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Stipsi


La stipsi o stitichezza è una difficoltà a espletare le funzioni intestinali, che può causare problemi anche gravi. Interessa maggiormente le donne e si può curare cambiando il proprio stile di vita.

Che cos'è è la stipsi?

La stipsi (dal greco styphein, “stretto”), detta anche costipazione, è la difficoltà a espletare le funzioni intestinali a causa del rallentamento del transito delle feci. Il mancato svuotamento dell’intestino porta a un accumulo di massa fecale, che diventa poi secca, dura e di dimensioni tali da essere ancora più difficile da evacuare.

La stipsi è un disturbo piuttosto comune: può riguardare sia gli adulti che i bambini, anche se interessa principalmente le donne dopo i 65 anni. Molte volte rappresenta una condizione passeggera e non grave (occasionale), in altri casi si manifesta per periodi più lunghi (ostinata o cronica), causando disagio e influendo negativamente sulla qualità della vita di chi ne soffre.

Che differenza c'è tra stipsi e stitichezza?

Non c'è alcuna differenza tra stipsi e stitichezza: i due termini sono sinonimi.

Le cause della stipsi

La causa più comune della stipsi sono i ridotti movimenti intestinali, che possono dipendere da diversi motivi:

Tra le condizioni e i disturbi intestinali legati alla stitichezza rientrano:

  • rallentamento del transito delle feci nel colon o intestino crasso
  • ostruzione al passaggio delle feci causato da tumori, restringimenti (stenosi) o prolasso rettale
  • particolari condizioni dei muscoli pelvici (che determinano la motilità intestinale) o dello sfintere anale
  • stimolo ad andare in bagno non assecondato o trattenuto per lungo tempo a causa di dolori provocati da ragadi anali o emorroidi.

Le condizioni e patologie sistemiche esterne all'intestino includono invece:

Quanto tempo si può stare senza andare in bagno?

La frequenza di defecazione varia da persona a persona, ma indicativamente è tra tre evacuazioni al giorno a tre alla settimana. Se in media una persona evacua una volta al giorno senza dolore o sforzo, si può parlare di stitichezza quando si va di corpo meno di tre volte alla settimana.

Come capire di essere stitico?

I sintomi della stipsi possono essere:

  • dolore al passaggio delle feci
  • sforzo eccessivo e prolungato nella defecazione
  • difficoltà a svuotare completamente l’intestino
  • feci dure
  • necessità di aiuti manuali o tramite supposte, clisteri o lassativi
  • mancanza di stimolo.

La stipsi transitoria invece può sopraggiungere in particolari circostanze, come la gravidanza o quando si cambiano luoghi e abitudini alimentari (ad esempio in viaggio). Si può parlare, al contrario, di stitichezza cronica se uno o più dei disturbi elencati si manifestano per almeno 12 settimane l’anno, non per forza consecutive. 

Stipsi: complicanze

La stitichezza può comportare una serie di complicanze.

Lo sforzo eccessivo nell'evacuazione aumenta significativamente la pressione sulle vene situate nell'area anale, talvolta provocando la formazione di emorroidi o, più raramente, di un prolasso rettale. Il passaggio di feci particolarmente dure può causare inoltre delle lesioni o fissurazioni anali.

In presenza di questi disturbi l'evacuazione può complicarsi ulteriormente, provocando nel paziente una certa resistenza o riluttanza ad andare in bagno e dunque innescando un circolo vizioso che aggrava la condizione.

Un'altra complicanza legata alla stipsi è la comparsa di diverticoli intestinali, a seguito del danneggiamento delle pareti dell'intestino crasso per effetto della maggiore pressione necessaria per espellere le feci. Queste formazioni possono talvolta infiammarsi dando luogo a una diverticolite, sanguinare o, nei casi più gravi, andare incontro a rottura.

In alcuni casi, la stipsi può portare alla formazione di un fecaloma, un conglomerato di feci che si induriscono nel retto o nel tratto finale dell'intestino crasso, causando un blocco. Questo può provocare dolorosi crampi, dolore rettale e infruttuosi tentativi di evacuazione. 

Come si individua la stitichezza?

La stitichezza può essere diagnosticata con una semplice anamnesi da parte del proprio medico che analizzi i sintomi, le abitudini intestinali, la dieta e lo stile di vita del paziente.

Oltre a ciò si possono aggiungere osservazione delle feci e esplorazioni del retto e del perineo per valutare la presenza di masse anorettali, lo stato dello sfintere anale, la presenza di prolasso, rettocele, emorroidi e ragadi anali.

Esami specialistici

Nei casi in cui sia richiesta una diagnosi più approfondita, lo specialista gastroenterologo può prescrivere altri esami:

  • studio dei tempi di transito intestinale: prevede l'ingestione da parte del paziente di capsule con marcatori radiopachi e il monitoraggio, attraverso radiografie dell’addome, del movimento del cibo lungo l’intestino e di eventuali rallentamenti
  • manometria anorettale: consiste nell'inserimento per via anale di una sonda con un palloncino all'estremità, per misurare la pressione e i movimenti del pavimento pelvico e dello sfintere anale a riposo, durante la contrazione volontaria e la spinta
  • test di espulsione del palloncino: valuta la capacità di espellere dal retto un palloncino riempito con alcuni ml d’acqua
  • defecografia: si tratta di una radiografia del retto durante la defecazione per valutare l’efficacia e la coordinazione muscolare dello sfintere in fase di spinta e l'eventuale presenza di prolasso. Si effettua con l’ausilio di una pasta morbida composta da bario e visibile ai raggi X che deve essere espulsa dal paziente come fossero feci
  • colonscopia: viene prescritta di solito per escludere la presenza di un tumore del colon-retto. Serve per esaminare il colon con una sonda dotata di telecamera per osservare eventuali diverticoli e di pinza bioptica per eseguire biopsie e asportare polipi
  • clisma opaco a raggi X: questo esame, meno invasivo ma meno completo del precedente, permette di visualizzare l’anatomia del colon attraverso un mezzo di contrasto a base di bario.

Può poi essere indagata la presenza di altre malattie di cui la stipsi può rappresentare un sintomo tramite:

Diagnosi stipsi
Colonscopia  
Visita Proctologica + Anoscopia  

Cosa fare in caso di stipsi?

Per gestire efficacemente la stitichezza, è importante innanzitutto prenderne in causa le cause. Qualora all'origine vi sia una patologia specifica, è necessario intervenire con trattamenti mirati.

Nelle situazioni in cui, invece, il disturbo non è causato da una malattia sottostante, diventa cruciale apportare cambiamenti alla dieta e allo stile di vita. Solo in un secondo tempo, se questi rimedi non sono sufficienti, si può valutar il ricorso a cure farmacologiche.

Cosa mangiare quando si soffre di stipsi?

Il miglior trattamento e la miglior prevenzione contro la stitichezza consiste nel modificare il regime alimentare e lo stile di vita, senza prendere farmaci.

L’alimentazione dovrebbe includere:

  • aumento graduale del consumo di fibre (frutta, verdura, semi, cereali integrali, crusca, avena, riso)
  • bere molta acqua e liquidi
  • ridurre l’assunzione di caffè, tè, alcol
  • ridurre il consumo di bevande gassate, prodotti caseari, carne.

Se a soffrire di stipsi è un neonato o un bambino piccolo, è utile arricchire la sua alimentazione di acqua, succhi di frutta diluiti e frutta più o meno tritata. I frutti più indicati contro la stitichezza sono mele, albicocche, uva, pesche, pere, prugne.

Accanto a una dieta sana ed equilibrata bisogna introdurre delle buone abitudini giornaliere:

  • combattere la vita sedentaria facendo attività fisica (anche solo una passeggiata)
  • gestire lo stress e migliorare l’umore
  • mangiare a orari regolari
  • dedicare il giusto tempo alle proprie funzioni fisiologiche, ad esempio seguendo una routine mattutina
  • non ignorare gli stimoli naturali dell’intestino e non ritardare l’evacuazione.

Come si cura la stitichezza?

Se cambiare lo stile di vita non basta, che farmaci prendere contro la stitichezza?

Il medico può prescrivere medicine che agiscono per ammorbidire le feci, anche se in generale si sconsiglia l'uso di lassativi, supposte e clisteri perché il colon potrebbe diventarne dipendente perdendo la sua tonicità. Se proprio necessario, meglio usarli per periodi limitati di tempo, anche perché possono avere effetti collaterali come:

Gli specialisti suggeriscono piuttosto l’assunzione di probiotici (fermenti lattici) e prebiotici (che favoriscono lo sviluppo di un’adeguata flora intestinale).

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Quando la stipsi è pericolosa?

È importante informare il proprio medico curante nei casi in cui la stitichezza:

  • si sviluppa rapidamente
  • persiste per oltre tre settimane
  • è particolarmente grave e accompagnata da perdita di peso e/o dolori alla zona addominale, gonfiore addominale, sangue nelle feci, vomito.

Questi segnali meritano un'attenzione particolare se il paziente supera i 45 anni di età.