Cos’è il carcinoma tiroideo?
Il carcinoma alla tiroide è un tumore maligno. Può essere definito come una massa neoplastica la cui insorgenza è dovuta sia alla trasformazione che alla proliferazione incontrollata di alcuni tipi di cellule della tiroide.
La tiroide, si aggiunge di passaggio, è la piccola ghiandola a forma di farfalla situata alla base del collo, davanti alla trachea. Produce i cosiddetti ormoni tiroidei che sono responsabili, tra le altre cose, di buona parte del metabolismo, della temperatura corporea e della frequenza cardiaca.
Quello alla tiroide è un carcinoma abbastanza diffuso, perché rappresenta circa il 3, 4% di tutti i tumori diagnosticati. Colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni ed è uno dei tumori più frequenti nelle donne in questa fascia d’età. L’incidenza è di circa 5 casi ogni 100.000 abitanti per gli uomini e circa 15-18 nuovi casi ogni 100.000 abitanti per le donne.
Tipi di carcinoma tiroideo
Nella maggior parte dei casi il tumore della tiroide ha origine dalle cellule follicolari. I tipi di carcinoma alla tiroide sono:
- carcinoma papillare: è il tipo più comune e tende a crescere lentamente. Anche se può diffondersi ai linfonodi vicini al collo, ha una prognosi molto favorevole. Da questo tipo di carcinoma tiroideo si guarisce nella maggior parte dei casi
- carcinoma follicolare: meno comune del papillare, può diffondersi ai vasi sanguigni e ai linfonodi circostanti. La prognosi rimane tuttavia favorevole
- carcinoma anaplastico: una forma rara ma molto aggressiva che si diffonde rapidamente a altre parti del corpo. La prognosi per questo tipo di cancro alla tiroide è generalmente sfavorevole
- carcinoma midollare: origina dalle cellule parafollicolari della tiroide (cellule C) che producono calcitonina. Può essere di natura ereditaria o sporadica e ha una prognosi variabile.
Cosa succede se si ha un tumore alla tiroide?
Inizialmente questo tipo di tumore è asintomatico. Con l’aumentare della massa può presentarsi un rigonfiamento nella parte anteriore del collo, senza alcun tipo di dolore. Si possono poi presentare raucedine, dispnea e disfagia, mal di gola che tende a non risolversi. I pazienti lamentano inoltre la sensazione di avere come un nodo alla gola.
- Il carcinoma papillare della tiroide presenta frequentemente metastasi ai linfonodi del collo, mentre raramente presenta metastasi a distanza.
- Il carcinoma follicolare può comportare con frequenza analoga, circa 12% dei casi, sia metastasi linfonodali che a distanza, soprattutto a osso e polmone, ma anche a cervello e fegato.
- Il carcinoma midollare comporta spesso, circa 20% dei casi, sia metastasi ai linfonodi del collo che metastasi a distanza, soprattutto fegato, cervello, polmoni, ossa.
Da cosa dipende?
Le cause dirette del carcinoma alla tiroide non sono completamente chiarite, ma ci sono diversi fattori di rischio accertati che possono aumentare la probabilità di svilupparlo. Tra questi, i più significativi includono:
- carenza di iodio: può causare il gozzo, un aumento di volume della tiroide spesso caratterizzato da numerosi noduli benigni. Questa condizione può predisporre alla trasformazione maligna delle cellule tiroidee
- esposizione a radiazioni ionizzanti: è riconosciuta come un fattore di rischio per il carcinoma papillare e follicolare alla tiroide, specialmente se l’esposizione avviene durante l’infanzia. Questo rischio può derivare dal trattamento con radiazioni per altre condizioni mediche o dalla esposizione a radiazioni ambientali, come quelle rilasciate durante disastri nucleari
- famigliarità: la presenza di un famigliare di primo grado con un carcinoma tiroideo aumenta il rischio di avere un carcinoma tiroideo dell’epitelio follicolare sia di carcinoma midollare
Altri fattori di rischio che sono stati segnalati sono esposizione a sostanze tossiche come solventi e inquinanti, epatite C, obesità.
Come avviene la diagnosi?
Il percorso diagnostico prende avvio dall’anamnesi del paziente. Segue l’esame obiettivo, per individuare i sintomi, in particolar modo con la palpazione e l’osservazione, sul collo, di possibile gonfiore o di noduli sospetti.
Se sorge il dubbio su un possibile carcinoma tiroideo, vengono prescritti:
- analisi del sangue per gli ormoni tiroidei
- analisi calcitonina
- ecografia della tiroidea, per approfondire le condizioni della tiroide e dei noduli, studiandone dimensioni, forma, aspetto, presenza di calcificazioni.
In caso di noduli tiroidei che risultino sospetti all’ecografia viene eseguito un agoaspirato con ago sottile per analizzare le cellule che compongono il nodulo; in questo caso si parla di citologia tiroidea. In casi selezionati l’esame citologico può essere approfondito con analisi immunoistochimiche o analisi genetiche. La scintigrafia tiroidea è un esame che valuta la funzione della tiroide, attraverso la captazione, e se vi sono noduli che producono un eccesso di ormoni, ma non è un esame utile a diagnosticare un carcinoma tiroideo.
Solo in casi particolari si rendono necessari esami strumentali come tomografia o risonanza magnetica. In molti casi la diagnosi di un carcinoma tiroideo è casuale, ovvero parte dal riscontro di un nodulo durante una visita medica o un esame eseguiti per motivi diversi dal sospetto di una malattia tiroidea.
Terapia e interventi
Il trattamento di prima scelta del carcinoma tiroideo è di tipo chirurgico. Dopo il trattamento chirurgico, basandosi su una valutazione del paziente e della caratterizzazione specifica del carcinoma, si stabilisce se sono necessari ulteriori trattamenti. Il trattamento chirurgico viene omesso quasi esclusivamente nelle forme di carcinoma anaplastico molto avanzate.
Trattamenti chirurgici
La tiroidectomia rappresenta la prima scelta terapeutica per la maggior parte dei carcinomi della tiroide. In base all’estensione del carcinoma possono essere effettuati diversi tipi di intervento:
- lobectomia tiroidea: l’asportazione di un solo lobo della tiroide potrebbe essere sufficiente per carcinomi di piccole dimensioni e non aggressivi situati in un solo lobo
- tiroidectomia totale o near-total: rimozione di quasi tutta la tiroide, è l’intervento più frequentemente praticato per i carcinomi tiroidei, soprattutto nei casi in cui il tumore si è diffuso oltre ad un solo lobo o in presenza di una diagnosi di carcinoma di grandi dimensioni o aggressivo.
Questo secondo approccio può essere seguìto dall’ablazione del residuo tiroideo con iodio radioattivo. Alla tiroidectomia è spesso associata l’asportazione di alcuni linfonodi del collo.
Trattamenti non chirurgici
Gli approcci non chirurgici possono essere:
- terapia ormonale: dopo la tiroidectomia è generalmente prescritta la terapia con levotiroxina per mantenere i livelli ematici di TSH (ormone stimolante la tiroide) bassi. La terapia viene definita “a scopo soppressivo della secrezione di TSH” e aiuta a prevenire la ricrescita del tessuto canceroso residuo. Questo trattamento è indicato nei carcinomi papillare e follicolare, ma non nel carcinoma midollare
- ablazione con iodio radioattivo (I-131): utilizzata dopo la tiroidectomia totale per distruggere delle eventuali cellule tiroidee maligne residue nell’organismo. Questo trattamento è indicato nei carcinomi papillare e follicolare, ma non nel carcinoma midollare. Viene riservata ai carcinomi di grandi dimensioni, ai tumori che coinvolgono anche i tessuti vicini alla tiroide (estensione extratiroidea), in caso di metastasi linfonodali o a distanza
- farmaci a bersaglio molecolare: nelle forme di carcinoma papillare o follicolare non responsivi allo iodio radioattivo, nel carcinoma anaplastico, nel carcinoma midollare avanzato possono essere eseguiti dei test molecolari in grado di identificare dei bersagli nel carcinoma che possono essere colpiti da immunoterapia
- terapia radiante esterna: utilizzata quasi esclusivamente nei carcinomi anaplastici e midollari o per le metastasi alle ossa.