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La cardiopatia ischemica

A cura di
Bruno
Andreuzzi

La cardiopatia ischemica è una condizione cardiaca in cui le coronarie si restringono progressivamente, compromettendo l'apporto di sangue e ossigeno al cuore.

Cos'è la cardiopatia ischemica?

La cardiopatia ischemica indica un gruppo di disturbi che si caratterizzano per un ridotto afflusso di sangue e quindi di ossigeno al muscolo cardiaco, noto come miocardio.

Il cuore necessita infatti di un costante apporto di ossigeno per funzionare correttamente e alimentare il suo incessante battito; il sangue ossigenato viene portato al cuore attraverso le arterie coronarie. Quando questo apporto viene meno, il cuore non può funzionare correttamente. Tale riduzione può essere acuta o cronica.

La forma acuta è caratterizzata da una improvvisa interruzione (o drastica riduzione) del flusso di sangue al cuore: in caso di interruzione si ha un infarto miocardico, cioè morte delle cellule cardiache (in alcuni casi le cellule non muoiono, ma smettono di funzionare, si parla di miocardio “stordito”, che riprende a funzionare una volta ripristinato il flusso).

In caso di drastica riduzione, invece si parla di “angina instabile”, in cui non si ha la morte delle cellule cardiache, ma una sofferenza delle stesse. La causa più frequente della forma acuta è la formazione di un coagulo di sangue che si forma sulla parete delle arterie, in genere quando questa è danneggiata. 

La forma cronica si caratterizza per una riduzione persistente del flusso sanguigno al cuore. Tale riduzione non intacca in genere la funzionalità del cuore a riposo, ma causa una sofferenza delle cellule nel caso sia richiesta una maggiore fornitura di sangue come avviene in caso di sforzi fisici o tensione emotiva.

Nel caso in cui l'ostruzione sia molto rilevante, il cuore può mettersi in una condizione di "risparmio", riducendo la sua attività anche a riposo (si parla allora di miocardio “ibernato”). L’ attività può riprendere normalmente, una volta ripristinato il flusso.  

La causa più frequente della forma cronica è un graduale aumento delle incrostazioni all’ interno delle arterie (placche “aterosclerotiche”). 

In pazienti con patologia ostruttiva coronarica accertata, la cardiopatia viene trattata come invalidità, con una percentuale tra il 71 e l’80%. In casi di forme gravissime si arriva all’invalidità totale, e quindi al 100%.

Quali sono i sintomi della cardiopatia ischemica?

I sintomi della cardiopatia ischemica possono variare da individuo a individuo, ma il sintomo più comune è il dolore toracico, noto anche come “angor” che può presentarsi tipicamente come una sensazione di dolore oppressivo al petto. In forme meno tipiche può presentarsi al collo, alla mascella, al braccio sinistro o alla regione dello stomaco (talora in concomitanza con il dolore toracico). 

In associazione al dolore toracico può presentarsi frequentemente una difficoltà di respiro (“dispnea”), dovuta all’ irrigidimento del cuore che non riceve abbastanza energia per rilasciarsi correttamente e, nei casi avanzati, anche ad una riduzione della capacità di pompare il sangue, sempre per un difetto dell’apporto di energia (dovuto alla riduzione dell’apporto di ossigeno).

Altri sintomi possono includere:

Quando il dolore si presenta solo in determinate condizioni, come sotto sforzo fisico, si parla di Angina stabile, mentre quando il dolore si verifica per sforzi progressivamente inferiori o addirittura anche a riposo, si parla di Angina instabile (un indicatore di un rischio maggiore di infarto miocardico).

Esiste però anche una forma di ischemia silente (o silenziosa): non presenta dolore al petto (ma spesso si manifesta con difficoltà di respiro sotto sforzo) e può essere evidenziata attraverso esami specifici, eseguiti in pazienti con fattori di rischio. È più comune nei diabetici.

Quali sono i fattori di rischio per le cardiopatie ischemiche?

I fattori di rischio per le cardiopatie ischemiche sono quelli della “aterosclerosi”, cioè la formazione di incrostazioni nel lume delle arterie. Possono essere suddivisi in due categorie:

  • reversibili
  • non reversibili

Tra le cause reversibili vi sono il fumo di sigaretta, l’ ipertensione (aumento della pressione sanguigna), la dislipidemia (eccessivi grassi nel sangue).

Tra le cause non reversibili vi sono una predisposizione genetica (“familiarità ischemica”) e il diabete che, anche se ben controllato con le cure, comporta comunque un rischio aumentato, per cui può essere considerato anche “parzialmente reversibile”.

Altri fattori di rischio includono lo stile di vita sedentario, lo stress e l'obesità: questi in gran parte agiscono incrementando ipertensione e dislipidemia, ma hanno un ruolo anche indipendente nel favorire la malattia.

La combinazione di più fattori di rischio può aumentare significativamente la probabilità di sviluppare cardiopatie ischemiche e altre malattie cardiovascolari.

Come si diagnostica una cardiopatia ischemica?

La diagnosi di cardiopatia ischemica richiede una valutazione accurata dei sintomi del paziente, tenendo anche presente il profilo di rischio cardiovascolare (un profilo di elevato rischio rende più probabile l’origine cardiaca dei disturbi).

Per confermare il sospetto diagnostico, si utilizzano degli esami strumentali, quali:

  • l'elettrocardiogramma (ECG) basale, il primo che si utilizza, in quanto può fare sospettare una sofferenza “cronica” del cuore.
  • l’ ECG da sforzo è un altro esame diagnostico importante, che coinvolge la registrazione dell'ECG mentre il paziente esegue un esercizio fisico controllato. Questo esame può evidenziare segni di ischemia (assenti in condizione di riposo) durante l'attività fisica, quando il cuore richiede più ossigeno
  • l'angio-TAC coronarica (spesso eseguita se persistono dubbi), che permette una discreta visualizzazione delle coronarie, evidenziando i restringimenti con una accettabile precisione
  • la scintigrafia miocardica, che permette di evidenziare la irrorazione del muscolo cardiaco attraverso un tracciante radioattivo
  • l'ecocardiogramma, che permette di evidenziare zone di ridotta funzione del muscolo cardiaco (dovuta al ridotto apporto di sangue in quella zona).

Una volta fatta la diagnosi (o se persistono ulteriori dubbi), si procede con una coronarografia, che permette di vedere con precisione il lume delle coronarie (durante l’ esame si può anche valutare direttamente il flusso di sangue attraverso i restringimenti, per una più accurata definizione). Questo esame è di regola fatto in vista di terapie “invasive", ovvero l'angioplastica coronarica ed il bypass coronarico.

Come curare la cardiopatia ischemica?

La prima cura della cardiopatia ischemica è l’ utilizzo di farmaci che riducono il livello di colesterolo e altri grassi nel sangue (riducendo la progressione delle ostruzioni e rendendo le incrostazioni coronariche meno friabili, e quindi meno prone ad ulcerarsi con la successiva formazione del coagulo ostruente): statine, ezetimibe, fibrati e, recentemente, anche terapia con anticorpi.

In concomitanza si utilizza l’aspirina a basse dosi (in caso di intolleranza, altri farmaci con effetto simile, come il "clopidogrel"), che ostacola direttamente la formazione del coagulo di sangue.

Il trattamento farmacologico può includere l'uso di:

  • nitrati e calcioantagonisti che favoriscono la vasodilatazione delle arterie coronarie
  • beta-bloccanti per rallentare il battito cardiaco e ridurre quindi il lavoro del cuore

In alcuni casi, possono essere necessari interventi chirurgici come l'angioplastica coronarica percutanea o il bypass coronarico per ripristinare il flusso sanguigno alle arterie coronarie. 

La scelta del trattamento dipende naturalmente dalla gravità della malattia e dalle condizioni specifiche del paziente.

Quali sono le aspettative di vita di un cardiopatico ischemico?

La prognosi di un paziente con cardiopatia ischemica dipende da una serie di fattori:

  • la situazione delle coronarie: quanti vasi sono interessati, in maniera diffusa o localizzata, l'efficacia delle precedenti rivascolarizzazioni (angioplastica o by-pass)
  • la funzione globale di pompa (eventualmente residua ad un infarto)
  • i fattori di rischio e il loro controllo con lo stile di vita ed i farmaci
  • aderenza al trattamento: assunzione di farmaci, controlli clinici come necessario.

Negli anni la ricerca medica e i progressi in campo cardiologico hanno migliorato continuamente le possibilità di cura e la prognosi: spesso i pazienti con cardiopatia ischemica possono vivere una vita normale.