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Miocardite. I sintomi, le cause e i trattamenti

A cura di
Bruno
Andreuzzi

La miocardite è una infiammazione del miocardio, ovvero il muscolo cardiaco. Colpisce in prevalenza la popolazione giovane e, quando si presenta in forma grave, può determinare rischi per il paziente.

Cos’è la miocardite?

La miocardite è una infiammazione del muscolo del cuore, il miocardio. La gravità e le conseguenze di questa infiammazione possono essere notevolmente diverse, spaziando da una risoluzione senza alcune conseguenze fino ad una compromissione della funzionalità del muscolo cardiaco.

La conseguenza più pericolosa di una miocardite, se guarita, è l’insufficienza cardiaca (cardiomiopatia ipocinetica), ovvero una riduzione della capacità del cuore di pompare sangue adeguatamente.

Tipi di miocardite

La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco e presenta un ampio spettro di gravità: da una malattia pressoché asintomatica può comportarsi come una malattia molto aggressiva, con immediato pericolo di vita.

La miocardite può essere:

  • diffusa, e coinvolgere tutto il muscolo cardiaco
  • localizzata, ovvero limitata ad una zona
  • acuta, quindi a rapido sviluppo, ed in tal caso può mimare un infarto
  • cronica, a più lento sviluppo
  • fulminante, a rapidissima evoluzione infausta e che necessita di un trattamento molto aggressivo.

Quali sono i sintomi della miocardite?

Tra i sintomi iniziali di una miocardite vanno senz’altro indicati debolezza generale e febbre, specie nelle forme di origine virale. Può quindi presentarsi dolore al torace, soprattutto nei casi in cui il paziente presenta pericardite, patologia spesso associata; si tratta di un tipo di dolore che può ricordare un infarto. Vanno anche indicati anche mancanza di fiato (dispnea) e palpitazioni, che possono determinare anche svenimenti (sincope).

Altri sintomi che possono associarsi, nei casi gravi, sono forte debolezza e marcata sudorazione, che sono conseguenze dell’abbassamento importante di pressione. Altri sintomi sono quindi dolori muscolari, astenia, nausea, mal di testa.

Quali sono le cause di una miocardite?

La principale causa di una miocardite sono le infezioni virali, e i virus più coinvolti possono essere Citomegalovirus, virus dell’epatite C, Adenovirus, Coxsackievirus; per fare alcuni esempi.

Tuttavia questa infiammazione del muscolo cardiaco può essere anche conseguenza di intossicazione causata da alcuni farmaci, da alcool o cocaina oppure sostanze tossiche come piombo e arsenico, o radiazioni. Anche le allergie, in seguito a vaccinazioni, punture di insetto o per farmaci, possono essere fonte di miocardite, così come le patologie autoimmuni e infiammatorie di tipo sistemico, come ad esempio l’artrite reumatoide.

Se la causa è virale lo sviluppo della miocardite è di solito compreso fra 1 e 4 settimane. L’insorgenza è in genere più rapida in caso di un’intossicazione o di un’allergia; è invece più lenta se conseguenza di malattie autoimmuni, come ad esempio la colite ulcerativa.

Come si scopre una miocardite?

I tre esami strumentali che permettono una diagnosi di miocardite sono:

  • elettrocardiogramma, molto sensibile nell’individuare un danno cardiaco, anche se non permette in genere di definire se da miocardite o da altra causa
  • ecocardiogramma, che va fatto subito dopo l’elettrocardiogramma, in attesa dei risultati degli esami di laboratorio, anche se mostrerà delle anomalie solo in caso di miocardite di una certa gravità
  • risonanza magnetica cardiaca, l’esame non invasivo più sensibile e specifico. Può individuare anche miocarditi molto sfumate; è un esame piuttosto lungo e relativamente poco diffuso, per cui è spesso usato come conferma di un sospetto diagnostico nei casi dubbi.

In contemporanea si fanno esami di laboratorio. I più specifici sono:

  • troponina e CPK-MB, che confermano in danno del muscolo cardiaco
  • PCR, che conferma una infiammazione in corso.

È comunque utile fare una serie completa di esami di base, come funzione renale, emocromo, quadro elettrolitico. In caso di presentazione acuta con dolore al petto, si può anche dover ricorrere ad una coronarografia, per escludere un infarto miocardico. La diagnosi di sicurezza di una miocardite si fa solo con una biopsia endomiocardica, che al contrario è un esame invasivo, riservato in genere ai casi in cui si prevedono terapie particolari.

Come si guarisce dalla miocardite?

La miocardite è una malattia la cui cura va individualizzata, perché dipende dalla causa. Si inizia con una terapia di supporto: riposo innanzitutto, spesso per mesi, e le attività agonistiche devono essere sospese fino anche a 6 mesi. Segue il controllo dei sintomi con antidolorifici, ma non con gli antinfiammatori, che potrebbero peggiorare il quadro.

Si aggiungono in genere farmaci per prevenire l’evoluzione in insufficienza cardiaca o per curarla se presente, come beta-bloccanti e inibitori sistema renina-angiotensina. Se si manifesta ritenzione idrica, gonfiore alle gambe, imbibizione dei polmoni, possono essere prescritti anche diuretici.

Si cura quindi la malattia alla base. Se su base batterica o parassitaria, sono somministrati antibiotici o antiparassitari; se virale in genere non sono disponibili cure antivirali valide, solo per pochi virus esistono farmaci efficaci. Se su base immunitaria, come spesso succede anche nelle miocarditi di origine virale, si adottano farmaci immunosoppressori. In casi particolarmente aggressivi, dopo una biopsia di conferma, sono disponibili cure molto specifiche come la depurazione del sangue dagli anticorpi.

La gestione dei casi gravi e aritmie

Se vi è una grave compromissione della funzione cardiaca o addirittura un quadro di shock, si deve “sostenere il circolo” con farmaci stimolanti il cuore, come gli inotropi, fino al ricorso al supporto meccanico al circolo cioè l’applicazione di un temporaneo cuore artificiale, nei casi più gravi.

Per le aritmie, tachicardia, extrasistoli frequenti, va valutata con attenzione la terapia specifica. Spesso si mantiene solo una osservazione attenta in ospedale con elettrocardiogramma in continuo. I farmaci vanno scelti con molta attenzione, perché talora possono peggiorare il quadro. In alcuni casi selezionati è necessario l’impianto di un defibrillatore automatico. Fortunatamente nella maggioranza dei casi la malattia guarisce nel giro di 1 - 2 mesi, ma può evolvere in una cardiomiopatia dilatativa con insufficienza cardiaca cronica, che, se grave, può richiedere un trapianto di cuore. 

Quanto si vive dopo una miocardite?

L’infiammazione del miocardio, come indicato, può avere prognosi ed esiti molti diversi tra loro. Accanto alle risoluzioni, spontanee o dovute a terapia, va comunque registrata una mortalità nel 10% delle diagnosi.