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Anafilassi. Cause, sintomi e interventi

A cura di
Alessandra Giovanna
Ponti

L’anafilassi è una reazione allergica acuta, mediata da Immunoglobuline E, potenzialmente letale e pertanto richiede un trattamento tempestivo.

Cos’è l’anafilassi?

L’anafilassi consiste in una reazione allergica che si manifesta in modo improvviso e con un peggioramento rapido e progressivo. Solitamente si verifica dopo alcuni secondi o minuti da quando il soggetto è esposto ad un allergene sia esso, ad esempio, il veleno da punture di insetti, alcuni alimenti o farmaci. Più raramente può essere scatenata da sforzo fisico.

Quando si manifesta, può interessare un apparato o due apparati quali il sistema circolatorio, oppure l’apparato respiratorio oppure ancora l’apparato gastrointestinale. La reazione anafilattica è una emergenza a tutti gli effetti e richiede un trattamento tempestivo che deve essere praticato entro pochi minuti dal momento che nelle forme più gravi di anafilassi, chiamate shock anafilattico, la vita del soggetto è a rischio.

La reazione anafilattica è una grave e rapida reazione allergica che si verifica quando il sistema immunitario di una persona reagisce in modo eccessivo a una sostanza che considera una minaccia, come un allergene, scatenando una serie di reazioni corporee potenzialmente letali.

Anafilassi e profilassi

L’anafilassi si verifica in soggetti precedentemente sensibilizzati, in occasione di una nuova esposizione all’allergene sensibilizzante. Il termine anafilassi è stato coniato in contrapposizione al termine profilassi, che indica l’insieme delle misure preventive adottate per evitare l’insorgenza di una malattia o di un evento indesiderato, in questo caso di un episodio di anafilassi.

Si definisce atopico un soggetto predisposto geneticamente all’allergia, ma la natura dell’allergene e il tipo di allergia dipendono principalmente dai fattori ambientali con cui il soggetto entra in contatto.

Quali sono i sintomi di uno shock anafilattico?

I sintomi dell’anafilassi possono presentarsi in più di un organo o di un apparato. Ad essere interessati possono essere l’apparato circolatorio, le vie respiratorie, la cute e sottocute o l’apparato gastrointestinale. La manifestazione di più sintomi è indicativa della gravità della reazione anafilattica in base ad un fattore temporale: minore è il tempo di manifestazione sintomatologica rispetto all’esposizione all’allergene, maggiore è la gravità dell’anafilassi.

Nel suo esordio la reazione anafilattica può provocare un formicolio e un senso di calore alla testa e alle estremità. Gli altri sintomi che si susseguono possono essere:

Da menzionare, inoltre, l’anafilassi da sforzo, AdS. È caratterizzata da una sintomatologia di anafilassi, che si manifesta all’inizio, durante o subito dopo l’esercizio fisico. È una patologia rara, la sua storia clinica non è ancora del tutto chiarita, sembra che la frequenza degli episodi tenda a stabilizzarsi o a diminuire nel tempo. La terapia è quella classica dello shock anafilattico, associata alla sospensione immediata dell’esercizio fisico.

Quanto dura shock anafilattico?

Una reazione anafilattica può procedere in modo molto rapido, determinando arresto respiratorio, convulsioni, collasso e perdita di coscienza in un paio di minuti.

Quanto si sta in ospedale per shock anafilattico?

In caso di shock anafilattico il paziente viene trattenuto in ospedale per almeno 24 ore, perché potrebbero ripresentarsi nuovi episodi.

Quali sono le cause di uno shock anafilattico?

Tra le cause più comuni di uno shock anafilattico si possono indicare:

  • veleni di alcuni insetti. Nello specifico attraverso le punture di imenotteri quali calabroni, api, vespe. Tra gli altri animali si possono indicare serpenti e formiche
  • lattice, una sostanza utilizzata per guanti e nei preservativi
  • alimenti quali arachidi, soia, grano, latte, crostacei, salmone, merluzzo, noci e frutta secca in generale, albume e tuorlo d’uovo.

Quali farmaci causano uno shock anafilattico?

L’anafilassi può verificarsi anche per altri tipi di cause quali i farmaci. Solitamente quando si verifica una somministrazione endovenosa la reazione tende ad essere più grave. Tra i farmaci che possono causare uno shock anafilattico ci sono:

  • penicillina ed altri antibiotici come le cefalosporine, l’ampicillina
  • mezzi di contrasto iodati, usati ad esempio nella TAC
  • l’acido acetilsalicilico o altri FANS come il naprossene sodico e l’ibuprofene
  • miorilassanti.

Tra i fattori di rischio possono essere indicate la familiarità, o la predisposizione genetica, episodi anafilattici accaduti in precedenza. Anche l’anzianità del soggetto è un possibile fattore di rischio, per via di una probabilità maggiore di sensibilizzazione ai farmaci assunti.

Come agire in caso di shock anafilattico?

La reazione anafilattica, si sottolinea di nuovo, è una emergenza che richiede immediato intervento presso il pronto soccorso. È possibile che tra gli esiti di questa reazione ci siano l’arresto cardiaco oppure un blocco della respirazione, e in questi casi si deve intervenire con una CPR, ovvero una rianimazione cardiopolmonare.

Gli interventi in caso di anafilassi possono prevedere

  • la somministrazione di adrenalina per la funzione cardiocircolatoria
  • la somministrazione di ossigeno, in favore della respirazione
  • la somministrazione di farmaci antistaminici e cortisonici, somministrati per via endovenosa, per la riduzione della infiammazione soprattutto a carico delle vie aeree.

Esami da svolgere

È possibile svolgere alcuni esami che permettono di stabilire se il soggetto soffre di specifiche allergie:

  • prick test: è un’indagine diagnostica allergologica semplice e sicura e per questo rappresenta l’esame di prima scelta nel sospetto di allergia. Durante tale esame vengono poste sulla cute dell’avambraccio gocce di estratto di ogni potenziale allergene diluito; ogni goccia viene attraversata da una lancetta sterile, un minuscolo spillo, fatta penetrare per circa un millimetro nell’epidermide, e dopo 15 minuti si osserva se si è verificata una circoscritta reazione allergica in corrispondenza della sostanza a cui il paziente risulta allergico
  • dosaggio delle IgE totali, PRIST e delle immunoglobuline di tipo E specifiche per gli allergeni a cui si sospetti che il soggetto sia allergico (RAST). Questo test di laboratorio è di secondo livello. Si esegue tramite prelievo venoso
  • Test di allergologia molecolare, in grado di rilevare le immunoglobuline E rivolte contro le singole componenti che costituiscono la fonte allergenica. È un test di terzo livello, riservato allo specialista per dirimere dubbi o casi complessi. Si esegue tramite prelievo venoso
  • esami ematochimici: emocromo completo per la conta eosinofila e il dosaggio di triptasi sierica in fase acuta, cioè entro 30 minuti o 2 ore dall’inizio della reazione allergica e in condizioni basali.

È possibile prevenire una reazione anafilattica?

La prima azione da compiere è evitare l’esposizione agli allergeni noti e dunque al fattore scatenante. È anche possibile prepararsi un kit con i farmaci adatti a contrastare la reazione. Incluso un autoiniettore di adrenalina.

Buona norma sarebbe leggere sempre le etichette degli alimenti o, se si mangia fuori casa, chiedere gli esatti ingredienti utilizzati per le portate che si intende mangiare.