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Malattia di Alzheimer: una guida completa

A cura di
Laura
Geremia

Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che causa il deterioramento progressivo delle funzioni cognitive e della memoria. Vediamo come si manifesta e quali sono i trattamenti.

Cos’è la malattia di Alzheimer?

La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa con decorso progressivo e cronico. Il nome deriva dal neurologo tedesco Alois Alzheimer, che, agli inizi del Novecento, per primo identificò e descrisse dettagliatamente le sue manifestazioni cliniche, nonché le relative conseguenze a livello neurologico.

Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza, rappresentando circa il 60% dei casi. Comporta un decadimento graduale delle capacità mentali e fisiche, incidendo negativamente sulla qualità di vita. In particolare, il morbo è responsabile di un processo degenerativo che porta alla distruzione delle cellule cerebrali.

La conseguenza è un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive, come memoria, linguaggio e ragionamento. Essendo una malattia progressiva, col tempo tende a peggiorare, a tal punto da compromettere significativamente l’autonomia della persona e l’esecuzione delle attività quotidiane più semplici.

Attualmente, si stima che in Italia vi siano circa 600.000 casi di Alzheimer. Nei paesi industrializzati, la malattia interessa circa il 5% della popolazione con un’età superiore ai 65 anni e circa il 20% di coloro che hanno più di 85 anni. In diversi casi, può avere un esordio precoce intorno ai 50 anni di vita. 

Cosa succede nel cervello dei pazienti con Alzheimer?

Per capire l'Alzheimer, è utile pensare al cervello come a una città. Le "strade" (i neuroni) che collegano i vari quartieri (le aree cerebrali) sono sempre più danneggiate, facendo perdere la comunicazione tra le diverse zone della città. Diverse "cause" contribuiscono a questo processo:

  1. Placche di beta-amiloide: si formano come detriti nelle strade, creando blocchi che impediscono il corretto passaggio dei segnali tra i neuroni.
  2. Filamenti di tau: questi sono come incroci stradali malfunzionanti che bloccano il flusso delle informazioni all’interno delle cellule cerebrali.
  3. Infiammazione: come una crescente "nebbia" che offusca la visibilità nelle strade, l'infiammazione nel cervello danneggia le cellule cerebrali.
  4. Stili di vita e fattori esterni: alcuni fattori, come l'alimentazione, il sonno e lo stress, possono agire come "turbolenze" che peggiorano ulteriormente la situazione.

Quali sono le cause dell'Alzheimer?

La malattia di Alzheimer ha, come abbiamo visto, cause diverse e una patogenesi multifattoriale, risultante dall'interazione tra fattori ambientali, patrimonio genetico e fattori metabolici.

Nelle persone affette da Alzheimer, questa combinazione provoca una degenerazione delle cellule nervose in specifiche aree dell'encefalo, un processo che presenta caratteristiche distintive.

Quali sono i primi sintomi?

Il sintomo principale della malattia è un deficit di memoria a breve termine, che si sostanzia generalmente in una difficoltà nel ricordare fatti recenti e a imparare nuove informazioni. Questa manifestazione è spesso accompagnata da altre complicazioni cognitive, come:

  • perdita dell'orientamento spaziale e temporale
  • disturbi nel linguaggio
  • aprassia (difficoltà a eseguire movimenti volti a scopi specifici)
  • problemi nelle funzioni esecutive.

Il morbo di Alzheimer, come detto, è caratterizzato dalla progressiva perdita di neuroni nelle aree del cervello adibite alle funzioni cognitive e alla memoria. Nei pazienti affetti da questa patologia, inoltre, sono carenti sostanze come l’acetilcolina, coinvolte nei meccanismi di comunicazione tra una cellula nervosa e l’altra.

Talvolta, a fianco dei problemi cognitivi, si possono manifestare disturbi del comportamento come:

Il decadimento cognitivo influisce sullo svolgimento delle attività della vita quotidiana. Ciò rende il paziente, in un primo momento, dipendente dall'aiuto di un caregiver nell'esecuzione attività più complesse. Successivamente, con il passare dei mesi e degli anni, l'assistenza è necessaria anche nelle attività quotidiane di base.

Le tre fasi dell'Alzheimer

Il morbo di Alzheimer si sviluppa progressivamente attraverso diversi stadi, ognuno caratterizzato da sintomi e segni clinici che si intensificano con il passare del tempo. L’evoluzione della malattia è suddivisa convenzionalmente in tre fasi principali, riassunte nella seguente tabella.

Fase Caratteristiche principali Assistenza
Iniziale (lieve)
  • Dimenticanze (es. smarrimento degli oggetti)
  • Difficoltà a trovare le parole giuste
  • Cambiamenti dell’umore e del comportamento
  • Resistenza nel gestire le finanze o pianificare eventi

Pazienti
generalmente autonomi

Intermedia (moderata)
  • Peggioramento dei sintomi cognitivi
  • Confusione
  • Difficoltà crescente a comunicare
  • Problemi a riconoscere amici e familiari
  • Ripetitività nei discorsi o azioni
  • Difficoltà maggiori nell'esecuzione delle attività quotidiane
Assistenza in
compiti di routine
Avanzata (grave)
  • Perdita della capacità di comunicare completamente
  • Notevoli difficoltà motorie
  • Possibile mancato riconoscimento dei familiari
Essenziali cura
e sostegno continuati

Come si effettua la diagnosi per capire se si ha l'Alzheimer?

La diagnosi certa di malattia di Alzheimer avviene solo post-mortem, ovvero attraverso l'analisi microscopica del tipo di degenerazione delle cellule nervose. Perciò, nella pratica clinica, si può fare una diagnosi “probabile” per malattia di Alzheimer, a seconda del quadro cognitivo-patologico che il paziente presenta.

Per escludere disordini metabolici, infettivi o tossici possono essere eseguiti esami del sangue di routine per evidenziare la presenza di disturbi suscettibili di trattamento.

Grazie a nuove tecnologie, poi, i medici sono ora in grado di ottenere informazioni dettagliate sul cervello. Ecco come:

  1. Imaging cerebrale: la PET (tomografia a emissione di positroni) è come una "radiografia" del cervello che può rilevare la presenza di placche di amiloide, che sono uno dei segni tipici dell'Alzheimer.
  2. Risonanza magnetica (RMN): la RMN è utile per "misurare" l'atrofia del cervello, cioè il suo "rimpicciolirsi", specialmente nell'ippocampo, una zona cruciale per la memoria.
  3. Biomarcatori: Si tratta di piccoli segnali nel corpo, come proteine nel sangue o nel liquido cerebrospinale, che possono indicare la presenza della malattia. Ad esempio, la beta-amiloide e la tau sono proteine che si accumulano nel cervello nei pazienti con Alzheimer. Nuove tecnologie stanno rendendo possibile la diagnosi con esami del sangue, che potrebbero essere meno invasivi rispetto alle tradizionali analisi del liquido cerebrospinale.
  4. Test cognitivi: sono come dei "quiz" che i medici somministrano ai pazienti per capire come sta funzionando la loro memoria e altre abilità mentali.

Trattamenti disponibili: cosa funziona e cosa no

Purtroppo, al momento non esiste una cura definitiva per l'Alzheimer, ma ci sono farmaci che possono aiutare a gestire i sintomi, rallentando la progressione della malattia.

  1. Farmaci approvati: esistono medicinali come il donepezil e la memantina, che aiutano a migliorare la comunicazione tra i neuroni e ridurre alcuni sintomi, ma non fermano la progressione della malattia.
  2. Immunoterapia: recentemente, si stanno studiando farmaci che "attaccano" direttamente le placche di amiloide e le proteine tau, cercando di eliminare questi blocchi dal cervello. Questo approccio è ancora in fase di sperimentazione, ma ha mostrato alcuni risultati promettenti.
  3. Nanotecnologie: le nanoparticelle d'oro, una tecnologia innovativa, possono penetrare nel cervello e "rimuovere" le placche di amiloide, cercando di rallentare il danno cerebrale. Anche se ancora agli inizi, questa tecnologia è una delle più affascinanti.

Approcci alternativi: cosa funziona?

Oltre ai farmaci, alcuni cambiamenti nel nostro stile di vita possono fare la differenza nel prevenire o rallentare la progressione della malattia. Qui entrano in gioco il cibo, l'esercizio fisico e la salute intestinale.

  1. Alimentazione sana: una dieta ricca di frutta, verdura, pesce e grassi sani (come quelli contenuti nell'olio d'oliva) è benefica per il cervello. La dieta mediterranea, ad esempio, è stata associata a un minor rischio di Alzheimer.
  2. Probiotici e prebiotici: la flora batterica intestinale gioca un ruolo importante nel nostro benessere cerebrale. I probiotici (come il Lactobacillus) possono migliorare la salute intestinale, che, a sua volta, può influenzare positivamente la salute del cervello. Alcuni studi su animali suggeriscono che i probiotici potrebbero migliorare la memoria e ridurre l'infiammazione cerebrale.
  3. Esercizio fisico: fare attività fisica regolare è come "allenare" il cervello. L'esercizio migliora la circolazione sanguigna, aumentando l'apporto di ossigeno al cervello e stimolando la crescita di nuove connessioni neurali.
  4. Sonno e stress: dormire bene e gestire lo stress sono aspetti fondamentali per mantenere il cervello in salute. Il sonno aiuta a "ripulire" il cervello dai detriti accumulati durante il giorno, mentre lo stress cronico può accelerare il processo di degenerazione cerebrale.

Intelligenza artificiale: il futuro della diagnosi e cura

Una delle novità più interessanti nella ricerca sull'Alzheimer è l'uso dell'intelligenza artificiale (AI). L'AI non solo aiuta a processare enormi quantità di dati provenienti da scansioni cerebrali e test genetici, ma potrebbe anche rilevare la malattia prima che compaiano i sintomi evidenti.

  1. Analisi della voce e del linguaggio: algoritmi di machine learning stanno analizzando come le persone con Alzheimer cambiano nel parlare, identificando alterazioni nel linguaggio che potrebbero essere segnali precoci della malattia.
  2. Prevenzione personalizzata: grazie all'AI, è possibile sviluppare piani di trattamento personalizzati per ogni paziente, adattando la terapia alle sue esigenze specifiche.

Cosa non funziona?

Non tutte le terapie proposte sono basate su evidenze scientifiche solide. Alcune, purtroppo, vengono promosse come cure miracolose senza supporto scientifico.

  1. Cellule staminali: anche se le cellule staminali sono una promessa per molte malattie, la loro applicazione nell'Alzheimer è ancora in fase di studio e non ha fornito risultati definitivi.
  2. Integratori e rimedi naturali: molti integratori, come il ginkgo biloba, l'olio di cocco e la vitamina E, sono frequentemente proposti per migliorare la memoria, ma non esistono prove scientifiche forti che supportino la loro efficacia nel trattare l'Alzheimer.
  3. Trattamenti "miracolosi": alcuni trattamenti alternativi, come l'uso di metalli pesanti per "purificare" il cervello, non sono supportati dalla scienza e potrebbero essere pericolosi.

Conclusioni

La ricerca sull'Alzheimer è in continua evoluzione, e ogni giorno si fanno passi avanti per migliorare la diagnosi e il trattamento di questa malattia. Sebbene oggi non esista una cura definitiva, la combinazione di terapie farmacologiche, cambiamenti nello stile di vita e tecnologie innovative, come l'intelligenza artificiale, offre nuove speranze.

È fondamentale, però, essere cauti con le terapie non verificate scientificamente e continuare a concentrarsi su ciò che è supportato da solide prove. Con il tempo, la speranza è che nuovi trattamenti possano davvero fare la differenza per chi vive con l'Alzheimer.

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