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Sindrome metabolica. Cos’è e come affrontarla

A cura di
Valeria
Buonamici
Claudio
Romei

La sindrome metabolica è una condizione clinica riconducibile a più fattori di rischio. I cardiologi del Santagostino spiegano cos’è e come si affronta.

Cos’è la sindrome metabolica?

Con il termine sindrome metabolica (chiamata anche sindrome di Reaven) viene definita una condizione clinica non univoca, ma riconducibile a più fattori di rischio. Se trascurati, questi fattori di rischio determinano una maggiore incidenza nello sviluppo o nell’aggravarsi del diabete e nello sviluppo di patologie a carico del sistema cardiovascolare.

La sindrome metabolica ha un’incidenza compresa tra il 34,1% e il 17,8%, in base ai diversi criteri diagnostici che possono essere adottati. Si ha il picco di incidenza nella fascia d’età 65 - 74 anni e nei soggetti che soffrono di diabete di tipo 2 (tra l’80% e il 90%). Negli Stati Uniti questa sindrome interessa tra il 20% e il 30% della popolazione adulta.

Diagnosi di sindrome metabolica 

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si osserva uno sviluppo della sindrome metabolica in concomitanza di almeno tre fra le seguenti condizioni:

  • quando il soggetto presenta una circonferenza della vita superiore ai 102 cm, per l’uomo, e maggiore di 88 cm per la donna
  • un aumento del peso corporeo non controllato
  • nei casi in cui il tasso di trigliceridi sia pari o superiore a 1,5 g/l, o nel caso in cui il soggetto è in trattamento per i trigliceridi
  • qualora il tasso di colesterolo HDL, il cosiddetto colesterolo “buono”, sia inferiore a 0,40 g/l negli uomini o inferiore a 0,50 g/l nelle donne, o qualora il soggetto sia in trattamento per il colesterolo HDL
  • tutte le volte in cui la glicemia (ovvero il tasso di zuccheri nel sangue) a digiuno sia superiore o pari a 1 g/l
  • nei casi di diagnosi di diabete di tipo 2
  • quando la colonnina di mercurio indica una pressione arteriosa pari o superiore a 130/85 mm
  • quando il soggetto è in trattamento per la pressione arteriosa, con il rischio di sviluppare una ipertensione arteriosa.

Quali sono le cause

Il rischio di soffrire di sindrome metabolica aumenta, nella pratica, tutte le volte in cui il soggetto trascura il proprio peso, determinando un aumento del grasso corporeo, tenuto conto del fatto che da un punto di vista statistico con l’avanzare dell’età cresce il rischio di incorrere in questa sindrome.

Tra le altre possibili cause c’è da indicare una predisposizione genetica da parte del paziente, e deve essere tenuto in conto un ulteriore, importante fattore: il soffrire di diabete. Questa sindrome richiede attenzione e cura, poiché spesso si sviluppa silenziosamente.

Conseguenze e complicanze della sindrome 

Quando un soggetto soffre di sindrome metabolica, il rischio di contrarre malattie cardiovascolari raddoppia entro i 10 anni, l’insorgenza del diabete si moltiplica per cinque volte e i possibili danni alle arterie coronarie (infarto del miocardio o angina pectoris) si moltiplicano per tre. Per questa ragione la concomitanza di diversi fattori è un aspetto temibile.

Le conseguenze di questa sindrome possono essere molte, e nessuna di esse dovrebbe essere sottovalutata:

  • sviluppo di steatosi epatica, per l’eccesso di grasso addominale che causa un aumento di acidi grassi liberi nella vena porta, determinando a sua volta un aumento di lipidi nel fegato
  • insorgenza di iperglicemia (glicemia alta), dovuta alla resistenza all’insulina da parte del soggetto
  • iperuricemia, ovvero l’aumento di acido urico
  • malattia renale cronica.

Queste tuttavia non sono le uniche conseguenze determinate dalla sindrome. Tra gli altri rischi vanno ricordati:

Come si cura la sindrome metabolica?

Affrontare e, spesse volte, prevenire la sindrome metabolica richiede da parte del soggetto una presa di coscienza rispetto alle proprie abitudini di vita, presa di coscienza cui dovrebbe seguire un cambiamento delle abitudini di vita. Mai come in queste circostanze la prevenzione risulta essere la migliore cura.

Innanzitutto una regolare attività fisica, consigliabile in ogni caso. L’esercizio fisico contribuisce infatti alla perdita di peso fino al raggiungimento del proprio peso forma. Un calcolo dell’indice di massa corporea sarebbe in questo senso opportuno.

In seconda battuta, l’alimentazione equilibrata e consapevole rappresenta un valido aiuto per avere una circonferenza vita sotto controllo. In questa ottica, bisogna limitare l’assunzione di zuccheri ad assorbimento rapido: dolci, bevande zuccherate gasate, prodotti dolciari industriali. Allo stesso modo si dovrebbero ridurre alcolici e alimenti contenenti grassi: formaggi, salumi, alimenti con grassi aggiunti.

Il fumo è tra i fattori di rischio cardiovascolare forse più temibile. Smettere di fumare, pertanto, è una decisione che porterà solo conseguenze positive al corpo.

La terapia farmacologica

Quando gli stili di vita adottati e lo sport non contribuiscono a ridurre impatto e sintomi della sindrome metabolica sull’organismo, risulta necessario ricorrere ad alcune classi di farmaci, sempre sotto stretto consiglio e controllo medico.

Possono essere assunti:

  • farmaci per la cura dell’ipertensione quali diuretici e betabloccanti, tra i farmaci più adottati per la risoluzione dell’ipertensione. Si segnalano anche gli ACE inibitori e i calcio-antagonisti
  • farmaci per abbassare colesterolo e trigliceridi come, innanzitutto, le statine, ovvero il rimedio farmacologico più utilizzato, seguito dai fibrati e dalla niacina
  • farmaci per la riduzione della glicemia, per i quali è necessaria una distinzione. Nel caso, infatti, del diabete mellito (di tipo 1) il paziente deve ricorrere all’iniezione sottocutanea di insulina. Quando invece si tratta di diabete di tipo 2, si ricorre all’assunzione orale di ipoglicemizzanti

Quali analisi fare?

La diagnosi precoce è essenziale, e per la sindrome metabolica è prevista la raccolta delle urine, al mattino, e un prelievo di sangue venoso. Queste analisi sono raccomandate non solo per soggetti chiaramente a rischio (persone obese, in ipertensione o diabetici), ma anche per soggetti asintomatici che volessero intercettare l’eventuale concomitanza dei fattori che determinano l’eventuale insorgenza della sindrome.

Tra i valori rilevabili attraverso gli esami: insulina e glicemia, emoglobina glicata, trigliceridi, omocistenia, uricemia, calcolo indice HOMA, colesterolo.