Il trapianto di fegato offre una seconda possibilità di vita a chi soffre di malattie epatiche gravi. Scopri come funziona questa procedura, quali sono i benefici e come affrontare il post-operatorio.
Quando serve il trapianto di fegato?
Il trapianto di fegato è una procedura indicata per pazienti con complicazioni gravi dovute ad alcune patologie croniche o tumorali del fegato.
La patologia che più comunemente porta a trapianto è la cirrosi epatica avanzata, una malattia progressiva che porta alla fibrosi e alla disfunzione epatica, le cui cause principali sono l’epatite cronica virale (soprattutto l’epatite B e C in aree ad alta prevalenza), l’abuso prolungato di alcol e la steatosi epatica non alcolica (NAFLD), che sta emergendo come causa significativa a causa dell’aumento delle malattie metaboliche come obesità e diabete.
Un’altra causa di trapianto è l’epatocarcinoma, un tipo di cancro del fegato che può svilupparsi in seguito a una cirrosi avanzata o, meno frequentemente, in fegati non cirrotici. Il trapianto di fegato in questo caso può essere curativo se il tumore è rilevato in uno stadio precoce e risponde ai criteri di selezione per il trapianto.
Altre principali condizioni che possono richiedere un trapianto includono:
- Colangite sclerosante primitiva, una malattia infiammatoria cronica che danneggia progressivamente i dotti biliari, portando a grave compromissione epatica.
- Atresia biliare, particolarmente rilevante nei bambini, dove i dotti biliari sono danneggiati o mancanti, bloccando il flusso della bile e causando danni epatici irreversibili.
- Tumori epatici come l’epatocarcinoma non avanzato, che possono essere trattati efficacemente con il trapianto se rientrano nei criteri di selezione stabiliti per dimensione e numero di lesioni.
- Malattie autoimmuni che colpiscono il fegato, come l’epatite autoimmune, che possono portare a cirrosi e insufficienza epatica nonostante il trattamento medico.
Queste condizioni rappresentano le principali indicazioni per un trapianto di fegato, processo che richiede una valutazione accurata per determinare l’idoneità del paziente e la disponibilità di un organo compatibile.
Funzioni del fegato
Il fegato è uno degli organi più importanti del corpo umano, noto per le sue molteplici funzioni.
Situato nella parte superiore destra dell’addome, questo organo ha il compito di filtrare il sangue, eliminando tossine e sostanze di scarto. Inoltre, produce la bile, una sostanza necessaria per digerire i grassi, e immagazzina energia sotto forma di glicogeno, una riserva utilizzabile quando i livelli di zucchero nel sangue diminuiscono.
Tra le altre funzioni fondamentali, il fegato è responsabile della sintesi delle proteine plasmatiche, tra cui l’albumina, che aiuta a mantenere l’equilibrio dei fluidi nel corpo. È anche coinvolto nella regolazione della coagulazione del sangue attraverso la produzione di fattori coagulanti.
Il fegato ha inoltre la capacità unica di rigenerarsi: anche se una parte dell’organo viene danneggiata o asportata, può tornare alle sue dimensioni originali in tempi relativamente brevi, rendendolo ideale per i trapianti parziali da donatori viventi.
Tuttavia, in caso di insufficienza epatica, tutte queste funzioni vengono compromesse, causando una serie di problemi sistemici e relativi sintomi, tra cui ittero, ascite ed emorragie. Quando questi segni diventano irreversibili o non rispondono ai trattamenti medici, il trapianto di fegato diventa l’unica soluzione possibile.
Come funziona la procedura per il trapianto?
Il trapianto di fegato rappresenta un intervento chirurgico di elevata complessità, che necessita di una meticolosa pianificazione preoperatoria.
Questa procedura può avvalersi di organi prelevati da donatori deceduti, in stato di morte cerebrale, o da donatori viventi, i quali possono donare una porzione del loro fegato. È fondamentale che il donatore sia in buona salute e compatibile immunologicamente con il ricevente.
Il primo passaggio è l’attenta valutazione dell’organo da trapiantare, procedura che viene chiamata prelievo d’organo da donatore. Una volta stabilita la trapiantabilità dell’organo donato, l’intervento sul ricevente inizia con l’asportazione del fegato compromesso del paziente attraverso una incisione sull’addome superiore.
Successivamente, il fegato donato viene impiantato e connesso ai principali vasi sanguigni, quali l’arteria epatica, la vena porta e le vene sovraepatiche, oltre che ai dotti biliari del ricevente. Questa fase dell’operazione richiede un’estrema precisione chirurgica per assicurare la corretta rivascolarizzazione e il funzionamento biliare.
Generalmente, la durata del trapianto varia tra le 4 e le 5 ore, tuttavia il tempo può estendersi a seconda della comparsa di eventuali complicanze intraoperatorie o delle specifiche condizioni anatomiche del paziente.
Quanto dura la degenza?
La fase post-operatoria del trapianto di fegato è cruciale per il successo a lungo termine dell’intervento. Per prevenire il rigetto dell’organo trapiantato, subito dopo il trapianto vengono somministrati farmaci immunosoppressori.
Terminata l’operazione, il paziente viene trasferito in un ambiente idoneo per un monitoraggio costante: in questa fase i medici controllano parametri vitali, funzione epatica, e segnali di rigetto. La degenza dura solitamente da 7 a 15 giorni, ma non è mai prevedibile a priori a causa delle frequenti complicanze.
La terapia immunosoppressiva deve essere seguita durante la convalescenza e per tutta la vita, con dosaggi che possono essere progressivamente ridotti nel tempo.
Nel corso dei mesi o anni a seguire, sono necessari controlli regolari, inclusi esami del sangue per monitorare la funzionalità epatica, il dosaggio dei farmaci e i loro potenziali effetti collaterali.
Il ritorno a una vita normale richiede tempo: nella maggior parte dei casi, i pazienti possono riprendere gradualmente le attività quotidiane nel giro di 3-6 mesi. Tuttavia, per garantire il successo del trapianto e godere di una buona qualità di vita, è essenziale adottare abitudini sane. Questo significa:
L'attività fisica va ripresa con cautela, preferendo inizialmente esercizi leggeri e aumentando gradualmente lo sforzo.
Chi ha diritto al trapianto di fegato?
L’accesso al trapianto di fegato è regolamentato da un processo di selezione estremamente rigoroso, gestito da team multidisciplinari di specialisti. Non tutti i pazienti con malattie epatiche sono candidati idonei per un trapianto immediato. La valutazione dell’idoneità si basa su criteri specifici e oggettivi, che includono:
- Gravità della malattia epatica: viene valutata per determinare l’urgenza del trapianto e le probabilità di successo dell’intervento.
- Compatibilità del fegato donato: essenziale per minimizzare i rischi di rigetto.
- Probabilità di sopravvivenza con e senza trapianto: per stabilire se il trapianto rappresenta l’unica possibilità di sopravvivenza o se esistono alternative terapeutiche valide.
- Condizioni generali di salute del paziente: includono valutazioni complessive del benessere fisico e psicologico, nonché la presenza di comorbilità che potrebbero influenzare l’esito del trapianto.
Per determinare la priorità nella lista dei trapianti, si utilizza il punteggio MELD (Model for End-Stage Liver Disease), un sistema che incorpora parametri biochimici del sangue come la creatinina, la bilirubina e l’INR (International Normalized Ratio), indicatori della funzionalità epatica e renale. Un punteggio MELD più elevato indica una maggiore urgenza e una malattia epatica più avanzata, posizionando il paziente più in alto nella lista d’attesa.
La lista d’attesa per un trapianto di fegato può essere lunga a causa della limitata disponibilità di organi idonei, particolarmente quelli provenienti da donatori deceduti. I tempi di attesa variano notevolmente in base alla regione geografica e alla compatibilità tra donatore e ricevente.
In situazioni di urgenza vitale, come nell’insufficienza epatica acuta o nei casi di tumori epatici in stadio iniziale che soddisfano criteri specifici, il trapianto può essere eseguito con maggiore celerità. Al contrario, i pazienti con condizioni meno gravi possono trovarsi in attesa per periodi prolungati, spesso necessitando di terapie di supporto mentre attendono un organo compatibile.
Quali sono i rischi di un trapianto di fegato?
Uno dei principali pericoli è il rigetto dell’organo trapiantato, che si verifica quando il sistema immunitario del ricevente riconosce il nuovo fegato come estraneo e lo attacca. Questo rischio è mitigato dall’uso di farmaci immunosoppressori, che però aumentano la vulnerabilità del paziente a infezioni batteriche, virali o fungine.
Altri rischi immediati includono:
- sanguinamenti intraoperatori
- trombosi dei vasi epatici
- complicanze biliari
- infezioni sistemiche
- insufficienza del fegato trapiantato (il che rende necessario un ulteriore intervento).
Nel lungo termine, alcuni pazienti possono affrontare problemi renali dovuti agli effetti collaterali dei farmaci immunosoppressori, oltre a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, favorito da fattori come l’ipertensione e l’elevato livello di colesterolo, spesso associati alla terapia.
Quanto si può vivere con un trapianto di fegato?
La sopravvivenza dopo un trapianto di fegato è migliorata notevolmente negli ultimi decenni. Attualmente, nonostante la complessità della procedura, i tassi di sopravvivenza sono incoraggianti: oltre il 90% dei pazienti sopravvive il primo anno e circa il 75% vive ancora dopo cinque anni, con alcune variazioni in base a fattori specifici come l’età del paziente, la causa del trapianto e la presenza di altre condizioni mediche.
Alcuni pazienti riescono a vivere per decenni dopo l’intervento, conducendo una vita quasi normale, lavorando e svolgendo attività quotidiane senza particolari limitazioni.
In generale, con un approccio multidisciplinare e un attento follow-up, molti pazienti riescono a superare le aspettative iniziali di sopravvivenza, dimostrando che il trapianto di fegato rappresenta una delle soluzioni terapeutiche più efficaci per le patologie epatiche gravi.