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La disbiosi intestinale: cause, sintomi e trattamenti

A cura di
Cristina
Ogliari

La disbiosi intestinale è uno squilibrio della flora batterica intestinale che può causare diversi disturbi, dal gonfiore alla stitichezza. Scopri come identificare i sintomi, le cause e come ripristinare il benessere del tuo intestino

Cos'è la disbiosi intestinale?

Il termine disbiosi intestinale indica un'alterazione dell'equilibrio tra i microrganismi che popolano il nostro intestino, noti collettivamente come microbiota intestinale. Questa comunità di batteri, virus, funghi e altri microrganismi svolge un ruolo essenziale nella digestione, nell’assorbimento dei nutrienti, nella regolazione dell’attività motoria del tratto gastroenterico e nella regolazione del sistema immunitario.

In condizioni normali, il microbiota si mantiene in un equilibrio dinamico, contribuendo alla salute dell’apparato digerente e dell’intero organismo. Quando questo equilibrio si altera, a causa di fattori interni o esterni, si verificano conseguenze negative sulla funzionalità intestinale. 

Cause della disbiosi intestinale

L’equilibrio del microbiota intestinale è influenzato da molteplici fattori, sia interni che esterni.
Tra le cause principali della disbiosi intestinale, troviamo:

  • Alimentazione scorretta: Una dieta povera di fibre e ricca di zuccheri, grassi saturi e conservanti favorisce i batteri dannosi. Il consumo eccessivo di cibi ultra-processati e la carenza di alimenti fermentati, come yogurt e kefir.
  • Lo stress psicofisico ha un impatto diretto sulla salute intestinale attraverso l’asse intestino-cervello. Ansia e stress cronico possono influenzare la motilità intestinale e modificare la composizione del microbiota.
  • Patologie come il diabete, le malattie autoimmuni e le infezioni intestinali possono alterare la composizione del microbiota, predisponendo allo sviluppo della disbiosi.
  • Uso eccessivo di farmaci: l’assunzione prolungata di antibiotici, farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e inibitori di pompa protonica (IPP), ma anche probiotici (fermenti lattici) assunti senza una specifica indicazione, può ridurre la biodiversità batterica e alterare la funzione intestinale.

Quali sono i sintomi di una disbiosi intestinale?

I sintomi più comuni della disbiosi intestinale coinvolgono l’apparato digerente e includono:

  • Dolori e crampi addominali, spesso associati a gonfiore e tensione nella zona intestinale.
  • Alterazioni della regolarità intestinale, con episodi di diarrea alternati a stipsi o feci non formate.
  • Meteorismo e flatulenza, causati dalla fermentazione eccessiva di alcuni batteri intestinali.

Questo disturbo può però manifestarsi anche con sintomi extraintestinali. Un microbiota squilibrato può compromettere l'assorbimento di nutrienti essenziali, portando a stanchezza cronica, debolezza muscolare e carenze vitaminiche, in particolare di vitamine del gruppo B e vitamina D.

Alcune condizioni cutanee, come la dermatite atopica o la psoriasi, possono essere correlate a un microbiota intestinale alterato. Anche l’apparato urinario e genitale può risentirne, con un aumento del rischio di candidosi e infezioni urinarie ricorrenti.

Anche l’obesità è strettamente correlata ad un alterato microbiota. 

Come avviene la diagnosi e quali esami fare?

Diagnosticare la disbiosi intestinale non è semplice. Non esistono infatti test universali che diano una diagnosi precisa perchè il microbiota è diverso per ognuno di noi e troppe sono le variabili che possono modificarlo anche in poche ore. 

Uno dei test più utilizzati è l’analisi del microbiota fecale, che rileva squilibri nella flora batterica intestinale. E’ un test che in alcuni laboratori è altamente affidabile perchè si basa sull’analisi genetica dei batteri coinvolti e pertanto può dare informazioni precise sia sulle popolazioni di batteri presenti che sui loro prodotti e sulle conseguenze cliniche che possono indurre.
Tuttavia, è importante considerare che questo test rappresenta un'istantanea di un momento preciso e di un individuo specifico, il che può limitarne l'utilizzo, ad esempio, in caso di terapia cronica o in presenza di molteplici fattori confondenti che potrebbero influenzarne i risultati nel breve periodo, come viaggi frequenti all'estero.

Un altro test comune è il breath test al lattulosio o al glucosio, utilizzato per individuare un’eccessiva proliferazione batterica nell’intestino tenue, nota come SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth). Questo test misura la quantità di idrogeno e metano prodotta dai batteri intestinali durante la digestione di determinati zuccheri.

In alcuni casi, il medico può prescrivere esami del sangue per valutare eventuali carenze nutrizionali o uno stato infiammatorio cronico, o esami delle feci per valutare l’eventuale presenza di infiammazione o infezione intestinali.

Cura per la disbiosi intestinale

Il trattamento della disbiosi intestinale mira a riequilibrare il microbiota, ridurre l’infiammazione e migliorare la funzionalità intestinale. Il primo passo è spesso un cambiamento nello stile di vita e nell’alimentazione, combinato, quando necessario, con l’integrazione di probiotici e prebiotici come i Lactobacillus e i Bifidobacterium,  o miceti come il Saccharomyces, che aiutano a ristabilire la flora intestinale.

Alcuni pazienti beneficiano di terapie nutrizionali personalizzate. La dieta low FODMAP, ad esempio, limita per un breve periodo il consumo di carboidrati fermentabili difficili da digerire, spesso responsabili di gonfiore e disturbi intestinali ristabilendo un equilibrio del microbiota.

Poiché l’asse intestino-cervello gioca un ruolo cruciale nella salute del microbiota, cercare di ridurre lo stress attraverso pratiche come meditazione e yoga, può contribuire a migliorare la sintomatologia legata alla disbiosi.

In alcuni casi il medico può prescrivere antibiotici selettivi, come la rifaximina, perché assunta ad alte dosi per un periodo relativamente lungo, riequilibra la proliferazione batterica e rinforza il sistema immunitario intestinale.

Quali cibi evitare per la disbiosi intestinale?

Una dieta equilibrata è fondamentale per ripristinare la salute del microbiota intestinale. Per favorire il riequilibrio, è consigliabile adottare un'alimentazione ricca di cibi freschi e naturali, privilegiando frutta, verdura, cereali integrali e proteine di alta qualità.

È importante, invece, prestare attenzione agli alimenti che possono provocare l'infiammazione e favorire la proliferazione di batteri dannosi. Tra i principali cibi da evitare, ci sono:

  • Zuccheri raffinati e dolcificanti artificiali, come l’aspartame e il sucralosio
  • Cibi ultra-processati, tra cui snack industriali, salse pronte e fast food, che contengono additivi, conservanti e grassi idrogenati che possono danneggiare la barriera intestinale
  • Alcol e bevande gassate: l’alcol irrita la mucosa intestinale, mentre le bibite gassate zuccherate contribuiscono al gonfiore e alla fermentazione batterica anomala.
  • Latticini ad alta concentrazione di lattosio: in persone con disbiosi, il lattosio può risultare difficile da digerire. Meglio alternare con latticini fermentati, come yogurt o kefir
  • Legumi (in eccesso): fagioli, lenticchie, cavolfiori e broccoli contengono carboidrati fermentabili che, se consumati in quantità elevate, possono aggravare il meteorismo.

La disbiosi intestinale può portare a complicazioni?

Se trascurata, questa condizione può avere conseguenze rilevanti sulla salute generale. Un microbiota alterato non solo compromette l’efficienza del sistema digestivo, ma può influenzare anche il sistema immunitario e il metabolismo.

Uno dei principali rischi della disbiosi è l’aumento della permeabilità intestinale, che indebolisce la barriera intestinale e consente a tossine, batteri e vari allergeni di entrare nel flusso sanguigno e linfatico. 
L’aumento della permeabilità intestinale favorisce il malassorbimento di nutrienti, l’esposizione ad allergeni con lo sviluppo di allergie e un’attivazione non controllata del sistema immunitario, possibile cause di malattie autoimmuni e neurologiche. 

La disbiosi intestinale è stata inoltre associata ad alcune condizioni croniche, tra cui:

Per prevenire queste complicazioni, come indicato, è essenziale intervenire tempestivamente, ristabilendo l'equilibrio del microbiota con una dieta adeguata, la gestione dello stress e, se necessario, l'assunzione mirata di probiotici e prebiotici, sempre sotto consiglio medico.