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Aritmia, sintomi, cause e trattamenti

A cura di
Valeria
Buonamici

Si parla di aritmia quando si verifica un’alterazione del battito cardiaco. Gli specialisti cardiologi del Santagostino ne illustrano i sintomi, le cause e indicano i trattamenti.

Cos’è l’aritmia?

L’aritmia cardiaca è un’alterazione del ritmo del cuore, che può manifestarsi con battiti troppo rapidi (tachicardia), troppo lenti (bradicardia) oppure irregolari. Questa condizione si verifica quando i segnali elettrici che regolano il battito cardiaco non funzionano correttamente, causando un battito irregolare.

In un cuore sano l’impulso elettrico che regola il battito cardiaco ha origine dal nodo senoatriale (NSA), situato nell’atrio destro, nella parte alta del cuore. Questo impulso si propaga attraverso gli atri, raggiunge il nodo atrioventricolare (NAV) e successivamente i ventricoli. E grazie a questo circuito si ha una contrazione efficace e funzionale del cuore. ​

Nelle aritmie cardiache, l’impulso elettrico può avere origini anomale o seguire percorsi irregolari. Possono svilupparsi focolai ectopici, ovvero in altre parti del cuore. In più anomalie nella conduzione possono causare circuiti di rientro, nei quali l’impulso si ricircola in una specifica area, provocando contrazioni rapide o irregolari.

Quali sono i sintomi dell’aritmia cardiaca?

Le manifestazioni aritmiche spesso non determinano sintomi. Ma quando presenti, i sintomi più comuni sono:

  • palpitazioni, e sensazione di “perdita di un colpo” da parte del muscolo cardiaco
  • battito irregolare o lento
  • sensazione di battito mancante
  • sfarfallio.

Tra i sintomi più seri si annoverano:

Come riconoscere l'aritmia maligna?

Per riconoscere una situazione di aritmia maligna, che si presenta come tachicardia o fibrillazione ventricolari, è essenziale raggiungere un pronto soccorso che sia vicino o chiamare tempestivamente il proprio medico.

La diagnosi precoce è il passaggio fondamentale e si basa su elettrocardiogramma (ECG) e monitoraggio Holter.

Quanto dura un’aritmia?

La durata di un’aritmia dipende dal tipo e dalla gravità della condizione. Alcune aritmie, come la fibrillazione atriale parossistica, possono risolversi spontaneamente entro 24-48 ore, mentre forme più persistenti possono durare oltre una settimana e richiedere un trattamento specifico.

Altre, come la tachicardia parossistica sopraventricolare, si manifestano con episodi improvvisi che possono durare da pochi secondi a diverse ore, spesso terminando spontaneamente.

Nei casi più gravi, come la fibrillazione ventricolare, l’aritmia è caotica e, senza un intervento immediato, può essere fatale in pochi minuti.

Quali sono le cause dell’aritmia?

Bisogna operare un distinzione tra cause cardiache cause extracardiache.

Tra le cause cardiache si annoverano:

  • cardiopatie ischemiche: la riduzione del flusso sanguigno al cuore può danneggiare il tessuto cardiaco, influenzando la conduzione elettrica e predisponendo alle aritmie
  • valvulopatie: difetti delle valvole cardiache possono alterare il flusso sanguigno e aumentare lo stress sul cuore, favorendo l’insorgenza di aritmie
  • cardiomiopatie: patologie del muscolo cardiaco, come la dilatazione o l’ipertrofia, possono interferire con il normale ritmo cardiaco. ​

Le cause extracardiache possono essere:

  • disturbi endocrini: l’ipertiroidismo può accelerare il metabolismo e influenzare il ritmo cardiaco, portando a tachiaritmie
  • squilibri elettrolitici: alterazioni nei livelli di potassio, sodio o calcio possono compromettere la conduzione elettrica del cuore, causando aritmie
  • farmaci e sostanze: l’uso eccessivo di caffeina, alcol, nicotina o droghe può influenzare negativamente il ritmo cardiaco
  • fattori ambientali e comportamentali: stress, ansia e sforzi fisici intensi possono alterare la frequenza cardiaca e predisporre alle aritmie. ​

Le aritmie possono, infine, essere anche idiopatiche, ovvero senza una causa evidente.

Quali sono le aritmie pericolose? Tipi e prognosi

Le aritmie possono essere suddivise in:

  • aritmie ipercinetiche, sopraventricolari e ventricolari
  • ipocinetiche, a seconda della sede cardiaca e del tipo di anomalia elettrica.

In questi tipi di aritmie si ritrovano diverse condizioni cliniche, con livelli differenti di pericolosità per il paziente:

  • forme tutto sommato innocue come le extrasistoli
  • forme più severe come alcuni tipi di aritmie sopraventricolari
  • fibrillazione ventricolare, che mette a rischio la vita di chi ne soffre.

La prognosi è variabile, poiché le aritmie hanno forme relativamente innocue, come le extrasistoli, ma ci sono anche forme importanti, come le aritmie sopraventricolari, o la fibrillazione ventricolare, molto rischiosa.

Aritmie sopraventricolari

Le aritmie sopraventricolari sono forme di aritmie ipercinetiche. Si suddividono in:

  • extrasistoli: dovute a una contrazione anticipata e con sensazione di sfarfallio, di un battito mancante, o di brevi episodi di palpitazioni. Frequenti le forme sintomatiche, generalmente non pericolose
  • tachiaritmie
  • fibrillazione atriale (AF): la più diffusa aritmia sopraventricolare. Riguarda il 5% della popolazione ultrasettantenne e il 10% ultraottantenne. Il segnale elettrico si avvia in punti differenti di atrio destro e sinistro e nelle vene dei polmoni per diffondersi veloce (fino a 300 impulsi al minuto) e in modo disorganizzato lungo gli atri. Le pareti atriali hanno contrazioni veloci (fibrillazione), con conseguente trasmissione, dalla frequenza variabile, dell’impulso, e un battito irregolare. L’AF risulta preoccupante se l’anomalia elettrica arriva ai ventricoli. La più importante complicazione dell’AF è l’ictus, da trattare con anticoagulanti
  • flutter atriale: il segnale si distribuisce come onda circolare, in velocità e regolarità. È meno comune dell’AF, a volte la precede, ha identici sintomi e complicazioni
  • tachicardia reciprocante nodale (TRN): causata da una via lenta di conduzione all’altezza del nodo atrioventricolare, ha esordio e termine improvvisi e durata variabile. Non è una artimia pericolosa ed è specifica dell’età giovanile e del sesso femminile (7 a 1)
  • sindrome di Wolff-Parkinson-White: tra le tachicardie più pericolose, da rientro atrio-ventricolare (TRAV). Il segnale elettrico viaggia su un percorso alternativo rispetto a quello usuale, dagli atri ai ventricoli. Quando manifesta, determina l’onda delta di un elettrocardiogramma.

Aritmie ventricolari

Le aritmie ventricolari sono la seconda categoria relativa alle aritmie ipercinetiche. Possono essere:

  • extrasistoli ventricolari: chiamate anche contrazioni ventricolari premature (PVCs). Hanno identica importanza delle extrasistoli sopraventricolari se accadono in coppia, singolarmente e se non risultano associate a cardiopatie
  • tachicardia ventricolare: battito regolare e veloce dei ventricoli. Dura da pochi secondi a un tempo più lungo. Ridotti battiti di tachicardia ventricolare non causano problemi. Episodi più prolungati possono, al contrario, risultare pericolosi, fino a sfociare in fibrillazioni ventricolari
  • fibrillazione ventricolare (v-flb): i ventricoli iniziano a tremare e fremere a causa di segnali elettrici. I ventricoli non sono più in grado di pompare sangue nell’organismo. Si perde conoscenza in pochi secondi e, senza interventi rapidi quali defibrillazione o shock elettrico al miocardio, in pochi minuti sopravviene la morte. La v-flb causa la maggior parte dei decessi cardiaci improvvisi.

Aritmie ipocinetiche

Le aritmie ipocinetiche si dividono in:

  • malattia del nodo del seno (MNS), con frequenza del battito più lenta del normale. Con frequenza eccessivamente lenta, il cervello rischia di avere una quantità insufficiente di sangue. Anche minimi sforzi possono causare dispnea e astenia 
  • blocchi atrioventricolari (BAV) di I, II e III grado in base a gravità e blocco che può ricevere l’impulso, quando attraversa il nodo atrioventricolare. Nei casi più severi possono causare sincope e arresto cardiaco.

Che differenza c’è tra tachicardia e aritmia?

La tachicardia è una forma specifica di aritmia caratterizzata da un aumento della frequenza cardiaca oltre i 100 battiti al minuto. Può manifestarsi in situazioni fisiologiche, come durante l'esercizio fisico o in risposta a stress, ma anche in condizioni patologiche.

Le aritmie, come detto, rappresentano qualsiasi alterazione del ritmo cardiaco normale. Pertanto, mentre tutte le tachicardie sono aritmie, non tutte le aritmie sono tachicardie.

Come capire se è aritmia o ansia?

L’ansia può causare sintomi simili a quelli delle aritmie, come palpitazioni, battito accelerato e sensazione di disagio al petto. Tuttavia, le palpitazioni dovute all’ansia tendono a presentarsi in situazioni di stress emotivo e spesso si accompagnano a sintomi come sudorazione, tremori e sensazione di paura.

Al contrario, le aritmie possono verificarsi indipendentemente dallo stato emotivo e possono manifestarsi con sintomi come vertigini, svenimenti o mancanza di respiro. Per distinguere tra le due condizioni, è consigliabile monitorare la frequenza e il contesto in cui si verificano i sintomi e consultare un medico per una valutazione approfondita.

Cosa fare in caso di aritmie?

L’aritmia ha bisogno di trattamenti quando presenta sintomi di una certa importanza quali dolore toracico, stordimento, svenimento.

È richiesto un trattamento anche con l’aumento del rischio di complicazioni. Le due principali forme di trattamento sono la terapia farmacologica e la chirurgia.

Trattamenti farmacologici dell’aritmia cardiaca

La somministrazione dei farmaci ha come obiettivo rallentare o accelerare il battito cardiaco. Un altro obiettivo è rendere un ritmo cardiaco anomalo un ritmo stabile e normale, per il quale sono impiegati dei farmaci aritmici.

Tra i farmaci che rallentano la frequenza cardiaca ci sono:

  • beta-bloccanti: bisoprololo, metoprololo, sotalolo, carvedilolo, l’atenololo
  • calcio-antagonisti: diltiazem o verapamil. Farmaci impiegati a volte per il trattamento della fibrillazione atriale.

Tra i farmaci che per il controllo del ritmo cardiaco si possono indicare l’amiodarone, il sotalolo, il propafenone, la flecainide.

Questi farmaci hanno effetti collaterali, pertanto il loro dosaggio deve essere stabilito dallo specialista aritmologo. Nei casi di fibrillazione atriale sono adottati farmaci anticoagulanti, oppure fluidificanti del sangue, per la prevenzione di coaguli del sangue. Anticoagulanti quali: l’eparina, la warfarina, l’acenocumarolo.

Ragioni dei trattamenti cardiochirurgici nelle aritmie

L’adozione della cardiochirurgia avviene quando è già stato svolto sul paziente un intervento chirurgico, come la riparazione di una valvola cardiaca. Nella fibrillazione atriale viene impiegata una particolare tecnica chirurgica chiamata del labirinto: il chirurgo opera dei piccoli tagli, o bruciature, agli atri e impedisce, per quanto possibile, la diffusione di segnali elettrici disorganizzati.

Se l’aritmia è causata da una patologia coronarica, può essere raccomandato l’innesto di un bypass aorto-coronarico (CABG), capace di migliorare l’afflusso di sangue al muscolo cardiaco.

Procedure chirurgiche per l’aritmia

Il pacemaker è il trattamento non farmacologico in caso di aritmie ipocinetiche. Si tratta di uno strumento, dalle dimensioni ridotte, posizionato nella zona toracica, sotto la cute, così da controllare con impulsi elettrici diretti al cuore, il ritmo cardiaco. Dopo l’impianto, ogni paziente può programmare lo stimolatore in base alle proprie esigenze.

Viene impiantato il defibrillatore (ICD) se il paziente presenta aritmie ventricolari da trattare non solo farmacologicamente. Questo apparecchio poco più grande di un pacemaker, oltre alle normali funzioni di uno stimolatore è in grado di riconoscere e trattare le aritmie pericolose con uno shock elettrico.

Altre forme di trattamento prevedono l’invio al cuore di una scarica elettrica: cardioversione elettrica, per la fibrillazione o il flutter atriale o defibrillazione, per le aritmie ventricolari.

In molti tipi di aritmia (TRN, WPW, flutter e fibrillazione atriale, tachicardie ventricolare) viene usata l’ablazione transcatetere mediante radiofrequenza: un catetere, sottile, lungo e flessibile, è introdotto nelle vene femorali ad altezza inguine per poi essere guidato fino al cuore. Sono quindi identificati i siti responsabili delle aritmie, e vengono distrutti con l’applicazione di radiofrequenza.