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Risonanza magnetica caviglia

A cura di
Simone
Bianchi

La risonanza magnetica alla caviglia è un esame diagnostico che permette di individuare lesioni ai tessuti molli dell'articolazione, che non vengnono rivelati da ecografia e radiografia.

Cos’è la risonanza magnetica alla caviglia 

La risonanza magnetica è un esame diagnostico che appartiene alla cosiddetta diagnostica per immagini, come radiografia, tomografia assiale computerizzata (TAC), ed ecografia

Utilizza campi magnetici e consente di ottenere immagini dettagliate della parte del corpo da analizzare. 

Viene solitamente prescritta dal medico in sede di esame obiettivo, quando le cause del problema manifestato dal paziente non siano immediatamente evidenti, o quando altri esami diagnostici non siano sufficienti a dare un responso. 

Cosa si vede con la risonanza magnetica alla caviglia?

Le fratture ossee possono essere solitamente individuate con una radiografia. Tuttavia lesioni a carico di altre strutture e componenti dell’articolazione della caviglia non vengono evidenziate con questo sistema diagnostico. 

Nei casi in cui la frattura sia stata esclusa, ma permangano sintomi quali:

  • gonfiore e arrossamento evidenti nell’area
  • dolore
  • impossibilità di movimento dell’articolazione
  • difficoltà deambulatorie, di equilibrio o di appoggio.

Il medico può prescrivere ulteriori accertamenti tramite RM, che serviranno per individuare problemi ai cosiddetti tessuti molli, cioè ai tendini, ai muscoli o ai legamenti dell’articolazione, come:

La risonanza magnetica è utile anche nella diagnosi di patologie di carattere oncologico a carico di tutte le strutture della parte che viene esaminata, quindi anche delle ossa. 

Come funziona la risonanza magnetica alla caviglia? 

La risonanza magnetica è un esame totalmente non invasivo. Il paziente viene fatto sdraiare su un lettino apposito, dove dovrà rimanere per circa una trentina di minuti.

La caviglia viene avvolta da una struttura che serve a captare le onde elettromagnetiche, che verranno poi elaborate in immagini tridimensionali, a loro volta salvate su un file a disposizione del medico e del paziente. 

Come ci si prepara all’esame? 

Non è necessaria alcuna preparazione specifica, se non quella di non avere alcun oggetto di metallo addosso al momento dell’esame. 

Viene solitamente consigliato di essere a digiuno da qualche ora, mentre non vanno di norma interrotte eventuali cure farmacologiche. 

L’esame è comunque effettuabile solo dietro prescrizione medica e con la presentazione di tutti i documenti richiesti dalla struttura presso la quale verrà effettuato. 

Quali sono le controindicazioni? 

Non esistono controindicazioni specifiche dell’esame in sé. Tuttavia ci sono delle circostanze in cui l’esame non può essere effettuato, in particolare: 

  • pazienti che presentino protesi quali viti o placche metalliche
  • pazienti con pacemaker 
  • pazienti in stato di gravidanza accertata o presunta (entro i primi tre mesi, ma anche dopo solo con approvazione del medico)
  • pazienti con una conclamata claustrofobia (anche se in questi casi, se necessario, si può optare per una sedazione)

In alcuni casi per avere immagini più precise può essere necessario l’utilizzo di un mezzo di contrasto. 

I pazienti che presentino allergia a detto mezzo di contrasto potrebbero manifestare qualche fastidio a seguito dell’esame, la cui gravità dipenderà dalla gravità dell’allergia stessa.