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Il tumore alla prostata. Le cause, i sintomi e la terapia

A cura di
Mauro
Seveso

Il tumore alla prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile. Scopriamo quali sono i fattori di rischio, i sintomi, la terapia e la speranza di vita.

Cos’è il tumore alla prostata?

Il tumore alla prostata corrisponde ad una crescita anomala e incontrollata delle cellule della ghiandola prostatica, un organo situato sotto la vescica e responsabile della produzione del liquido seminale, che al momento dell’orgasmo viene immesso nell’uretra cella donna unitamente agli spermatozoi prodotti dai testicoli.

Il decorso in molte circostanze è lento ed è possibile che la patologia sia del tutto asintomatica per anni. Ma può altrettanto darsi che si evolva aggressivamente, determinando metastasi.

Tipologie di tumori prostatici

Le tipologie di tumore alla prostata derivano dalle diverse cellule presenti nella ghiandola prostatica. La forma più comune è l’adenocarcinoma, che rappresenta la quasi totalità di questo tipo di tumori e ha origine dalle cellule della ghiandola prostatica. Questo tipo di tumore si sviluppa lentamente, ma in alcuni casi può essere più aggressivo e diffondersi rapidamente.

Oltre all’adenocarcinoma, esistono forme più rare di tumore alla prostata, tra cui i sarcomi, i carcinomi a piccole cellule e i carcinomi a cellule di transizione. I sarcomi derivano dai tessuti connettivi e sono particolarmente rari, mentre i carcinomi a piccole cellule sono molto aggressivi e spesso diagnosticati in stadi avanzati. I carcinomi a cellule di transizione, invece, hanno origine nelle cellule che rivestono l’uretra e possono comportarsi in modo simile ai tumori della vescica.

Quali sono i primi sintomi di un tumore alla prostata?

Inizialmente il tumore alla prostata è asintomatico: la manifestazione e progressione dei sintomi deriva dall’ingrandimento della massa tumorale. Con la progressione della malattia possono infatti manifestarsi disturbi urinari, tra cui difficoltà a urinare, flusso urinario debole o intermittente e aumento della frequenza minzionale soprattutto di notte (nicturia). Alcuni pazienti possono avvertire una sensazione di incompleto svuotamento della vescica e, in alcuni casi, presenza di sangue nelle urine (ematuria) o di sangue nello sperma.

Va specificato come parte di questi sintomi possa essere ricondotta ad altre patologie, quali l’iperplasia prostatica benigna o la prostatite.

Quanto ci mette un tumore alla prostata ad andare in metastasi?

​Il tempo necessario affinché un tumore alla prostata sviluppi metastasi varia significativamente in base a diversi fattori, tra cui l’aggressività del tumore e le caratteristiche individuali del paziente. La maggior parte dei tumori prostatici cresce lentamente e rimane confinata alla ghiandola per molti anni, con un tasso di sopravvivenza a 5 anni superiore al 95%.

Quando si sospetta un tumore alla prostata?

Si possono avere sospetti con il riscontro di valori di PSA (antigene prostatico specifico) nel sangue superiori alla norma, o per il riscontro di una prostata dalle caratteristiche alterate all’esplorazione rettale.

Quando il tumore alla prostata è maligno?

Quando il tumore è in uno stadio avanzato, con l’aumento di dimensioni del tumore o con l’elevata probabilità di sviluppare metastasi, il paziente presenta alcuni dei sintomi indicati. Nel dettaglio: mitto difficoltoso e sangue nelle urine o nello sperma. Si segnalano anche dolori scheletrici.

Dove fa le metastasi il tumore alla prostata?

Nei casi di metastasi, ad essere interessati sono linfonodi e ossa. Non è da escludere la possibilità che si diffonda all’addome, all’intestino e al retto. In casi estremamente rari, può colpire fegato e polmoni.

Quali sono le cause e i fattori di rischio?

La ricerca attualmente non ha ancora permesso di intercettare le cause del tumore alla prostata. Possono essere comunque indicati alcuni fattori di rischio:

  • età, poiché 2 tumori su 3 vengono diagnosticati dopo i 65 anni, ma gli ultimi anni hanno registrato un sensibile aumento di diagnosi nei 40 anni e dopo i 50 anni
  • familiarità. Gli uomini con parenti affetti da cancro della prostata hanno un rischio doppio di ammalarsi
  • stile di vita. Obesità, vita sedentaria e dieta ricca di grassi possono favorire lo sviluppo e la crescita del tumore.

Geni mutati, come BRCA1 o BRCA2, sono ulteriori fattori di rischio, così come la Sindrome di Lynch. Assumere alimenti con grandi quantità di folati può essere d’aiuto, dal punto di vista preventivo.

Come si svolge la diagnosi?

La diagnosi di tumore alla prostata si basa su pochi ma decisivi esami:

  • esplorazione rettale
  • dosaggio del PSA.

In caso di sospetto, sarà determinante l’esecuzione successiva di una biopsia prostatica. Ci sono altri esami che possono essere utilizzati in determinati e selezionati casi per migliorare l’accuratezza diagnostica. Si tratta di:

Va incluso anche il prelievo ematico che può far riscontrare la presenza nelle urine di alcuni marcatori di ultima generazione quali il -2proPSA e il PCA3.

Opzioni terapeutiche per il tumore alla prostata

La scelta terapeutica si basa sul grado di malignità del tumore, sulla dimensione, sulla presenza di metastasi, valutando inoltre l’età del paziente e la sua situazione clinica generale:

  • sorveglianza attiva. In caso di tumori a basso grado di malignità, uomini di età avanzata o con importanti comorbidità, è possibile adottare un atteggiamento conservativo monitorando nel tempo l’evoluzione del quadro clinico e decidendo per un trattamento attivo solo in caso di progressione della malattia
  • intervento chirurgico, che consiste nell'asportazione della prostata (prostatectomia radicale) e dei linfonodi della regione prostatica. Viene considerata a oggi la terapia migliore per ottenere, in caso di assenza di metastasi, la guarigione completa.

Con l’affinamento delle tecniche e l’opportunità di utilizzo di nuovi e sofisticati strumenti quali il robot, si caratterizza per una sempre maggiore efficacia terapeutica e mini-invasività con una riduzione delle complicanze post operatorie.

Quando ci si deve operare di tumore alla prostata?

La decisione di sottoporre un paziente a intervento chirurgico per il tumore alla prostata dipende da diversi fattori. La prostatectomia radicale, che prevede la rimozione completa della ghiandola prostatica e dei linfonodi vicini, è spesso consigliata quando il tumore è confinato alla prostata e non si è diffuso ad altre parti del corpo.

L’età del paziente e il suo stato di salute generale sono determinanti nella scelta dell’intervento. Pazienti più giovani e in buone condizioni fisiche possono trarre maggiori benefici dalla chirurgia, mentre per individui anziani o con comorbidità significative i rischi associati all’intervento potrebbero superare i vantaggi. Anche il grado di aggressività del tumore influisce sulla decisione chirurgica.

Sopravvivenza

​Il tumore alla prostata è una delle principali cause di mortalità maschile a livello globale. Nel 2020, si sono registrati circa 375.000 decessi per questa neoplasia nel mondo. In Italia, ogni anno, il tumore della prostata colpisce circa 40.000 uomini e provoca circa 7.000 decessi. Negli ultimi anni è stata osservata una diminuzione della mortalità.

Infatti la sopravvivenza, in seguito ad una diagnosi di tumore alla prostata, può essere particolarmente lunga. Sempre in Italia la sopravvivenza media, dopo 5 anni rispetto alla diagnosi, è del 91%. Sono dati estremamente positivi, perché indicano che oltre 9 pazienti su 10 sono vivi quando sono passati 5 anni dalla diagnosi iniziale.

Il numero medio di anni che un paziente si ritrova a vivere, dopo la diagnosi, è molto simile a quello di una persona che non ha avuto una diagnosi di questo tipo. Va specificato come la prognosi sia legata alla stadiazione del tumore e al suo grado istologico. È in un simile contesto che i controlli di routine assumono un ruolo rilevante. L'importanza della prevenzione non va mai sottovalutata, perché permette di avere sempre una diagnosi precoce ed efficace.