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Tumore all'utero: sintomi, diagnosi e prognosi


Il tumore all’utero può causare diversi sintomi, primo tra tutti il sanguinamento uterino anomalo. Scopriamo le cause,le misure preventive e il trattamento di questa neoplasia.

Quali sono i tumori dell’utero?

I tumori che colpiscono l’utero, organo dell'apparato riproduttivo femminile destinato a ospitare il feto durante una gravidanza, possono svilupparsi nelle sue due sezioni principali: 

  • la parte superiore o corpo dell'utero
  • la parte inferiore, conosciuta come collo dell'utero o cervice, che si apre nella vagina.

Il tumore al corpo dell’utero

Il tumore al corpo dell'utero può riguardare i due rivestimenti uterini:

  • lo strato interno, l'endometrio, composto da cellule epiteliali e ghiandolari, che si trasforma ciclicamente in risposta ai cambiamenti ormonali mensili. Diventa più spesso in previsione di un'eventuale gravidanza e, in assenza di questa, si sfalda provocando le mestruazioni
  • lo spesso strato esterno, il miometrio, composto da muscolatura liscia.

La diversa struttura tissutale dei due strati spiega la varietà di neoplasie che possono svilupparsi nella cavità uterina.

La maggior parte dei tumori che colpiscono il corpo dell'utero derivano dalle cellule dell'endometrio e sono denominati adenocarcinomi endometriali, poiché colpiscono sia le cellule epiteliali sia le strutture ghiandolari di questo tessuto.
I tumori che si sviluppano a partire dalle cellule del tessuto muscolare o connettivo dell'utero, invece, sono classificati come sarcomi uterini.

Incidenza e fattori di rischio

I tumori che interessano l’endometrio sono la stragrande maggioranza dei tumori a carico del corpo dell'utero. Si posizionano nella lista dei tumori femminili come il quinto più comune, rappresentano il 5% di tutte le neoplasie riscontrate nel sesso femminile, con una stima di circa 8.700 casi annuali in Italia.

Questo tipo di cancro tende a manifestarsi in donne adulte dopo la menopausa, registrando un'incidenza maggiore dopo i 50 anni di età, in associazione a diversi fattori di rischio:

  • una prolungata esposizione agli ormoni estrogeni non equilibrata da adeguati livelli di progesterone, favorita da condizioni come una precoce comparsa del ciclo mestruale (menarca), una menopausa tardiva, l’assenza di gravidanze, l’assunzione di terapie a base di estrogeni senza progestinici
  • obesità
  • diabete mellito
  • ipertensione.

Al contrario, l’utilizzo della pillola anticoncezionale sembra ridurre le possibilità di sviluppare un tumore endometriale, poiché assicura un dosaggio bilanciato di estrogeno e progesterone.

Come ci si accorge di avere un tumore all'utero?

In circa il 90% dei casi, tra i sintomi iniziali del tumore all’endometrio vi sono episodi di sanguinamento uterino anomalo, ad esempio nel periodo post menopausale o, in età fertile, fuori dal normale ciclo mestruale. Il fatto che questo rappresenti un sintomo precoce consente generalmente di identificare la malattia nella sua fase iniziale, quando è ancora limitata all'ambito uterino.

Sintomi aggiuntivi, più comuni negli stadi avanzati del tumore all’utero, comprendono:

  • secrezioni vaginali insolite e maleodoranti
  • dolore nella regione pelvica o lombare
  • diminuzione di peso non correlata a regimi dietetici specifici.

In caso di sintomi sospetti è fondamentale richiedere un consulto medico. Identificare il tumore al corpo dell'utero nelle sue fasi iniziali può fare infatti una grande differenza nel trattamento e nella prognosi.

Il processo di diagnosi parte da un'attenta valutazione medica della storia clinica e dei sintomi presentati dalla paziente, seguita da un esame ecografico transvaginale, essenziale per ottenere una visione dettagliata dell'endometrio ed evidenziare eventuali anomalie.

Se l'ecografia suggerisce la presenza di irregolarità, l'isteroscopia diventa il passo successivo: questa procedura, che si avvale dell'uso di una telecamera miniaturizzata inserita nell'utero attraverso la cervice, permette al medico di osservare direttamente l'endometrio ma consente anche di prelevare campioni di tessuto. Questi ultimi verranno poi analizzate al microscopio per confermare o escludere la presenza di cancro.

Qualora si confermi la diagnosi, per stabilire lo stadio della malattia e pianificare l'approccio terapeutico più adatto possono essre condotti esami più approfonditi come:

In alcuni casi selezionati, può risultare utile anche il controllo di marcatori tumorali specifici che possono fornire indicazioni in presenza di malattia avanzata o per certi tipi di tumore endometriale.

Trattamenti per il tumore al corpo dell’utero

Il trattamento per i tumori del corpo dell'utero si basa prevalentemente sull'intervento chirurgico. La procedura di elezione è in genere l’isterectomia, vale a dire la rimozione completa dell'utero (sia il corpo che la cervice), che può essere eseguita per via addominale o per via vaginale.

La strategia chirurgica varia a seconda dello stadio e dell'aggressività del tumore:

  • nei casi meno invasivi in cui sia coinvolto solo l’utero, si opta per una isterectomia totale semplice
  • in presenza di malattia più avanzata, si procede con l'isterectomia radicale che implica l'asportazione degli strati di tessuto circostante l'utero e della parte superiore della vagina sottostante alla cervice.

L'isterectomia è un intervento che determina la perdita della capacità riproduttiva e, se vengono rimosse anche le ovaie, può innescare menopausa precoce.

La scelta di terapie supplementari dipende dallo stadio di progressione del cancro e da fattori di rischio specifici:

  • la radioterapia, ovvero l'uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali: può essere esterna (radioterapia esterna) o interna (brachiterapia)
  • la chemioterapia, necessaria per i casi più aggressivi o avanzati
  • la terapia ormonale può essere considerata in situazioni selezionate.
  • nuovi approcci terapeutici come l'immunoterapia e la terapia a bersaglio molecolare.

Dopo il trattamento iniziale, segue un periodo di follow-up con controlli regolari per monitorare la salute della paziente e prevenire recidive.

Quanto si vive con il tumore all'utero?

La prognosi in caso di un tumore al corpo dell'utero dipende dallo stadio in cui viene diagnosticato il cancro. Nel complesso, circa il 63% delle pazienti riesce a superare la malattia a distanza di cinque anni dal completamento del trattamento.

La prognosi tende a essere più favorevole nei seguenti casi:

  • il tumore dell’endometrio è confinato all'interno dell’utero
  • il cancro viene scoperto quando le pazienti sono più giovani
  • la crescita del tumore è lenta.

Tra le diverse tipologie di tumore dell’utero, i sarcomi hanno generalmente una prognosi meno positiva rispetto ai carcinomi endometriali.

Il tumore al collo dell’utero

Il tumore al collo dell'utero, o cancro alla cervice uterina, nella quasi totalità dei casi è causato dal Papilloma Virus (HPV), un'infezione sessualmente trasmessa che colpisce la maggior parte delle donne a un certo punto della loro vita.

Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2020 ci sono state circa 604.000 nuove diagnosi di tumore al collo dell'utero nel mondo e 341.000 morti a causa di questa malattia. In Italia, rappresenta circa il 3,5% di tutti i tumori femminili e costituisce la quarta causa di morte per cancro nelle donne.

Nonostante ciò, il tumore al collo dell'utero è una malattia evitabile e curabile, soprattutto se diagnosticata in una fase precoce. La prevenzione e la diagnosi sono infatti fondamentali per la riduzione dell'incidenza e per la sopravvivenza delle donne colpite da questa malattia.​

Incidenza e fattori di rischio

Come accennato, il Papilloma Virus (HPV) è la principale causa del tumore al collo dell'utero. Si tratta di un virus a trasmissione sessuale che infetta la pelle e le mucose genitali, e si può manifestare in più di cento forme. Solo alcune di esse, però, sono ad alto rischio per il cancro alla cervice uterina.​

L'HPV è in grado di alterare le cellule del collo dell'utero e causare l'insorgenza di tumori. Tuttavia, nella maggior parte dei casi le infezioni si risolvono spontaneamente senza causare danni. La contrazione dell'HPV è maggiore nei soggetti che hanno rapporti sessuali non protetti o che hanno avuto molti partner sessuali.

Altre condizioni connesse al rischio di sviluppare il tumore al collo dell’utero sono:

  • il fumo di sigaretta
  • l'uso di contraccettivi orali per lunghi periodi
  • la presenza di altre donne in famiglia che hanno avuto questo tipo di cancro
  • un sistema immunitario indebolito
  • obesità
  • infezioni da clamidia.

Come capire se si ha un tumore al collo dell'utero?

Il tumore al collo dell'utero, in fase iniziale, è solito non causare sintomi, motivo per cui la prevenzione e la diagnosi precoce sono fondamentali per aumentare le possibilità di guarigione. Tuttavia, mano a mano che progredisce, possono verificarsi le prime manifestazioni:

È importante notare che questi sintomi non sono specifici del tumore al collo dell'utero e possono essere causati anche da altre condizioni. Se si è affetti da uno qualsiasi di questi sintomi, è importante consultare il medico per una diagnosi accurata. In caso di tumore al collo dell'utero, la diagnosi precoce aumenta significativamente la possibilità di successo del trattamento e di guarigione.

Solo un medico può determinare il giusto percorso diagnostico e terapeutico per il tumore al collo dell'utero avvalendosi anche di ulteriori approfondimenti diagnostici di imaging.

Come prevenire il tumore al collo dell’utero?

Come per molti altri tipi di cancro, la prevenzione è alla base per la riduzione dei fattori di rischio per il cancro alla cervice uterina. 

La vaccinazione è l’intervento principe di prevenzione primaria. Scongiurando le infezioni da HPV, riduce molto significativamente il rischio di sviluppare il tumore al collo dell'utero. È raccomandata per le ragazze e i ragazzi di età compresa tra 9 e 26 anni, ma può essere somministrata anche a pazienti di età superiore. Da studi recenti, infatti, è emerso che i benefici della vaccinazione si riscontrano anche nelle persone adulte che hanno più di 45 anni, e in quelle che sono già venute in contatto con il virus.

La prevenzione secondaria o diagnosi precoce è possibile mediante uno screening periodico che si avvale dei seguenti esami diagnostici:

  • pap test: prevede l'esame delle cellule prelevate dal collo dell'utero tramite un apposito strumento, insieme alla ricerca del DNA dell'HPV. Questo test può rilevare la presenza del virus HPV e identificare eventuali cellule anomale presenti
  • test autonomo dell'HPV: analizza solo il DNA dell'HPV prelevato dal collo dell'utero. Può essere utilizzato come test di screening per il cancro del collo dell'utero, ma non fornisce informazioni sulle eventuali cellule anomale
  • test del genotipo dell'HPV: questo test può identificare il tipo specifico di HPV presente, riconoscendolo tra le centinaia di varianti, più o meno pericolose
  • colposcopia: consiste nell’esame del collo dell'utero con un microscopio chiamato colposcopio. In alcuni casi, può essere associato a una biopsia, ovvero al prelievo di un campione di tessuto dal collo dell'utero, che sarà analizzato al microscopio per confermare la presenza di cellule anomale.

Esistono diversi tipi di test per rilevare l'HPV, a seconda della situazione individuale di ogni paziente.

A fini preventivi, è altrettanto importante osservare norme comportamentali integrative quali:

​Trattamenti per il tumore al collo dell'utero

Il trattamento del tumore al collo dell'utero dipende dallo stadio della malattia e dalle condizioni della paziente, oltre che dalla sua età e dalle sue specifiche esigenze.

I trattamenti disponibili possono includere:

  • chirurgia: la tipologia di intervento chirurgico dipende dalla posizione e dall'estensione del tumore. Negli stadi precoci della malattia, è possibile ricorrere a tecniche meno invasive come la chirurgia laser e la criochirurgia per bruciare le cellule alterate. Quando il tumore è più diffuso, può invece essere necessario rimuovere l'intero utero tramite isterectomia 
  • radioterapia: come nel caso dei tumori al corpo dell’utero, può essere effettuata internamente o esternamente. Entrambe le modalità di somministrazione della terapia non compromettono l’integrità dell’apparato riproduttivo 
  • chemioterapia: può essere utilizzata in combinazione con la radioterapia
  • terapie biologiche come l’immunoterapia: attualmente in fase studio, è considerata un’alternativa terapeutica promettente, capace di stimolare il sistema immunitario della paziente a combattere le cellule tumorali.

Anche in questo caso, una volta terminato il trattamento, è importante seguire programmi di follow-up regolari per monitorare la malattia e prevenire eventuali recidive.

Prognosi del tumore al collo dell’utero

In Italia, la percentuale di donne che superano i cinque anni dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore al collo dell'utero si attesta intorno al 68%, secondo i dati rilevati dall'ISTAT nel 2017.

Nei prossimi anni è atteso un miglioramento di queste stime, sulla base della crescente efficacia degli strumenti di prevenzione, diagnosi e trattamento attualmente in uso per combattere questo tipo di tumore.

Un chiaro segnale di fiducia in questo senso è arrivato, nel novembre 2020, con il lancio da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) di una strategia globale volta a eliminare il tumore cervicale come problema di salute pubblica nei prossimi decenni.