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Glicemia alta. Cos’è, cosa comporta, come abbassarla


La glicemia alta, o iperglicemia, è una condizione che si ha quando si superano i valori normali di glicemia, compresi tra i 70 e i 100 milligrammi per decilitro a digiuno. Quali sono le cause? E come intervenire?

Che cos’è la glicemia alta?

Per glicemia si intende la quantità di glucosio presente nel sangue, ovvero la concentrazione di zuccheri che sono la principale fonte di energia delle nostre cellule. Se i livelli di glucosio aumentano, si parla di iperglicemia o glicemia alta.

Un aumento significativo dei livelli di glucosio nel sangue indica quindi la presenza di iperglicemia. Tale condizione è tipica del diabete mellito e richiede un trattamento adeguato a prevenire complicazioni croniche che possono colpire il sistema cardiovascolare, nervoso, renale e visivo se i valori normali non vengono ripristinati.

L’iperglicemia, più esattamente, è un difetto metabolico che si verifica quando si superano i valori normali di glicemia, compresi tra i 70 e i 100 milligrammi per decilitro se la misurazione avviene a digiuno. Se invece il controllo della glicemia avviene dopo i pasti, quando è sempre in rialzo, il valore limite è di i 200 mg/dl.

Quali sono i sintomi di chi ha la glicemia alta?

È frequente che l’iperglicemia sia asintomatica, infatti spesso i sintomi si manifestano quando il paziente presenta questa condizione ormai da anni. Nei casi di grave iperglicemia i disturbi riferiti possono essere:

Quali sono le cause della glicemia alta?

La glicemia alta è principalmente causata dalle forme classiche di diabete mellito:

Eventi come lo stress, va ricordato, la presenza di altre patologie, la disidratazione, la mancanza di attività fisica o una dieta non adeguata possono causare un aumento della glicemia anche nei pazienti diabetici.

Inoltre, persone non diabetiche possono sviluppare iperglicemia a causa di condizioni o patologie che comportano fattori di rischio, tra cui:

Quando la glicemia è preoccupante?

Livelli estremamente elevati di glicemia possono inoltre portare a complicazioni acute come la chetoacidosi diabetica e la sindrome iperglicemica iperosmolare, condizione che si specifica per estrema disidratazione e stato alterato di coscienza.

Nei casi più gravi possono presentarsi anche confusione mentale e perdita di coscienza.

Quando la glicemia alta diventa diabete?

La diagnosi di diabete mellito scatta a precisi valori glicemici, ovvero quando si attestano uguali o superiori a 126 mg/dl. Questa misurazione deve essere effettuata a digiuno e in condizioni di tranquillità e deve poi essere confermata da un secondo test svolto a distanza di una settimana.

Il diabete mellito è una patologia cronica gravata da complicanze; il paziente diabetico ha come obiettivo principale quello di tenere sotto controllo costante la glicemia per mantenerla entro i livelli di guardia durante l’intera giornata.

Come viene diagnosticata?

La diagnosi dell’iperglicemia avviene tramite un’analisi del sangue per verificare i livelli di glicemia presente nel sangue, ovvero il test del glucosio.

Al dosaggio del glucosio può essere affiancata la ricerca di corpi chetonici, associati alla chetoacidosi diabetica, nel sangue e nelle urine. Ulteriore esame può essere la misurazione dell’emoglobina glicata nel sangue, utile per monitorare i livelli medi della glicemia negli ultimi due o tre mesi).

Cosa devo fare per abbassare la glicemia alta?

L’obiettivo è mantenere i livelli di glucosio nel sangue il più possibile vicini ai valori normali ed è quindi necessario, per prima cosa, modificare lo stile di vita e adottare abitudini più sane. Prestare attenzione all’alimentazione, che deve essere un’alimentazione ricca di sostanze vegetali come frutta e verdura.

Va poi ridotta l’assunzione di cibi troppo calorici seguendo un regime ipoglicemico, quindi povero di zuccheri. Vanno quindi limitati i carboidrati complessi come pasta, pane, patate ma ancora di più evitare gli zuccheri “semplici” dei dolciumi lo zucchero aggiunto nei cibi.

È inoltre necessario:

  • mangiare cibi poco calorici come cereali e cereali integrali perché più facilmente digeribili
  • bere molti liquidi per combattere la disidratazione
  • abolire il cibo spazzatura come bibite zuccherate e gassate, cibi ipercalorici, fast-food
  • non esagerare con l’alcol. In piccole quantità l’alcol, in particolare il vino rosso, aiuta a diminuire il carico glicemico, ma se assunto in maniera eccessiva dà il problema opposto
  • evitare di fumare
  • aumentare il numero dei pasti per migliorare il metabolismo
  • non fare una vita sedentaria. L’iperglicemia si contrasta con un abituale esercizio fisico. Un’attività fisica di moderata intensità ma costante, come ad esempio la camminata veloce), ma costante serve per raggiungere e mantenere il peso forma.

È poi importante, soprattutto quando si è al limite tra i valori di iperglicemia e quelli di diabete, mantenere una vita attiva regolare perché la sedentarietà aiuta l’accumulo di glicemia.

Come trattare l’iperglicemia?

I rimedi per l’iperglicemia sono legati alla gravità e alla causa sottostante. In generale, il trattamento mira a riportare i livelli di zucchero nel sangue nella norma, così da prevenire complicanze sia a breve che lungo termine.

Per quanto riguarda i pazienti diabetici, il trattamento implica sia cambiamenti nello stile di vita sia una terapia farmacologica. Se dello stile di vita e del regime alimentare si è già detto, per quanto riguarda le terapie farmacologiche si possono indicare:

  • farmaci orali: nei pazienti con diabete di tipo 2, possono essere prescritti farmaci orali come metformina, sulfaniluree, inibitori DPP-4, agonisti del recettore GLP-1 o tiazolidinedioni
  • insulina: nei casi più gravi o nel diabete di tipo 1, può essere necessaria l’assunzione di insulina tramite iniezioni o pompe per regolare i livelli di zucchero nel sangue.

Non va comunque trascurata la gestione di eventuali altre condizioni di salute che possono contribuire all’iperglicemia, come infezioni, ipertiroidismo o farmaci che possono influenzare i livelli di zucchero nel sangue.