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Cisti di Bartolini, cosa sono e come trattarle


Le cisti di Bartolini sono rigonfiamenti che si possono sviluppare all’altezza delle ghiandole di Bartolini, ai lati dell’ingresso della vagina. Quali sono le cause, i sintomi e i possibili trattamenti

Cosa sono le cisti di Bartolini?

Le cisti di Bartolini sono rigonfiamenti che si possono sviluppare nell’area delle ghiandole omonime ai lati dell’ingresso della vagina. Le ghiandole di Bartolini si trovano nella parte inferiore delle grandi labbra e secernono liquido funzionale alla lubrificazione della vagina.

Solitamente, le cisti non comportano particolari manifestazioni sintomatologiche, a meno che non crescano in dimensioni o si infettino. In questo caso, le cisti possono evolversi in un ascesso causando infiammazione, dolore e anche febbre.

La cisti di Bartolini (anche nota come Cisti di Bartolino e Bartolinite) è una condizione clinica rara tra le bambine e le donne in menopausa, mentre è più comune - riguarda circa il 2% delle donne - nel corso dell’età riproduttiva.

Per la diagnosi di questa condizione clinica si fa riferimento allo specialista in ginecologia che esegue un esame obiettivo e, qualora lo ritenga opportuno, preleva un campione di secrezione vaginale o un campione raccolto dal collo dell’utero per assicurarsi che non siano presenti eventuali infezioni a trasmissione sessuale. 

Cosa causa le cisti di Bartolini?

Le cisti delle ghiandole di Bartolini si sviluppano a causa dell’ostruzione del dotto escretore attraverso il quale il liquido secreto arriva fino all’ingresso della vagina.

L’occlusione comporta un accumulo di liquido che porta alla formazione delle cisti. In alcuni casi, queste possono anche infettarsi a causa dell’azione patogena di batteri quali:

Quali sono i sintomi della Bartolinite?

Nella maggior parte dei casi, come detto, le cisti di Bartolini possono anche non comportare alcuna manifestazione sintomatologica

Tuttavia, in alcune eventualità, questi rigonfiamenti aumentano di volume e possono coinvolgere i tessuti circostanti.

Le complicanze principali si possono sviluppare quando la cisti si infetta ed evolve fino a formare un ascesso. In questo caso, i sintomi principali possono essere febbre e dolore quando si sta seduti, quando si cammina o durante i rapporti sessuali. In presenza di manifestazioni di questo tipo e qualora rimedi casalinghi come bagni in acqua calda non abbiano comportato benefici, è sempre raccomandabile rivolgersi al medico.

In presenza di un nodulo, è consigliabile in particolare alle donne di età superiore ai 40 anni il consulto di un esperto per accertarsi che si tratti di una cisti e non di una condizione clinica più grave.

Quanto può durare la Bartolinite?

Nella maggior parte dei casi, grazie a terapie farmacologiche a base di analgesici o antinfiammatori, la Bartolinite si può risolvere nell’arco di quattro o cinque giorni. I tempi si prolungano nell’eventualità in cui, ad esempio, si sviluppi un ascesso che richiede, se di origine batterica, un trattamento antibiotico da seguire per un periodo di una settimana, massimo dieci giorni.

Come si curano le cisti di Bartolini?

Siccome in molti casi le cisti di Bartolini non danno problemi, non è necessario alcun tipo di trattamento né farmacologico né di tipo chirurgico. Diverso è, invece, il discorso nel caso in cui si manifestino fastidi o disturbi.

Rimedi naturali

Una buona soluzione per alleviare la sintomatologia determinata dalle cisti è quella di effettuare impacchi caldi per tre o quattro giorni, più volte al giorno. In alternativa possono andare bene anche bagni caldi. L’obiettivo è cercare di eliminare naturalmente l’occlusione che ostruisce i condotti ghiandolari. A quel punto, è possibile che anche il liquido potenzialmente infetto e presente all’interno delle cisti fluisca all’esterno.

Trattamenti farmacologici

Per quanto riguarda, invece, gli interventi di tipo farmacologico, gli antinfiammatori possono alleviare il gonfiore, mentre gli analgesici sono funzionali a ridurre dolore e fastidio. Nel caso in cui la cisti evolva in ascesso, però, è necessario ricorrere a terapia antibiotica per contrastare l’eventuale infezione batterica.

Intervento chirurgico

Qualora i rimedi casalinghi o le terapie farmacologiche non siano risolutive, è possibile ricorrere alla chirurgia. Le opzioni, a questo riguardo, sono molteplici.

Tra le principali tipologie di intervento possibile abbiamo, quindi:

  • drenaggio: questo intervento viene effettuato principalmente in anestesia locale e consiste in una piccola incisione praticata sulla cisti per far sì che il liquido infetto fuoriesca. Per facilitare il flusso viene applicato un drenaggio per consentire l’uscito del liquido attraverso l’incisione mantenuta aperta
  • marsupializzazione: attraverso questa procedura, della durata di circa un quarto d’ora ed effettuata anch’essa in anestesia locale, si riesce potenzialmente a prevenire la formazione di altre cisti in futuro. Il chirurgo, infatti, dopo aver praticato un’incisione, applica dei punti per mantenere un’apertura permanente e prevenire ulteriori ostruzioni del condotto ghiandolare
  • raramente e solo nei casi in cui tutti gli altri tipi di trattamenti non siano andati a buon fine, si ricorre alla rimozione della ghiandola di Bartolini. Questo intervento, infatti, è più complesso dei precedenti e richiede circa un’ora in anestesia generale. L’operazione ha anche dei possibili effetti collaterali in quanto può venir meno la lubrificazione fisiologica garantita dalla ghiandola