La fascite plantare è un’infiammazione a carico dell’arco plantare che provoca dolore e costituisce una delle principali cause di tallonite, in quanto colpisce il legamento arcuato, che collega la base delle dita dei piedi al tallone
Che cos’è la fascite plantare?
La fascite plantare è un’infiammazione a carico della parte inferiore del piede, dove si trova il legamento arcuato, che collega la base delle dita dei piedi al tallone e la cui infiammazione costituisce una delle principali cause di tallonite. La fascite plantare è un disturbo piuttosto comune tra le persone che praticano attività sportiva, ma è altrettanto frequente nei soggetti obesi e nelle donne in gravidanza.
Può essere anche la conseguenza dell’utilizzo di calzature inappropriate, che a lungo andare causano un eccessivo stress su pianta del piede e tallone.
Fascia plantare
La fascia plantare, chiamata anche aponeurosi plantare o legamento arcuato, è una banda di tessuto che attraversa la parte inferiore del piede, collegando l’osso del tallone alle dita. Questa fascia, dalla forma triangolare, sostiene l’arco del piede, aiuta a distribuire il peso su tutto il piede durante il movimento. Fornisce inoltre supporto e ammortizzazione sia nella stazione eretta che nella camminata.
Quali sono i sintomi di una fascite plantare?
Tra i principali sintomi della fascite plantare c’è il dolore localizzato nella parte inferiore del tallone, con possibili irradiazioni verso l’arco plantare e il metatarso. Il dolore si sviluppa in maniera graduale, passando da un lieve fastidio iniziale a un dolore acuto e intenso. Si presenta in misura maggiore al mattino, ovvero al risveglio, o dopo un periodo di riposo prolungato, se ad esempio si è stati a lungo seduti.
Durante l’attività fisica il dolore può non essere particolarmente avvertito, ma diventa più intenso, quasi bruciante, una volta terminata l’esercizio. Di solito la fascite plantare colpisce un solo piede, ma possono verificarsi in cui sono coinvolti entrambi i piedi.
Quanto tempo dura la fascite plantare?
La durata di una fascite dipende spesso non solo dalla condizione in sé, ma anche dalla velocità con cui ci si rivolge ad un professionista nel momento in cui si manifestano i primi sintomi. La durata può oscillare dalle 2 settimane fino a più di un mese, nei casi più gravi o quando ci si rivolge tardi allo specialista.
Perché viene la fascite?
Tra le cause principali che determinano l’insorgenza della fascite plantare ci sono lo stress ripetitivo a carico del piede e microtraumi dovuti ad attività che sovraccaricano la fascia plantare: corsa e salti, o anche semplicemente lo stare in piedi per lunghi periodi. Anche una eccessiva pronazione del piede o alterazioni dell’andatura possono aumentare lo stress sulla fascia plantare.
L’età è un’altra variabile di cui tenere conto, dal momento che la fascite tende ad essere più comune negli adulti tra i 40 e i 60 anni. Anche l’obesità può dare un contributo significativo, perché aumenta il carico sulla fascia plantare.
Per quanto riguarda i fattori di rischio gli sportivi che partecipano a corse, balletto e sport che richiedono molti salti possono essere maggiormente esposti. Anche coloro i cui mestieri richiedono di stare in piedi per molte ore, specialmente su superfici dure, possono riscontrare un rischio maggiore.
Problemi meccanici del piede, come piede piatto o cavo, un arco plantare molto alto o un’andatura disfunzionale, possono interferire sulla distribuzione del peso sul piede, così come l’indossare scarpe inadatte, che non sostengono a sufficienza l’arco del piede o sono prive di giusta ammortizzazione.
Che esami fare per la fascite plantare?
Va specificato come fin dai primi sintomi è opportuno rivolgersi al proprio medico o allo specialista ortopedico. L’esame è essenzialmente clinico e inizia con domande riguardo i sintomi, la loro durata, la presenza di eventuali attività che peggiorano il dolore, come la corsa o lo stare in piedi a lungo, e se ci sono stati recenti cambiamenti nell’attività fisica o nello stile di vita.
Durante l’esame fisico il medico palpa il piede per localizzare il dolore, cercando di capire se la localizzazione corrisponde ai tipici siti di dolore della fascite plantare. Inoltre possono essere valutati l’arco del piede e la flessibilità di tallone e polpaccio.
Per avere conferme diagnostiche, possono essere prescritti anche esami strumentali di imaging come radiografia e risonanza magnetica. Attraverso questi esami si accerta la natura e l’origine del dolore che a volte può essere dovuto ad una causa diversa dalla fascite plantare, come lo schiacciamento di un nervo o una vera e propria lesione.
Come curare la fascite plantare?
La terapia per la fascite plantare dipende dalla severità del disturbo, in primo luogo. Nel corso della fase acuta, quando il dolore è particolarmente intenso, il riposo è la principale forma di terapia. Vanno quindi evitate tutte le attività che potrebbero intensificare la sintomatologia dolorosa.
Il dolore può essere inoltre alleviato con rimedi mirati a ridurre l’infiammazione del legamento. Tra questi, troviamo:
- la terapia del freddo, con l’applicazione sull’area dolente di impacchi di ghiaccio
- la pratica di esercizi di stretching
- l’uso di plantari
- la tecarterapia: un tipo di trattamento elettromedicale che, sfruttando il principio fisico del condensatore, massaggia il tessuto muscolare danneggiato, riducendo il dolore e accelerando la riparazione dei tessuti
Quando necessario, possono essere assunti su indicazione medica antinfiammatori non steroidei, cosiddetti FANS, come l’ibuprofene oppure il naprossene sodico.
Dopo aver seguito un opportuno periodo di riposo, si può ricorrere a un programma di fisioterapia, raccomandabile non solo per ridurre il dolore ma anche per recuperare le funzionalità muscolari, tendinee e legamentose. Grazie alla fisioterapia è inoltre possibile migliorare:
- propriocezione
- la mobilità articolare
- il tono muscolare
- posture che potrebbero causare ricadute.
Una strategia terapeutica che ha evidenziato significativi benefici è rappresentata dall’utilizzo delle onde d’urto, in grado di favorire la riparazione dei tessuti stimolando i processi biologici che la determinano. Perché le onde d’urto siano pienamente efficaci è però fondamentale affidarsi sempre a centri specializzati, seguendo scrupolosamente le indicazioni del medico curante.
Cosa non fare con la fascite plantare?
Per proteggere il legamento arcuato del piede, è essenziale evitare comportamenti che potrebbero peggiorare la fascite plantare e ostacolare la sua guarigione. Per quanto riguarda l'attività fisica e la postura, si consiglia evitare di:
- svolgere attività sportive intense o faticose, come la corsa su terreni duri o il salto
- camminare o stare in piedi scalzi su superfici dure
- stare con la schiena curva o le ginocchia iperestese.
Per le calzature, evitare:
- scarpe con suole piatte o con un arco plantare non supportato
- scarpe con tacchi alti, che possono aumentare la pressione sulla parte anteriore del piede
- scarpe vecchie o logore che non offrono adeguato supporto e ammortizzazione
Il dolore non va sottovalutato. Ignorare il dolore non farà altro che peggiorare la fascite plantare. È importante ascoltare il corpo e riposare quando se ne sente il bisogno. Non bisogna affrettare il ritorno alle attività abituali, in quanto la guarigione richiede tempo e pazienza.
Come si massaggia la fascite plantare?
Prima di iniziare un massaggio, bisogna riscaldare la zona con un impacco caldo per aumentare la circolazione sanguigna così da rendere il massaggio più efficace. Quindi si applica un olio o una crema sulla pianta del piede per facilitare il movimento delle mani e ridurre l’attrito.
È ora possibile massaggiare prima il tallone e poi l’arco plantare. Con il pollice si eseguono dei movimenti circolari sulla zona del tallone e lungo la fascia plantare, concentrandosi sulle aree che sembrano più tese o dolenti. Si possono infine usare i pollici per esercitare una moderata pressione lungo l’arco plantare spostandosi lentamente dal tallone verso le dita del piede.
Si può anche utilizzare una pallina da massaggio, con la superficie a riccio, o una pallina da tennis. La si posizione sotto il piede e la si fa rotolare in avanti e indietro per alcuni minuti, concentrandosi sulle aree dolorose. In questo modo si contribuisce a sciogliere le tensioni.
Quali esercizi fare per la fascite plantare?
Possono essere svolti, infine, esercizi di automassaggio oppure di rinforzo. Nel primo caso, da seduti e con una gamba tesa, si prende un asciugamano posto attorno alla pianta del piede dolente e lo si tira delicatamente verso di sé, mantenendo la posizione per 20, 30 secondi. Questo automassaggio va ripetuto più volte.
Un buon esercizio di rinforzo consiste nel cercare di prendere un asciugamano con le dita dei piedi, oppure sollevare le dita del piede dolente lasciando il tallone a terra. Si tratta di esercizi che contribuiscono a rinforzare la fascia plantare, riducendo il dolore nel lungo termine.