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Allergia alla muffa. Sintomi, cosa fare

A cura di
Michele
Centrone

L’allergia alla muffa deriva dall’esposizione alle spore di muffa. Può essere gestita con antistaminici e corticosteroidi nasali.

Che cos’è l’allergia alla muffa?

L’allergia alla muffa rappresenta una reazione immunitaria del corpo all’inalazione di spore fungine, che può variare in intensità da lieve a severa a seconda dell’individuo e del livello di esposizione.

Le muffe o micofiti fanno parte di un eterogeneo gruppo di organismi che si riproducono per mezzo di spore, strutture microscopiche costituite da un’unica cellula, non visibili ad occhio nudo. A seconda della tipologia, le muffe possono trovarsi sia all’aperto sia in ambienti chiusi.

Negli ambienti chiusi sono presenti tutto l’anno, prevalentemente in ambienti umidi, caldi e scarsamente aerati, quali cantine umide o pareti posteriori degli armadi mentre all’esterno crescono soprattutto nel materiale in decomposizione, come foglie e frutta nel terreno.

Sorgenti di attecchimento e proliferazione fungina possono anche essere gli alimenti, i sistemi inquinati di condizionamento e di umidificazione dell’aria, i manufatti di gomma o di materiali sintetici. I micofiti di maggior interesse allergologico appartengono al genere Cladosporium, Alternaria, Aspergillus.

Quali muffe possono determinare allergia?

I tre tipi di muffe che maggiormente sono responsabili di reazioni allergiche, in Italia, sono:

  • alternaria, la muffa che in assoluto determina più sensibilizzazione allergica. Si trova nell’aria per tutta la durata dell’anno, con maggiore concentrazione sul finire della primavera, durante l’estate e nei mesi di settembre e ottobre. Sono più interessati i bambini e gli adolescenti. Spore di alternaria si ritrovano di fatto dappertutto, su frutta e piante, su foglie a terra, sulla stoffa che rimane in ambienti umidi. Macchie di alternaria si possono trovare attorno al lavandino o nelle pareti del box doccia
  • aspergillus, le cui spore sono presenti su tessuti, terreno e vegetazione. Tra autunno e inverno si hanno le concentrazioni più importanti e, va specificato, determinano sensibilizzazione e allergie con minore frequenza
  • cladosporium, che ha massima concentrazione tra la fine della primavera e l’estate. Nonostante la sua massiccia concentrazione, in Italia si ha rara sensibilizzazione.

Si segnalano anche Penicillium, Stemphilium, Helmintosporium, Mucor.

Fattori di rischio nell’allergia alle muffe

Devono essere tenuti in considerazione anche alcuni fattori di rischio per lo sviluppo di allergie alla muffa. Si pensi ad una predisposizione familiare tanto alle allergie che all’asma bronchiale. Alcune attività lavorative determinano maggiore esposizione ai potenziali allergeni, attività che avvicinano al fieno, ad esempio, o la coltivazione di funghi o, ancora, la cura dei formaggi durante la stagionatura.

Nei luoghi domestici, e negli ambienti chiusi, un tasso di umidità maggiore del 50% e una bassa ventilazione sono fattori che predispongono a crescita e proliferazione delle muffe.

Quali sono i sintomi provocati dalla muffa?

L’allergia alla muffa si può manifestare attraverso un’ampia gamma di sintomi che interessano principalmente il sistema respiratorio, ma possono estendersi anche ad altre aree del corpo, complicando così la diagnosi e la gestione della malattia.

I sintomi rinitici sono caratterizzati da starnuti ripetuti, congestione nasale, sensazione di prurito che può colpire naso, gola e palato. La congiuntivite allergica, caratterizzata da occhi arrossati, prurito e lacrimazione, è un altro segno comune che si manifesta in molti soggetti esposti alle spore di muffa. 

Nei casi più gravi, l’esposizione prolungata alla muffa, può provocare l’insorgenza di asma bronchiale. Questo si traduce in difficoltà respiratorie, tosse, fischi respiratori e una sensazione di oppressione toracica che può influire notevolmente sulla qualità della vita del paziente. 

Aspergillosi broncopolmonare allergica

Può essere segnalata l’aspergillosi broncopolmonare allergica, un tipo di reazione allergica polmonare dovuta al fungo aspergillus fumigatus. Colpisce solitamente i pazienti asmatici o con diagnosi di fibrosi cistica.

I sintomi che la caratterizzano sono respiro sibilante e tosse, insieme a febbre e anche emottisi, ovvero tracce di sangue che fuoriescono con un colpo di tosse. L’aspergillosi può essere considerata una complicanza severa dovuta ad una allergia da muffa, così come la polmonite da ipersensibilità e la sinusite allergica.

Come capire se si è inalata muffa?

L’inalazione della muffa, in soggetti allergici, comporta una rapida comparsa dei sintomi; per tale motivo i pazienti esposti a micofiti o con un contatto diretto con essi evidenziano nel giro di pochi minuti l’insorgenza di starnuti, prurito o tosse.

La sintomatologia difatto poi si ripresenta ogni qualvolta si è esposti all’ambiente contaminato. Per questa ragione, è necessario ridurre per quanto possibile l’esposizione alle muffe tanto negli ambienti aperti quanto negli ambienti chiusi, a partire dalla propria abitazione.

È opportuno poi dormire a finestre chiuse, perché la notte c’è di solito una maggiore concentrazione di spore. Tutte le fonti di umidità dovrebbero quindi essere eliminate, anche utilizzando un deumidificatore, se necessario.

Che analisi sono previste?

Una corretta diagnosi prevede, in sede di vista allergologica, un’attenta raccolta della storia clinica con particolare attenzione alla descrizione degli ambienti in cui si vive e degli ambienti che si frequentano, tipo palestre o piscine.

L'esecuzione di test allergometrici cutanei come i prick test e di esami di laboratorio come il dosaggio delle IgE specifiche, disponibili per i principali micofiti di interesse allergologico, confermerà il sospetto diagnostico

In che modo si interviene?

Gli interventi preventivi in grado di evitare l’esposizione alle muffe sono relativi innanzitutto a misure igieniche ambientali, come accenato. Ventilare il più possibile gli ambienti chiusi, pulire e disinfettare gli impianti di climatizzazione è fondamentale così come è necessario eliminare la carta da parati dalle pareti, le piante dagli interni e non conservare alimenti ammuffiti.

Una corretta gestione dei sintomi respiratori (rinite, congiuntivite, asma) si basa sull’utilizzo di antistaminici, cortisonici topici, colliri o farmaci inalatori in grado di alleviare e contenere i disturbi.  

L’immunoterapia specifica o vaccino, che può essere prescritta dallo specialista allergologo, interviene sulle cause dell’allergia alle muffe. Può portare a una regressione duratura delle manifestazioni allergiche e migliorare in modo durevole la qualità della vita.