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Diabete, che cos’è e come si cura


Il diabete è una patologia di tipo cronico dovuta ad una disfunzione dell’insulina e caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue

Cos'è il diabete?

Il diabete è una patologia di tipo cronico dovuta a una disfunzione a carico dell’insulina, l’ormone secreto dal pancreas che consente l’utilizzo del glucosio come fonte di energia per l’organismo. Nel momento in cui questo meccanismo subisce un’alterazione, come accade nei pazienti diabetici, il glucosio si accumula e i suoi livelli nel sangue aumentano (iperglicemia).

Per quale motivo viene il diabete?

Esistono principalmente due tipologie di diabete:

  • il diabete di tipo I, la cui genesi ha origine autoimmune
  • il diabete di tipo II, che insorge tipicamente in età adulta e in chi ha una familiarità (parenti diabetici) con questa patologia. Non è escluso, però, che questa forma possa essere sviluppata anche da bambini che soffrono di una condizione di obesità

Non è stata ancora identificata una causa per lo sviluppo del diabete di tipo II, anche se la predisposizione genetica del paziente gioca un ruolo importante.
A ciò vanno aggiunti diversi fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza di questa malattia e il suo sviluppo. Si tratta di fattori di tipo ambientale e riguardano lo stile di vita, in generale, l’alimentazione, l’utilizzo di determinati farmaci o lo stress, in particolare.
Tra gli altri fattori indichiamo:

Diabete di tipo I

Il diabete di tipo I è una forma rara della patologia e riguarda solo il 10% dei pazienti che soffrono di questa condizione. 

Generalmente, si manifesta nel corso dell’infanzia o in età adolescenziale. La disfunzione riguarda il pancreas, incapace di produrre insulina. 

I pazienti con diabete di tipo I, di conseguenza, necessitano della somministrazione di insulina per tutto il corso della loro vita. In rari casi, questa forma può colpire anche gli adulti: si parla, in tale eventualità, di Late Autoimmune Diabetes in Adults (LADA)

I pazienti con diabete di tipo I presentano nel sangue anticorpi che attaccano gli antigeni situati sulle cellule responsabili della produzione di insulina. 

La genesi del diabete di tipo I, legata ad una disfunzione anomala (ancora ignota) del sistema immunitario, fa sì che questa forma della patologia sia classificata tra le malattie autoimmuni.

Diabete di tipo II

Il diabete di tipo II, invece, è la forma più comune e, infatti, riguarda nove pazienti diabetici su dieci

A differenza del diabete di tipo I, il pancreas produce insulina, ma l’organismo non è in grado di utilizzarla. L’insorgenza della malattia, solitamente, avviene in età adulta, dopo i 30 anni ed è favorita da diversi fattori quali familiarità con il diabete, obesità o condizione di sovrappeso e uno stile di vita scorretto, caratterizzato da sedentarietà e scarso esercizio fisico. 

Pur essendo tipico dell’età adulta, in rari casi questa forma può colpire anche i più giovani: in questi casi si parla di Maturity Onset Diabetes of the Young (MODY), forme rare di diabete di tipo II caratterizzate da un esordio giovanile, la cui genesi sembrerebbe legata a difetti di tipo genetico nei meccanismi di azione dell’insulina tra una cellula e l’altra.

Diabete gestazionale

Un’altra forma di diabete, meno conosciuta delle altre, è quella che colpisce le donne gravide. Si parla, in questo caso, di diabete gestazionale (DMG).

Il DMG si sviluppa quando, in seguito ai cambiamenti ormonali determinati dalla gravidanza, le cellule sono meno sensibili all’azione dell’insulina, con la conseguenza che i livelli di glicemia aumentano. Il diabete gestazionale può riguardare circa il 18% delle donne in stato di gravidanza.

Se non diagnosticato tempestivamente e trattato in maniera adeguata, può comportare complicanze severe come una crescita eccessiva del feto, una nascita prematura o l’aborto.

Come ci si accorge di avere il diabete?

Nella maggior parte dei casi possono trascorrere diversi anni prima di scoprire di essere diabetici, questo perchè la condizione di eccesso di glucosio nel sangue si sviluppa in maniera graduale.

La scoperta avviene casualmente nel corso di esami del sangue di routine, in presenza di valori della glicemia superiori alla norma, o in modo collaterale (in seguito a interventi chirurgici o infezioni, ad esempio).

Ci sono, però, sintomi piuttosto indicativi associabili a questa patologia come una sete intensa, il bisogno di urinare frequentemente e in quantità elevate, calo di peso, affaticamento e stanchezza.

I sintomi principali

La sintomatologia cambia in base al tipo di diabete di cui si soffre. 
Il diabete di tipo I è caratterizzato da manifestazioni acute. Sintomi come la polidipsia, la poliuria, l’astenia (stanchezza), la perdita di peso o l’aumento delle infezioni sono più evidenti e severi nel diabete di tipo I rispetto al tipo II, in cui le manifestazioni sintomatologiche sono piuttosto leggere, tali da non consentire una diagnosi precoce.
Nel diabete di tipo II, i livelli di glicemia sono elevati, ma non accompagnati da segnali clinici evidenti.

Anche in caso di diabete gestazionale i sintomi sono pressoché assenti o poco evidenti. 

La glicemia alta è, invece, una condizione comune a tutti i pazienti diabetici. I valori normali, nel caso in cui la misurazione avvenga a digiuno, dovrebbero essere compresi tra i 70 e i 100 milligrammi per decilitro, mentre dopo i pasti il valore limite è di 200 mg/dl.

Come si effettua la diagnosi?

Uno degli esami più comuni che vengono prescritti per capire se un soggetto è diabetico è il dosaggio del glucosio. L’analisi della glicemia serve a stabilire i livelli degli zuccheri nel sangue che possono dare indicazioni importanti sull’eventualità che il paziente abbia sviluppato o meno una forma di pre-diabete o diabete.

Per quanto riguarda, invece, il diabete di tipo I, si può verificare con gli esami del sangue la presenza di autoanticorpi delle cellule beta, ossia le cellule del pancreas che producono l’insulina.

Come si cura il diabete?

Ad oggi, il diabete non è ancora una malattia da cui si può guarire, ma è trattabile sia con terapia farmacologica sia adottando stili di vita corretti che prevedono un’alimentazione sana e un esercizio fisico regolare

La scelta del trattamento più opportuno dipende dalla forma da cui si è affetti.
Nel caso di pazienti diabetici di tipo I, l’esercizio fisico e abitudini alimentari corrette devono essere abbinati a una più rigorosa terapia insulinica

Per i diabetici di tipo II, la normalizzazione dei valori della glicemia di solito può essere raggiunta seguendo un adeguato stile di vita, riducendo l’apporto calorico e praticando attività fisica.

È noto che l'incidenza del diabete di tipo 2 aumenta con l'età e in presenza di condizioni come obesità, sedentarietà e alimentazione scorretta. Pertanto la prevenzione rappresenta una strategia fondamentale per contrastare la diffusione di questa patologia.

Diabete e alimentazione

La dieta, come indicato, è uno strumento essenziale nella cura del diabete, sia di tipo I che di tipo II. Aiuta a ottenere un buon controllo glicemico, a raggiungere e mantenere un peso salutare e a ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.      

Lo schema alimentare dovrebbe essere così suddiviso: carboidrati 55% del totale calorico assunto, proteine 15%, lipidi (grassi) 30%, di cui la quantità di acidi grassi saturi non deve superare il valore del 10%.          

Si può mangiare pane, pasta, riso, patate e polenta, ma nelle dosi indicate. Tutta la frutta può essere consumata, purché si rispettino le quantità indicate e non si esageri con la frutta più ricca di zuccheri (cachi, i fichi, l'uva e le banane).
Lo zucchero bianco e di canna e il miele vanno sostituiti con i dolcificanti (aspartame ciclamato).

Sono da privilegiare i cibi integrali per aumentare la quantità di fibra, che permette di migliorare il compenso glicemico, ridurre i picchi glicemici e aumentare il senso di sazietà. Nella dieta devono essere quindi presenti i legumi, magari in piatto unico con i carboidrati (es. pasta e fagioli o pasta e ceci).

Per quel che riguarda i grassi, è fondamentale non superare il 10% di acidi grassi saturi e i 300 milligrammi al giorno di colesterolo. Per ottenere questo risultato si devono sostituire alimenti ricchi di colesterolo, come uova, formaggi e grassi animali, con cibi ricchi di grassi “più sani” (pesce e olio extravergine d'oliva).

L'alcool è consentito nella quantità di un bicchiere di vino al giorno, meglio se rosso, o di una birra durante il pasto.

La dieta deve essere sempre prescritta da professionisti per non provocare squilibri metabolici dannosi per la salute.