Che cos’è una cicatrice?
La cicatrice è il risultato fisiologico di un danno o di una lesione di varia natura a carico della cute. In particolare, l’organismo reagisce innescando un processo tramite il quale il tessuto danneggiato viene sostituito con tessuto fibroso. A seconda dell’entità e della profondità della lesione, poi, la cicatrice sarà più o meno visibile.
Le fasi della formazione di una cicatrice
Il processo di cicatrizzazione di una ferita avviene in diverse fasi:
- emostasi, si tratta dell’immediata reazione dell’organismo (emostasi primaria) durante la quale intervengono le piastrine formando un tappo a chiudere la ferita. Dopodiché, si attivano i fattori della coagulazione (emostasi secondaria) per costituire il coagulo, ossia una rete di fibrina che si intreccia tra le piastrine al fine di stabilizzare il danno fino a piena guarigione della ferita
- infiammazione, nell’area danneggiata intervengono componenti del sistema immunitario come neutrofili e macrofagi che hanno lo scopo di eliminare gli eventuali patogeni presenti. In questa fase, la ferita può apparire di colore rosso, gonfia e risultare calda al tatto
- proliferazione e maturazione, il coagulo iniziale viene progressivamente sostituito da tessuto cicatriziale più solido, costituito da cellule connettivali, epiteliali ed endoteliali. Questa fase ha una durata variabile, da individuo a individuo e può protendersi da poche settimane fino a diversi mesi
Quanti tipi di cicatrici ci sono?
A seconda dell’entità della lesione e del modo in cui i tessuti si cicatrizzano, ci possono essere diverse tipologie di cicatrici.
Le principali sono essenzialmente tre:
- cheloidi
- cicatrici ipertrofiche
- cicatrici atrofiche
Cheloidi
I cheloidi sono esiti cicatriziali dovuti ad una produzione anomala ed eccessiva di fibroblasti, ossia le cellule del tessuto connettivo che intervengono nei processi di guarigione delle ferite.
I cheloidi compaiono con maggiore frequenza in determinate aree della cute quali:
- deltoidi
- area dorsale superiore e medio toracica
- regione superiore del tronco
Queste cicatrici si distinguono principalmente dal fatto che si possono estendere oltre quelli che sono i limiti della ferita o dell’area danneggiata.
Si tratta di esiti cicatriziali riconoscibili per il colore lievemente rosaceo, dalla forma ovoidale e con una consistenza liscia e dura.
Cosa caratterizza la cicatrice ipertrofica?
Come i cheloidi, anche le cicatrici ipertrofiche sono dovute ad una produzione eccessiva di tessuto cicatriziale che fa crescere la cicatrici oltre i limiti necessari a riparare il danno. A differenza dei cheloidi, però, hanno dimensioni inferiori e una persistenza minore.
Cicatrici atrofiche
Se cicatrici ipertrofiche e i cheloidi sono dovuti ad un’iperproduzione di tessuto cicatriziale che può comportare antiestetici rilievi cutanei, le cicatrici atrofiche sono, invece, l’esito di una produzione insufficiente che espone il soggetto a possibili riaperture della ferita.
C’è quindi un problema medico oltre che estetico e il trattamento di queste cicatrici richiede un’attenta e scrupolosa medicazione per evitare il rischio di recidive.
Come devono essere trattate le cicatrici?
Eliminare completamente una cicatrice non è possibile, mentre si può intervenire per renderla meno visibile minimizzando il suo aspetto.
Il processo di cicatrizzazione può essere, come abbiamo visto, molto lungo. Per questa ragione, prima di intervenire su un esito cicatriziale sarebbe opportuno attendere almeno un anno perché i tessuti si stabilizzino completamente.
Innanzitutto, dopo l’ultima fase di maturazione nel processo di guarigione di una ferita, quando la cicatrice ha assunto un colore più scuro rispetto alla cute che la circonda, si può intervenire per schiarirla e renderla cromaticamente più omogenea alla pelle circostante.
Il peeling chimico è un’altra possibile modalità di trattamento e consiste nel rinnovare il tessuto cutaneo rompendo i legami cellulare nei vari strati dell’epitelio.
Ottimi risultati si ottengono con il laser ad anidride carbonica, che elimina gli strati cellulari esterni della pelle e, al contempo, stimola la rinnovazione dei tessuti stimolando la produzione cellulare più profonda.
Più complesso è il trattamento delle cicatrici ipertrofiche e, in particolare, dei cheloidi. Per quest’ultimi, si può intervenire con infiltrazioni di corticosteroidi direttamente sulla cicatrice allo scopo di ridurne le dimensioni. Non sempre, però, questa soluzione si rivela efficace e potrebbe rendersi necessaria una revisione chirurgica finalizzata a eliminare il tessuto in eccesso. Il rischio, anche in questa eventualità, è di esporsi a recidive che possono avere dimensioni anche maggiori del cheloide originario.
La prevenzione di cheloidi o eventuali recidive può passare anche dalla prescrizione di immunomodulatori.
Le cicatrici, che siano il risultato di un trauma o di un intervento chirurgico, vanno sempre protette dai raggi ultravioletti con crema solare allo scopo di evitare possibili discromie con il tessuto cutaneo circostante.