Cos'è lo stretching?
Il termine stretching (dall’inglese to stretch, ‘allungare’, ‘stirare’) indica un protocollo di allenamento che si focalizza sull’allungamento muscolare. Sebbene in passato sia stato trattato per lo più come una fase finale, complementare, di altri sport, oggi è considerato un’attività fisica autonoma, dotata di molteplici effetti benefici.
A cosa serve fare stretching?
Lo stretching permette di migliorare la capacità dei muscoli di allungarsi: ne riduce la rigidità e ne incentiva al contrario la flessibilità ed elasticità, quindi l’ampiezza di movimento. Questo significa che, stirandosi maggiormente, i muscoli riescono anche a contrarsi in modo più efficace e a rispondere meglio quando sono sollecitati.
Quali sono gli effetti benefici dello stretching?
Una buona pratica di allungamento può avere un impatto positivo da numerosi punti di vista. Agisce non solo sull'agilità dei movimenti, ma anche sull'efficienza di altre funzioni del corpo umano.
Lo stretching coinvolge infatti, oltre ai muscoli, anche tendini, legamenti e articolazioni, e ha dunque una ricaduta ad ampio raggio sul benessere dell’apparato locomotore:
- migliora l’ampiezza e la fluidità dei movimenti stimolando la capacità di estensione e l'elasticità dei tessuti muscolari. Questo può a sua volta tradursi in un miglioramento della forza, un'ottimizzazione del consumo di energia e un innalzamento del livello di coordinazione motoria
- incentiva la lubrificazione delle articolazioni, mettendo in atto un meccanismo di protezione contro l'usura delle cartilagini e le conseguenze ad essa associate, come l'artrosi. Lo stretching ostacola il processo di calcificazione del tessuto connettivo causato dall'inattività, rallentando così in modo significativo il processo di invecchiamento. Contribuisce inoltre al mantenimento della mobilità delle articolazioni, a sua volta legata alla capacità di compiere movimenti ampi
- riduce il rischio di traumi e contratture, come effetto dell’aumentata flessibilità ed estensione tendineo-muscolare e articolare
- agisce sulla regolazione della pressione arteriosa e sul potenziamento della circolazione sanguigna
- limita lo stress fisico
- riduce la tensione muscolare e abbassa il ritmo cardiaco
- contribuisce a una corretta postura, rendendo più flessibili i gruppi muscolari che più frequentemente si irrigidiscono e si contraggono (collo, schiena, bacino, gambe) per effetto di posizioni non naturali mantenute a lungo.
Tipi di stretching
Esistono diverse varianti di stretching, ciascuna con particolari obiettivi e metodi di esecuzione. Alcune adottano un approccio globale, mirano cioè ad allungare le catene muscolari nel loro insieme piuttosto che concentrarsi su singoli muscoli. Si tratta delle tecniche "posturali", come
- il metodo Mézières
- il metodo Alexander
- il campo chiuso
- l'allungamento muscolare globale decompensato.
D'altra parte, ci sono tecniche di allungamento che si focalizzano su gruppi muscolari o muscoli specifici. È il caso dello stretching :
- statico
- dinamico
- balistico
- isometrico: PNF (Proprioceptive Neuromuscular Facilitation), CRAC (Contract-Relax-Antagonist-Contract), CRS (Contract Relax Stretch).
Stretching statico
Si tratta della forma più comune di stretching, basata sul mantenimento di una data posizione. Può essere distinto a sua volta in:
- stretching statico attivo, che prevede di allungare il muscolo interessato (agonista) attivando il muscolo ad esso opposto (antagonista) per un periodo di tempo di 20-30 secondi, fino a percepire una tensione (mai dolorosa)
- stretching statico passivo, che vede il coinvolgimento di una seconda persona che aiuta a tenere il muscolo in posizione allungata.
Stretching dinamico
Lo stretching dinamico implica dei movimenti oscillatori controllati in cui si aumenta gradualmente l’estensione articolare fino a raggiungere la massima ampiezza di movimento.
È spesso raccomandato negli allenamenti sportivi che richiedono movimenti veloci, perché migliora la capacità di muscoli e tendini di estendersi e contrarsi rapidamente. In questo tipo di esercizi, il muscolo agonista si contrae con rapidità, stimolando così l'allungamento del muscolo antagonista.
Stretching balistico
In parte simile a quello dinamico, prevede che si raggiunga, tramite dei molleggi, la massima estensione del movimento per poi tentare di superarla con un movimento brusco e intenso. Poiché ad alto rischio di infortuni, questa tipologia di allungamento è ormai scarsamente utilizzata.
Stretching isometrico
Lo stretching isometrico è una forma più avanzata di allungamento muscolare che può seguire diverse metodiche.
La PNF, Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation (‘facilitazione propriocettiva neuromuscolare’), è una tipologia di stretching molto utilizzata in terapia riabilitativa, che comporta in genere l'assistenza di un terapista. Si compone di diversi momenti:
- allungamento massimo del muscolo per 15-20 secondi
- contrazione isometrica del muscolo allungato
- rilassamento del muscolo contratto per 5 secondi
- nuovo stiramento del muscolo per almeno 30 secondi.
La CRAC, Contract Relax Antagonist-Contract (‘contrazione-rilassamento-contrazione degli antagonisti’), è una variante del PNF che richiede la contrazione del muscolo target, il suo rilassamento e poi la contrazione dei muscoli antagonisti.
Il sistema CRS, Contract Relax Stretch (‘contrazione, rilassamento e stretching’), è composto da una contrazione isometrica del muscolo per 10-15 secondi, un rilassamento di 5 secondi e un allungamento.
Come fare stretching?
Ma qual è il modo corretto per praticare lo stretching? Ecco alcuni consigli utili:
- una volta individuato il gruppo muscolare da allungare, trovare una posizione confortevole e al tempo stesso efficace per eseguire lo stretching e mantenerla per una durata compresa tra i 15 e i 30 secondi
- evitare di estendere i muscoli a un punto tale da causare dolore: l'allungamento deve produrre una sensazione di tensione ma mai di sofferenza
- indossare indumenti che consentano la massima libertà di movimento e che non limitino la respirazione, agevolando l'allungamento e il comfort durante la pratica
- procedere allo stretching in sicurezza, con calma, evitando movimenti frettolosi. È importante che i muscoli non siano freddi.
Quando fare stretching?
Lo stretching può essere sempre inserito sia come parte defaticante post allenamento sia prima di un’attività sportiva.
Nella fase di defaticamento, lo stretching gioca un ruolo chiave nel facilitare la ripresa post esercizio: per questo dovrebbe concentrarsi su esercizi che permettano di distendere i gruppi muscolari maggiormente sollecitati durante l'attività fisica.
Va specificato che la fase di riscaldamento ideale non dovrebbe comprendere esercizi di stretching statico, ma esercizi aerobici di intensità moderata, uno stretching dinamico e azioni specifiche dello sport praticato, al fine di preparare il corpo all'azione.
Quanti minuti di stretching al giorno?
Dedicare 15 minuti al giorno agli esercizi di allungamento può contribuire in modo significativo a ridurre il rischio di lesioni muscolari, come le contratture. Queste problematiche si verificano frequentemente nelle persone che hanno uno stile di vita sedentario e in quelle che effettuano movimenti repentini o sforzi intensi, ad esempio sollevando carichi pesanti, o ripetuti, come accade nei lavori domestici.
Sviluppare come abitudine quella di allungare i muscoli è particolarmente utile per preparare il corpo all'attività fisica, soprattutto se intensa, consentendo ai muscoli di essere più resilienti e pronti ad affrontare sforzi di maggiore durata.
Che esercizi posso fare dopo ore in ufficio?
Ecco un protocollo di stretching che può essere eseguito come routine defaticante dopo le ore passate alla scrivania:
- selezionare almeno 2 o 3 esercizi per volta e mantenere la posizione per circa 20/30 secondi respirando normalmente (senza trattenere il fiato)
- ripetere l'esercizio almeno 2 volte per ogni braccio o per ogni stazione.
Per chi passa molte ore in ufficio, sarebbe ideale fare questi esercizi ogni 90/120 minuti.