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L’epatite B è una malattia infettiva acuta che determina l’infiammazione del fegato; è causata dal virus dell’epatite B, HBV. Questo virus, dopo la forma A, rappresenta la seconda causa di epatite virale acuta. Si tratta di una condizione che provoca infiammazione e in alcuni casi un danno significativo al fegato.
Il contagio può avvenire attraverso i contatti sessuali o il contatto con sangue infetto, ad esempio con trasfusioni di sangue non sicure, l’uso di aghi non sterili o la trasmissione da madre a figlio durante il parto. Il virus HBV è uno dei virus più infettivi al mondo e può portare a malattia cronica, cirrosi o carcinoma epatico nei casi più gravi.
Una volta che si è stati contagiati dall’HBV e il sistema immunitario è stato in grado di sconfiggere il virus, determinando una guarigione spontanea, si rimane immuni per tutta la vita. Va subito specificato come l’epatite B possa essere acuta o cronica, e spesso rimane asintomatica. Grazie alla vaccinazione, che rappresenta la forma più sicura di prevenzione, in Italia il numero di persone colpite da questa infezione è andato progressivamente diminuendo.
Il test per l’epatite B viene svolto sia per screening, sia per svolgere una diagnosi di epatite B cronica oppure acuta. Il test viene svolto anche per il monitoraggio della patologia e della eventuale terapia in corso. In quarta battuta, il test permette di rilevare una precedente esposizione al virus o la possibilità di epatiti pregresse.
L’infezione può essere:
Una volta avvenuto il contagio, il virus può comunque avere una incubazione compresa tra i 45 e i 180 giorni, con una media effettiva di 2, 3 mesi. La persona infetta presenta sintomi divisibili in due periodi:
In assenza di cure, l’infezione cronica può determinare nei pazienti un maggiore rischio di contrarre cirrosi epatica e di epatocarcinoma.
Il virus dell’epatite B che si trasmette principalmente tramite fluidi corporei infetti. i principali modi di trasmissione sono:
Gli adulti sani sotto i 40 anni hanno una buona probabilità di superare l’infezione acuta, spesso guarendo completamente senza necessità di trattamenti specifici oltre al supporto sintomatico e al monitoraggio della funzione epatica. Una possibile terapia consiste nell’iniezione di immunoglobuline specifiche contro l’epatite B (HBIG), insieme ad un ciclo di vaccinazione.
In caso di epatite B cronica, i trattamenti possono includere farmaci antivirali per ridurre l’attività del virus, limitare il danno epatico e prevenire la progressione della malattia verso cirrosi o carcinoma epatocellulare. Le decisioni terapeutiche vengono prese su base individuale, in base a diverse caratteristiche come il livello di virus nel sangue e il grado di danno.
La terapia antivirale per l’epatite B cronica ha visto notevoli progressi negli ultimi anni, con farmaci che offrono un controllo efficace del virus. Tuttavia è importante sottolineare che questi trattamenti non determinano una guarigione in senso stretto, dal momento che il virus dell’epatite B può rimanere latente nell’organismo. Monitoraggio regolare e trattamenti a lungo termine sono necessari per una gestione ottimale.
Le persone che sono guarite dall’epatite B, ovvero hanno sviluppato immunità dopo l’infezione, non sono più contagiose. La guarigione è confermata dalla scomparsa del virus nel sangue e dalla presenza di anticorpi protettivi. Il virus può comunque rimanere in forma latente e potenzialmente riattivarsi. È dunque essenziale un monitoraggio regolare, specialmente se si tratta di epatite B cronica precedentemente diagnosticata.
Il vaccino contro l’epatite B è estremamente efficace e offre una protezione superiore al 95% contro l’infezione. Le persone completamente vaccinate hanno un rischio molto basso di contrarre l'epatite B. La risposta immunitaria al vaccino potrebbe, anche se raramente, non essere sufficiente per offrire una protezione completa, specialmente se non hanno ricevuto tutte le dosi raccomandate del vaccino o hanno patologie che indeboliscono il sistema immunitario.
Le analisi per diagnosticare l’infezione dovuta al virus HBV possono essere prescritte quando il paziente manifesta i sintomi che sono stati indicati. Più precisamente:
Il test per l’epatite B permette di:
Ad essere prelevato è un campione di sangue venoso. L’esame si svolge di prima mattina, a digiuno, e non prevede alcun tipo di preparazione.
Con il campione di sangue venoso si può rilevare la presenza del marcatore dell’infezione, HBsAG, chiamato anche antigene Australia. È un antigene di superficie, il marker per l’infezione del virus dell’epatite B.
Si può svolgere l’esame, per determinare l’infezione, dopo 1 o massimo 6 settimane dall’esordio dei sintomi. In caso di guarigione, il paziente ha risultati negativi dopo 4, massimo 6 mesi.
Accanto al test per l’epatite B, è possibile che siano prescritti altri esami routinari come ALT (alanina aminotransferasi) e AST (aspartato aminotransferasi). Risultano di estrema importanza ai fini diagnostici, nei casi in cui mancassero sintomi chiari e univoci.
È consigliabile, per svolgere il test dell’epatite B, aspettare non meno di un mese dopo la vaccinazione per il virus HBV. La causa risiede nella eventualità che emergano falsi positivi appena dopo l’inoculazione del vaccino.
Il virus dell’epatite B si trasmette sì per via parentale, per mezzo del sangue e dei liquidi biologici, ma non può diffondersi per mezzo di contatti più superficiali, come ad esempio colpi di tosse, starnuti o strette di mano.
Particolarmente a rischio contagio sono i soggetti fragili, in dialisi o sottoposti a chemioterapia, incluso il personale ospedaliero. Si ricorda, in conclusione, che un soggetto infetto è veicolo di contagio anche se asintomatico.