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Aritmia, sintomi, cause e trattamenti

A cura di
Valeria
Buonamici
Claudio
Romei

Si parla di aritmia quando si verifica un’alterazione del battito cardiaco. Gli specialisti cardiologi del Centro Medico Santagostino ne illustrano i sintomi, le cause e indicano i trattamenti.

Cos’è l’aritmia?

L’aritmia è un’alterazione del processo elettrico alla base del battito del cuore, ovvero un’anomalia della frequenza o del ritmo del battito cardiaco. Il cuore batte con eccessiva lentezza o troppo velocemente, oppure con un ritmo irregolare.

I due esiti di questa irregolarità sono:

Quali sono le cause dell’aritmia?

Le cause dell’aritmia sono da ricondurre a un blocco o ritardo degli impulsi elettrici a controllo del battito cardiaco: le cellule nervose che inducono i segnali elettrici lavorano non correttamente, o il segnale elettrico non attraversa in modo funzionale il cuore.

Può verificarsi poi che al segnale elettrico endogeno del cuore si sovrapponga il segnale prodotto dalle cellule pacemaker, presenti nella zona cardiaca. Le più importanti si trovano nel nodo seno atriale. Vanno indicate anche cause dovute allo stile di vita:

  • fumo
  • assunzione di droghe (anfetamine, cocaina)
  • abuso di alcol, caffeina oppure nicotina.

I disturbi digestivi, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e alcuni farmaci possono essere ulteriori cause.

Quali sono i sintomi dell’aritmia cardiaca?

Le manifestazioni aritmiche spesso non determinano sintomi. Ma quando presenti, i sintomi più comuni sono:

  • palpitazioni, e sensazione di “perdita di un colpo” da parte del muscolo cardiaco
  • battito irregolare o lento
  • sensazione di battito mancante
  • sfarfallio.

Tra i sintomi più seri si annoverano:

Quali sono le aritmie pericolose? Tipi e prognosi

Le aritmie possono essere suddivise in:

  • aritmie ipercinetiche, sopraventricolari e ventricolari
  • ipocinetiche, a seconda della sede cardiaca e del tipo di anomalia elettrica.

In questi tipi di aritmie si ritrovano diverse condizioni cliniche, con livelli differenti di pericolosità per il paziente:

  • forme tutto sommato innocue come le extrasistoli
  • forme più severe come alcuni tipi di aritmie sopraventricolari
  • fibrillazione ventricolare, che mette a rischio la vita di chi ne soffre.

La prognosi è variabile, poiché le aritmie hanno forme relativamente innocue, come le extrasistoli, ma ci sono anche forme importanti, come le aritmie sopraventricolari, o la fibrillazione ventricolare, molto rischiosa.

Aritmie sopraventricolari

Le aritmie sopraventricolari sono forme di aritmie ipercinetiche. Si suddividono in:

  • extrasistoli: dovute a una contrazione anticipata e con sensazione di sfarfallio, di un battito mancante, o di brevi episodi di palpitazioni. Frequenti le forme sintomatiche, generalmente non pericolose
  • tachiaritmie
  • fibrillazione atriale (AF): la più diffusa aritmia sopraventricolare. Riguarda il 5% della popolazione ultrasettantenne e il 10% ultraottantenne. Il segnale elettrico si avvia in punti differenti di atrio destro e sinistro e nelle vene dei polmoni per diffondersi veloce (fino a 300 impulsi al minuto) e in modo disorganizzato lungo gli atri. Le pareti atriali hanno contrazioni veloci (fibrillazione), con conseguente trasmissione, dalla frequenza variabile, dell’impulso, e un battito irregolare. L’AF risulta preoccupante se l’anomalia elettrica arriva ai ventricoli. La più importante complicazione dell’AF è l’ictus, da trattare con anticoagulanti
  • flutter atriale: il segnale si distribuisce come onda circolare, in velocità e regolarità. È meno comune dell’AF, a volte la precede, ha identici sintomi e complicazioni
  • tachicardia reciprocante nodale (TRN): causata da una via lenta di conduzione all’altezza del nodo atrioventricolare, ha esordio e termine improvvisi e durata variabile. Non è una artimia pericolosa ed è specifica dell’età giovanile e del sesso femminile (7 a 1)
  • sindrome di Wolff-Parkinson-White: tra le tachicardie più pericolose, da rientro atrio-ventricolare (TRAV). Il segnale elettrico viaggia su un percorso alternativo rispetto a quello usuale, dagli atri ai ventricoli. Quando manifesta, determina l’onda delta di un elettrocardiogramma.

Aritmie ventricolari

Le aritmie ventricolari sono la seconda categoria relativa alle aritmie ipercinetiche. Possono essere:

  • extrasistoli ventricolari: chiamate anche contrazioni ventricolari premature (PVCs). Hanno identica importanza delle extrasistoli sopraventricolari se accadono in coppia, singolarmente e se non risultano associate a cardiopatie
  • tachicardia ventricolare: battito regolare e veloce dei ventricoli. Dura da pochi secondi a un tempo più lungo. Ridotti battiti di tachicardia ventricolare non causano problemi. Episodi più prolungati possono, al contrario, risultare pericolosi, fino a sfociare in fibrillazioni ventricolari
  • fibrillazione ventricolare (v-flb): i ventricoli iniziano a tremare e fremere a causa di segnali elettrici. I ventricoli non sono più in grado di pompare sangue nell’organismo. Si perde conoscenza in pochi secondi e, senza interventi rapidi quali defibrillazione o shock elettrico al miocardio, in pochi minuti sopravviene la morte. La v-flb causa la maggior parte dei decessi cardiaci improvvisi.

Aritmie ipocinetiche

Le aritmie ipocinetiche si dividono in:

  • malattia del nodo del seno (MNS), con frequenza del battito più lenta del normale. Con frequenza eccessivamente lenta, il cervello rischia di avere una quantità insufficiente di sangue. Anche minimi sforzi possono causare dispnea e astenia 
  • blocchi atrioventricolari (BAV) di I, II e III grado in base a gravità e blocco che può ricevere l’impulso, quando attraversa il nodo atrioventricolare. Nei casi più severi possono causare sincope e arresto cardiaco.

Cosa fare in caso di aritmie?

L’aritmia ha bisogno di trattamenti quando presenta sintomi di una certa importanza quali dolore toracico, stordimento, svenimento.

È richiesto un trattamento anche con l’aumento del rischio di complicazioni. Le due principali forme di trattamento sono la terapia farmacologica e la chirurgia.

Trattamenti farmacologici dell’aritmia cardiaca

La somministrazione dei farmaci ha come obiettivo rallentare o accelerare il battito cardiaco. Un altro obiettivo è rendere un ritmo cardiaco anomalo un ritmo stabile e normale, per il quale sono impiegati dei farmaci aritmici.

Tra i farmaci che rallentano la frequenza cardiaca ci sono:

  • beta-bloccanti: bisoprololo, metoprololo, sotalolo, carvedilolo, l’atenololo
  • calcio-antagonisti: diltiazem o verapamil. Farmaci impiegati a volte per il trattamento della fibrillazione atriale.

Tra i farmaci che per il controllo del ritmo cardiaco si possono indicare l’amiodarone, il sotalolo, il propafenone, la flecainide.

Questi farmaci hanno effetti collaterali, pertanto il loro dosaggio deve essere stabilito dallo specialista aritmologo. Nei casi di fibrillazione atriale sono adottati farmaci anticoagulanti, oppure fluidificanti del sangue, per la prevenzione di coaguli del sangue. Anticoagulanti quali: l’eparina, la warfarina, l’acenocumarolo.

Procedure chirurgiche per l’aritmia

Il pacemaker è il trattamento non farmacologico in caso di aritmie ipocinetiche. Si tratta di uno strumento, dalle dimensioni ridotte, posizionato nella zona toracica, sotto la cute, così da controllare con impulsi elettrici diretti al cuore, il ritmo cardiaco. Dopo l’impianto, ogni paziente può programmare lo stimolatore in base alle proprie esigenze.

Viene impiantato il defibrillatore (ICD) se il paziente presenta aritmie ventricolari da trattare non solo farmacologicamente. Questo apparecchio poco più grande di un pacemaker, oltre alle normali funzioni di uno stimolatore è in grado di riconoscere e trattare le aritmie pericolose con uno shock elettrico.

Altre forme di trattamento prevedono l’invio al cuore di una scarica elettrica: cardioversione elettrica, per la fibrillazione o il flutter atriale o defibrillazione, per le aritmie ventricolari.

In molti tipi di aritmia (TRN, WPW, flutter e fibrillazione atriale, tachicardie ventricolare) viene usata l’ablazione transcatetere mediante radiofrequenza: un catetere, sottile, lungo e flessibile, è introdotto nelle vene femorali ad altezza inguine per poi essere guidato fino al cuore. Sono quindi identificati i siti responsabili delle aritmie, e vengono distrutti con l’applicazione di radiofrequenza.

Ragioni dei trattamenti cardiochirurgici nelle aritmie

L’adozione della cardiochirurgia avviene quando è già stato svolto sul paziente un intervento chirurgico, come la riparazione di una valvola cardiaca. Nella fibrillazione atriale viene impiegata una particolare tecnica chirurgica chiamata del labirinto: il chirurgo opera dei piccoli tagli, o bruciature, agli atri e impedisce, per quanto possibile, la diffusione di segnali elettrici disorganizzati.

Se l’aritmia è causata da una patologia coronarica, può essere raccomandato l’innesto di un bypass aorto-coronarico (CABG), capace di migliorare l’afflusso di sangue al muscolo cardiaco.