L'epatocarcinoma è una grave patologia del fegato che, nella maggior parte dei casi ,colpisce chi già soffre di una patologia epatica. La diagnosi precoce è fondamentale per aumentare le possibilità di cura. Scopri quali sono i sintomi e come trattarla.
Che cos’è l’epatocarcinoma?
L’epatocarcinoma, noto anche come carcinoma epatocellulare, è il tumore maligno primitivo più comune del fegato e rappresenta una delle principali cause di morte per cancro a livello mondiale. Si sviluppa a partire dagli epatociti, le cellule principali del fegato, e ha un andamento spesso aggressivo, con una prognosi variabile a seconda della fase in cui viene diagnosticato.
Questa neoplasia colpisce prevalentemente individui con una patologia epatica preesistente. La sua insidiosità risiede nel fatto che nelle fasi iniziali può essere asintomatico o presentare sintomi poco specifici, ritardando così la diagnosi e riducendo le opzioni terapeutiche disponibili.
Dal punto di vista epidemiologico, l’epatocarcinoma è più diffuso nelle aree del mondo con un’alta incidenza di epatiti virali, come l’Asia e l’Africa subsahariana, ma negli ultimi anni si è registrato un aumento anche nei Paesi occidentali.
L'epatocarcinoma fibrolamellare è una variante rara dell’epatocarcinoma che colpisce più frequentemente giovani adulti senza una storia pregressa di malattie epatiche. Si distingue per caratteristiche biologiche e cliniche differenti, e in genere ha una prognosi migliore rispetto alla forma classica.
Come si sviluppa l’epatocarcinoma?
L’epatocarcinoma non si manifesta all’improvviso, ma si sviluppa progressivamente in un fegato già compromesso da patologie croniche. La principale condizione predisponente è la cirrosi epatica, indipendentemente dalla sua origine, poiché la fibrosi avanzata del fegato crea un ambiente favorevole alla trasformazione maligna delle cellule epatiche.
Tra i fattori di rischio più rilevanti troviamo:
- Infezioni da virus epatitici (HBV e HCV): l’epatite B e l’epatite C sono tra le cause principali di epatocarcinoma, poiché determinano un’infiammazione cronica che nel tempo può evolvere in fibrosi e cirrosi.
- Abuso di alcol: il consumo eccessivo danneggia le cellule epatiche e favorisce la cirrosi, aumentando il rischio di neoplasia.
- Sindrome metabolica e steatosi epatica non alcolica (NAFLD): l’accumulo di grasso nel fegato, spesso associato a diabete e obesità, può portare a una condizione chiamata steatoepatite non alcolica (NASH), che a sua volta può evolvere in cirrosi e aumentare il rischio di epatocarcinoma.
- Esposizione a sostanze tossiche: l’aflatossina, una micotossina prodotta da alcuni funghi che contaminano alimenti come cereali e frutta secca, è un noto agente cancerogeno epatico.
Quali sono i sintomi del cancro al fegato?
L’epatocarcinoma è noto per la sua evoluzione silente, poiché nelle fasi iniziali spesso non provoca sintomi evidenti. Purtroppo, quando i sintomi si manifestano, il tumore è già in una fase avanzata.
I principali segni e sintomi includono:
- affaticamento e debolezza generalizzata, causate dalla progressiva compromissione della funzione epatica
- perdita di peso involontaria e mancanza di appetito: il metabolismo alterato e il cattivo funzionamento del fegato possono portare a una significativa perdita di peso senza una causa apparente
- dolore o fastidio nella parte superiore dell’addome: il fegato ingrossato può causare dolore o sensazione di pressione, in particolare nel quadrante destro dell’addome
- ittero, provocato dall’accumulo di bilirubina nel sangue
- gonfiore addominale e ascite: l’epatocarcinoma può provocare un aumento del volume dell’addome a causa dell’accumulo di liquidi nella cavità peritoneale
- nausea e vomito: la funzione epatica compromessa può influenzare la digestione e provocare episodi frequenti di malessere.
Nei casi più avanzati, possono comparire segni di insufficienza epatica, emorragie gastrointestinali e complicanze dovute alla diffusione metastatica.
Come avviene la diagnosi?
La diagnosi di epatocarcinoma richiede un approccio combinato che include esami di imaging, analisi del sangue e, in alcuni casi, una biopsia epatica. Poiché il tumore al fegato nelle fasi iniziali può essere asintomatico, spesso la scoperta avviene durante semplici controlli di routine in pazienti con patologie epatiche croniche.
Uno degli strumenti più utilizzati per individuare la presenza di una massa sospetta è l’ecografia addominale. Se l’ecografia evidenzia anomalie, si procede con tecniche di imaging più avanzate, come la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM) con mezzo di contrasto, che forniscono dettagli sulla morfologia e sulla vascolarizzazione del tumore.
Oltre agli esami strumentali, un elemento chiave per la diagnosi dell'epatocarcinoma è il dosaggio dell’alfa-fetoproteina (AFP) nel sangue. Questo marcatore tumorale è spesso alto nei pazienti con carcinoma epatocellulare, ma in alcuni casi può risultare normale.
Quando l’imaging e gli esami del sangue non forniscono una certezza diagnostica, si può ricorrere alla biopsia epatica, che prevede il prelievo di un piccolo campione di tessuto per l’analisi istologica.
Per una valutazione completa, è essenziale anche la stadiazione del tumore, che permette di determinare l’estensione della malattia e la presenza di eventuali metastasi, fornendo informazioni cruciali per la scelta del trattamento più adeguato.
Trattamenti per epatocarcinoma. Si può guarire?
L’epatocarcinoma può essere trattato e la scelta della cura dipende dalle dimensioni del tumore, dallo stadio della malattia e dalla funzionalità epatica residua.
Le opzioni terapeutiche, usate singolarmente o in combinazione, includono:
- chirurgia e resezione epatica: l’asportazione chirurgica del tumore, è una delle opzioni curative principali, ma è riservata ai pazienti con buona funzionalità epatica e tumori confinati al fegato.
- Trapianto di fegato: nei casi in cui il fegato sia gravemente compromesso dalla cirrosi, rappresenta la soluzione ideale. Tuttavia, l’accesso al trapianto è limitato dalla disponibilità di organi e dai criteri di selezione dei pazienti.
- Terapie loco-regionali: per i pazienti non candidabili alla chirurgia, esistono trattamenti minimamente invasivi, come la radiofrequenza (RFA) e la termoablazione con microonde (MWA), che distruggono le cellule tumorali attraverso il calore. Un’altra opzione è la chemioembolizzazione transarteriosa (TACE), che consiste nell’iniezione di farmaci chemioterapici direttamente nell’arteria epatica che irrora il tumore, seguita dall’embolizzazione dei vasi sanguigni per limitarne l’apporto di ossigeno e nutrienti.
- Terapie sistemiche: nei casi avanzati o metastatici, la terapia farmacologica rappresenta la principale strategia di trattamento. Farmaci target come sorafenib, lenvatinib e regorafenib rallentano la crescita del tumore, mentre l’immunoterapia ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza nei casi avanzati.
Quando il tumore si trova in stadio finale, la qualità della vita del paziente è gravemente compromessa e il trattamento è prevalentemente palliativo, mirato a controllare i sintomi, rallentare la progressione della malattia e a migliorare il benessere generale della persona.
Quanto si vive con l'epatocarcinoma?
L’aspettativa di vita di un paziente con epatocarcinoma dipende principalmente dallo stadio della malattia al momento della diagnosi.
Se il tumore viene identificato in uno stadio iniziale, quando è ancora piccolo e il fegato mantiene una buona funzionalità, la sopravvivenza a 5 anni può superare il 50-70% nei pazienti sottoposti a resezione chirurgica o trapianto di fegato.
Nei pazienti con tumori di dimensioni maggiori o con coinvolgimento vascolare, ma ancora senza metastasi a distanza, i trattamenti loco-regionali possono prolungare la sopravvivenza, con una media di 2-4 anni, a seconda della risposta alla terapia.
Quando il tumore si è diffuso ad altri organi o il fegato è gravemente compromesso, l’aspettativa di vita si riduce drasticamente, con una sopravvivenza media di 6-12 mesi.