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Petto escavato. Sintomi, conseguenze e trattamenti

A cura di
Enrico Roberto
Pedotti

Il petto escavato è presente fin dalla nascita e determina un infossamento della gabbia toracica nella zona mediosternale. Richiede monitoraggio o, in caso di ripercussioni su cuore e polmoni, trattamento chirurgico.

Cosa è il petto escavato?

Il petto escavato, chiamato anche pectus excavatum o torace a imbuto, è un’anomalia congenita della gabbia toracica caratterizzata da curvatura dello sterno verso l’interno, in direzione della colonna vertebrale, che determina una depressione al centro del petto, quindi mediosternale.

Si tratta della malformazione a carico della gabbia toracica più diffusa tra bambini, ed è tra le principali malformazioni. Si presenta in un bambino ogni 1000 neonati, perlopiù di genere maschile, può andare incontro a peggioramento durante l’età puberale. Anche se raramente, è possibile che questa malformazione sia presente insieme a condizioni quali:

Sintomi del petto escavato

Il petto escavato si presenta con un incavo anteriore corrispondente alla piegatura verso l’interno delle cartilagini costali, che risulta più accentuata in quelle inferiori. Questa condizione può essere sia simmetrica che asimmetrica e spesso si presenta insieme ad una prominenza addominale.

Tra i sintomi, si possono indicare problemi respiratori, tachicardia, pressione toracica e possibile impatto sulla capacità cardiaca, a seconda della severità dell’infossamento. Il paziente può inoltre esperire senso di fatica, tosse e una ridotta tolleranza verso l’attività fisica e sforzi, cui può seguire un episodio di dispnea, a causa della compressione esercitata sul cuore e sui polmoni.

Cosa provoca il petto escavato?

Il torace a imbuto è conseguenza di una anomalia dello sviluppo delle cartilagini costali, che crescono eccessivamente e determinano un affossamento della parete toracica anteriore verso l’interno.

La causa esatta di questa anomalia nel processo di sviluppo non è propriamente conosciuta, ma si ritiene che ci sia una componente genetica significativa, dal momento che questa condizione può manifestarsi in più membri della stessa famiglia.

Diagnosi di petto escavato

Il medico valuta, inizialmente, e palpa l’area interessata per determinare l’entità dell'infossamento toracico e identificare qualsiasi possibile asimmetria o alterazione morfologica. Seguono esami strumentali:

  • radiografia del torace: fornisce immagini precisce della struttura ossea del torace, aiutando a identificare il livello di infossamento dello sterno e delle costole. Utile anche per escludere altre condizioni
  • tomografia computerizzata: offre una rappresentazione tridimensionale della gabbia toracica, e permette di valutare con precisione la gravità del petto escavato e di identificare eventuali anomalie dei polmoni, o del cuore, che potrebbero essere correlate.

Può essere svolto un test per la funzionalità polmonare, che serve per valutare la capacità dei polmoni di inspirare ed espirare aria e con quanta efficacia riescono a scambiare gas (ossigeno e anidride carbonica) con il sangue. Questo test è indicato per comprendere l’impatto del petto escavato sulla funzionalità respiratoria.

Può essere richiesto, infine, anche un ecocardiogramma per valutare il funzionamento del cuore e identificare eventuali effetti della deformità sulla funzione cardiaca, soprattutto se il paziente presenta sintomi che suggeriscono un coinvolgimento cardiaco.

Come risolvere il petto escavato?

Se la deformità è lieve e non causa problemi fisici o psicologici significativi, si può optare per un semplice monitoraggio nel tempo senza interventi attivi. Anche se gli esercizi non possono correggere la deformità della struttura ossea, possono comunque rinforzare i muscoli toracici e migliorare la postura, così da aiutare a ridurre la visibilità dell’infossamento e a gestire eventuali sintomi respiratori o di altro tipo.

Quando operare il petto escavato?

Quando la deformità è severa o causa problemi funzionali (ad esempio, alla respirazione o al cuore), si può considerare un intervento chirurgico. Le due principali tecniche chirurgiche sono:

  • metodo di Nuss: questo intervento mininvasivo implica l’inserimento di una o più barre di metallo sotto lo sterno, attraverso piccole incisioni laterali nel torace. Le barre vengono posizionate per sollevare l’area infossata e sono generalmente lasciate in loco per circa 2 o 3 anni prima di essere rimosse
  • operazione di Ravitch: un intervento più invasivo che implica la rimozione di cartilagine deformata e la frattura e stabilizzazione dello sterno in una posizione più normale. Questo metodo è spesso riservato a casi più complicati o quando il metodo di Nuss non è considerato appropriato.