare la possibile presenza batterica nel flusso ematico
- esami diagnostici quali raggi X, per rilevare l’eventuale presenza di perforazioni a danno degli organi che appartengono al tratto gastrointestinale
- analisi del fluido peritoneale, che in caso di alto livello di globuli bianchi, leucocitosi, permetterà di indicare un’infezione in corso.
Cosa può provocare una peritonite?
Nei casi di p. primaria, casi sostanzialmente rari, l’origine è da far risalire alla diffusione batterica per mezzo del flusso ematico. È questo il caso, ad esempio, della p. tubercolare o della p. pneumococcica.
In un contesto di secondarietà, le cause possono essere molteplici. La più ricorrente è la rottura, oppure la perforazione, che interessa un organo addominale, come nei casi di:
Si parla nel dettaglio di p. chimica perché oltre ai microrganismi va tenuta in considerazione l’azione negativa, nella cavità peritoneale, di sangue, urina, muco e succhi digestivi. In alcuni casi l’origine deve essere fatta risalire ad un evento traumatico, a ferite di tipo penetrante, a perforazione dei visceri causata da manovre diagnostiche invasive.
Nei pazienti piccoli e negli individui intorno ai 30 anni, l’origine più conosciuta è una appendice infiammata perforata che non è stata diagnosticata per tempo.
Perché l’appendicite va in peritonite?
L’appendicite è una infiammazione dell’appendice, un piccolo organo a forma di sacco che si trova nel colon destro, a ridotta distanza dal tratto nel quale l’intestino tenue opera la sua inserzione nel colon.
Quando l’appendice si infiamma, di solito a causa di un’ostruzione dovuta ad un coprolito, a corpi estranei o più raramente a vermi, può verificarsi una crescita batterica all’interno dell’organo. Se non viene trattata tempestivamente, l’infiammazione dell’appendice può progredire fino a causare la rottura dell’appendice. Se l’appendice si rompe i batteri, i detriti e i liquidi all’interno dell’organo possono fuoriuscire nell’addome circostante. Ed è a questo punto che si verifica l’infiammazione del peritoneo.
Quanto ci mette l’appendice ad andare in peritonite?
Al manifestarsi dei primi sintomi dell’appendicite è fondamentale recarsi quanto prima al pronto soccorso più vicino, proprio per evitare che l’appendice infiammata diventi peritonite.
Tra i sintomi dell’appendicite vanno indicati un dolore addominale che, dalla parte centrale del ventre, può localizzarsi nella parte inferiore destra dell’addome o l’intera area addominale. Si possono indicare anche nausea, vomito, perdita di appetito e la febbre.
Quando l’infiammazione non viene gestita con un intervento chirurgico per rimuovere l’appendice infiammata (appendicectomia) durante questa fase iniziale, l’appendice può progredire verso la rottura.
Il tempo esatto per la trasformazione in peritonite può variare a seconda di fattori quali età e condizione generale del paziente, la gravità dell'infiammazione e la tempestività del trattamento. Indicativamente, i tempi sono ricompresi tra le 24 e le 72 ore.
Quanto dura una peritonite?
In linea di massima, la peritonite richiede un trattamento immediato e aggressivo, poiché è una condizione grave che può portare a complicazioni potenzialmente letali. Tra le conseguenze più gravi della p. spontanea si possono indicare:
Nei casi di p. secondaria, le conseguenze possono essere cancrena del tessuto intestinale, o shock settico.
Come si cura?
In seguito alla diagnosi avviene il ricovero del paziente in ospedale. Il trattamento previsto si suddivide in tre passaggi. Innanzitutto viene avviata la somministrazione di antibiotici, o antimicotici, per una durata di 14 giorni e per via endovenosa.
L’intervento chirurgico si rende spesse volte necessario per la rimozione dei tessuti infetti, specie nei casi di appendicite oppure di rottura di colon o stomaco. Va indicato come nella maggior parte dei casi i pazienti non siano in grado di alimentarsi in autonomia, per via delle problematiche digestive sorte. Per ovviare, si ricorre alla nutrizione per via parenterale o attraverso un sondino nasogastrico.
Devono infine essere considerate anche eventuali terapie di supporto, che includono ad esempio la somministrazione di antidolorifici e i fluidi per ripristinare una corretta idratazione del paziente. I tempi di recupero possono richiedere, a seconda della severità delle condizioni, dalle 3 settimane fino ai 2 mesi.