Si tratta di un perdita di sangue che può coinvolgere la parte interna del tratto digestivo, la struttura dell'organismo che si sviluppa dalla bocca fino all’ano.
Cosa si intende per emorragia gastrointestinale?
L’emorragia gastrointestinale è una perdita di sangue che si verifica all’interno del tratto digestivo, una struttura complessa che si estende dalla bocca all’ano.
Può manifestarsi in diverse modalità, distinguendosi in base alla rapidità e alla quantità del sanguinamento: può essere acuta e improvvisa, portando a una significativa perdita di sangue, oppure cronica, con piccole quantità che si accumulano nel tempo.
Si parla, inoltre, di emorragia evidente quando il sangue è visibile, come nel caso del vomito o delle feci, e di emorragia occulta quando la perdita ematica è rilevabile solo attraverso specifici esami di laboratorio.
La gravità del disturbo dipende dalla causa sottostante, dalla quantità di sangue perso e dalla velocità con cui si verifica l’emorragia. Nonostante alcune perdite possano sembrare lievi, è essenziale trattarle come un potenziale segnale di allarme, poiché potrebbero nascondere patologie severe o evolversi rapidamente.
Chi colpisce?
Il sanguinamento gastrointestinale può colpire persone di ogni età, ma alcune categorie sono più a rischio a causa di condizioni mediche preesistenti o abitudini di vita.
Gli anziani rappresentano uno dei gruppi più vulnerabili, poiché spesso assumono farmaci che possono irritare la mucosa gastrica o hanno più probabilità di soffrire di patologie come ulcere, tumori o diverticoliti. Un’altra categoria a rischio comprende i pazienti con malattie croniche, come la cirrosi epatica, o malattie autoimmuni o infiammatorie.
Infine, chi conduce uno stile di vita poco salutare, caratterizzato da fumo, alcol, dieta squilibrata e un uso scorretto di medicinali, ha un rischio maggiore di sviluppare condizioni predisponenti, come ulcere gastriche o epatopatie.
Quali sono le patologie associate a questo disturbo?
L’emorragia gastrointestinale rappresenta spesso una complicanza di disturbi già presenti.
Tra le cause più comuni troviamo:
Altre condizioni meno comuni, ma rilevanti, sono:
- cancro allo stomaco, al colon-retto o all’esofago
- malformazioni vascolari, più frequenti negli anziani
- varici esofagee, spesso legate a patologie epatiche come la cirrosi
- ingestione di sostanze tossiche o irritanti
- uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), sartanici, micofenolato, noti per compromettere la protezione mucosa del tratto gastroenterico
- ulcera solitaria del retto.
Non vanno sottovalutate le cause traumatiche, come le lesioni dovute a interventi chirurgici o endoscopici, né quelle derivanti da patologie tumorali, come il cancro allo stomaco, al colon-retto o all’esofago.
Le cause dell'emorragia variano a seconda della zona del tratto gastrointestinale coinvolta, se superiore o inferiore. Per maggiore chiarezza, la tabella seguente illustra le due specifiche localizzazioni della perdita di sangue e le patologie più frequentemente associate.
Emorragia del tratto gastrointestinale superiore |
Emorragia del tratto gastrointestinale inferiore |
- Ulcera gastrica e duodenale
- Varici esofagee
- Tumore all'esofago
- Gastrite
- Malformazioni artero-venose
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- Emorroidi
- Ragadi anali
- Polipi intestinali
- Diverticolite
- Tumore del colon-retto
- Colite ulcerosa
- Morbo di Crohn
- Malformazioni artero-venose
- Ulcera solitaria del retto
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Come capire se si ha un'emorragia addominale?
Le manifestazioni cliniche dell’emorragia gastrointestinale variano a seconda della sede e dell'entità.
Un sanguinamento proveniente dall’esofago, dallo stomaco o dal duodeno (tratto superiore) può causare episodi di ematemesi, ovvero vomito di sangue rosso vivo, o di vomito caffeano, caratterizzato da un aspetto nerastro dovuto alla digestione parziale del sangue, e e melena, feci nere e catramose con un odore pungente.
La melena può essere presente anche nei sanguinamenti del tratto gastroenterico più distale.
L'enterorragia, che si presenta con emissione di sangue rosso vivo dal retto, è invece segno di un sanguinamento del tratto gastroenterico inferiore o di sanguinamento massivo del tratto gastroenterico superiore.
Nei casi di sanguinamento lieve o cronico, i sintomi possono essere meno evidenti, con tracce ematiche individuabili solo attraverso test diagnostici. Queste perdite possono condurre a anemia, che si manifesta con pallore, debolezza, stordimento e, nei casi più gravi, tachicardia e pressione sanguigna bassa.
Se l’emorragia è significativa, possono invece comparire sintomi più gravi come dolori addominali acuti o difficoltà respiratorie fino allo shock.
Come si svolge la diagnosi?
Il primo passo consiste in una dettagliata anamnesi: il medico raccoglie informazioni sui sintomi del paziente, come la presenza di sangue nel vomito o nelle feci, dolori addominali o segni di anemia.
Devono essere inoltre identificati eventuali fattori di rischio, come l’uso prolungato di farmaci antinfiammatori non steroidei, il consumo di alcol o una storia clinica di ulcere, tumori gastrointestinali o malattie epatiche.
Segue un esame obiettivo, attraverso il quale il medico valuta i segni clinici evidenti, come pallore, pressione bassa o tachicardia, o la presenza di sangue rosso vivo o melena all’esplorazione rettale. Se l’emorragia è sospettata, si procede a esami strumentali e di laboratorio.
Gli esami del sangue sono indispensabili per misurare i livelli di emoglobina e di globuli rossi, utili a valutare l’entità dell’eventuale anemia. La ricerca del sangue occulto nelle feci è invece un esame specifico che permette di individuare perdite ematiche non visibili a occhio nudo.
Tra gli esami strumentali, viene effettuata l’endoscopia, esame chiave per la diagnosi: gastroscopia utilizzata per esplorare il tratto superiore (esofago, stomaco, duodeno) e colonscopia, per esaminare il colon e il retto.
Quando l’endoscopia non è sufficiente, si ricorre ad altre metodiche come la capsula endoscopica (utile per esaminare l’intestino tenue), la scintigrafia con globuli rossi marcati, l'angiografia o la TAC addominale, utili in caso di sanguinamento massivo o sanguinamenti occulti.
Come si cura un’emorragia gastrointestinale?
Il trattamento di un’emorragia gastrointestinale dipende dalla causa sottostante, dalla sede e dall’entità del sanguinamento.
L’endoscopia terapeutica è spesso la prima linea di trattamento: attraverso tecniche avanzate, quali l’elettrocoagulazione o l’iniezione di farmaci emostatici, è possibile arrestare il sanguinamento durante la procedura diagnostica.
In caso di ulcere peptiche o gastrite erosiva, è frequente l’utilizzo di farmaci inibitori della pompa protonica (IPP) per ridurre la produzione di acido gastrico e favorire la guarigione della mucosa.
Se l’emorragia è provocata da varici esofagee, si ricorre a procedure specifiche tra cui la legatura elastica delle varici o l’inserimento di uno shunt portosistemico intraepatico (TIPS) per ridurre la pressione nei vasi sanguigni. Nelle emorragie rettali legate a emorroidi o ragadi, può essere sufficiente un trattamento locale, mentre per sanguinamenti causati da tumori o malformazioni vascolari, può essere necessario un approccio chirurgico.
Infine, è fondamentale eliminare o gestire i fattori scatenanti, come l’interruzione di farmaci irritanti o il trattamento di eventuali infezioni.
Nelle situazioni più urgenti, la priorità è stabilizzare il paziente: si può intervenire con la somministrazione di fluidi per via endovenosa o, nei casi più severi, con trasfusioni di sangue per compensare le perdite ematiche significative.
Questo tipo di emorragia può provocare la morte?
Sì, un sanguinamento gastrointestinale può rappresentare una condizione potenzialmente fatale se non trattata tempestivamente.
Le emorragie acute, soprattutto se associate a perdite di sangue cospicue, possono portare rapidamente a uno stato di shock emorragico, una condizione critica caratterizzata da insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, che può risultare letale.
Per esempio, il sanguinamento massivo da ulcera perforata o da rottura di varici esofagee ha un tasso di mortalità elevato, se non trattato rapidamente.
Anche le emorragie croniche, se trascurate, possono avere conseguenze gravi. La perdita continua di piccole quantità di sangue può causare anemia severa, aumentando il rischio di complicazioni cardiovascolari, specialmente nei pazienti più fragili, come gli anziani o chi è affetto da malattie preesistenti.
La prognosi migliora sensibilmente con una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato. Per questo motivo, è fondamentale non ignorare i sintomi, anche se sembrano lievi, e rivolgersi a un medico alla comparsa dei primi segnali sospetti. Per esempio, il sangue nelle feci potrebbe essere attribuito a emorroidi, ma in realtà potrebbe nascondere patologie più severe come i tumori del colon.
La gestione precoce e mirata può quindi fare la differenza tra una completa guarigione e un esito più grave.