L’artrosi è una patologia, cronica e degenerativa, ai danni delle articolazioni. Determina una perdita progressiva delle componenti anatomiche delle articolazioni stesse. La reumatologa del Santagostino ne spiega sintomi e terapia.
Cos’è l’artrosi?
L’artrosi (osteoartrosi) è una patologia cronica a carico delle articolazioni. Si tratta di una condizione che deriva dall’invecchiamento e dalla usura delle articolazioni. Le principali articolazioni colpite sono le ginocchia, le anche e la colonna vertebrale, che sono maggiormente interessate a sforzi continui dovuti a carichi. Anche le mani e i piedi possono essere colpite, anche se questa evenienza è meno frequente.
La cartilagine, che va incontro a usura, è il tessuto posto a rivestimento delle superfici delle ossa delle articolazioni. Compito della cartilagine è proprio la riduzione dell’attrito, ma questa funzione viene meno, o è severamente compromessa, quando la cartilagine risulta meno elastica o è danneggiata.
Come ulteriori conseguenze sia i legamenti che i tendini dell’articolazione possono causare nel paziente dolore, poiché si infiammano e, accanto alle conseguenti rigidità articolari e al gonfiore, è possibile che il paziente presenti osteofiti, ovvero piccole escrescenze ossee.
Può interessare la popolazione adulta fino al 10%, e raggiungere il 50% della popolazione oltre i 60 anni. Ad essere prevalente è il sesso femminile. In Italia esiste l’ANMAR, che si occupa di favorire la conoscenza delle malattie reumatiche.
Che sintomi comporta l’artrosi?
I sintomi dell’artrosi includono:
- dolore: inizialmente può manifestarsi solo dopo l’uso dell’articolazione e attenuarsi con il riposo. Ma con il progredire della malattia può diventare costante e disturbare anche durante il riposo e la notte
- rigidità: si verifica soprattutto al mattino o dopo essere rimasti seduti o fermi per del tempo. La rigidità di solito dura meno di 30 minuti, ma può persistere e peggiorare con l’avanzare della patologia
- crepitio: sensazione o suono di fruscio, scricchiolio o clic quando l’articolazione si muove
- limitazione del movimento: l’usura della cartilagine può ostacolare i normali movimenti articolari, rendendo difficoltose le attività quotidiane come camminare, salire le scale o aprire un vaso
- infiammazione: che a sua volta può essere causa di gonfiore delle strutture articolari interessate, specialmente durante i periodi di acutizzazione
- deformazione: le articolazioni possono apparire ingrossate o deformate a causa della crescita di osteofiti, del deterioramento della cartilagine e delle modifiche alla struttura ossea
- diminuzione di forza e funzione: l’articolazione colpita può diventare meno stabile e il paziente può avere una perdita di forza muscolare dovuta al dolore e alla limitazione di movimento.
Cosa fa peggiorare l’artrosi?
L’artrosi può certamente peggiorare per via di vari fattori. Il sovrappeso o l’obesità possono aumentare la pressione sulle articolazioni velocizzando l’usura della cartilagine, mentre un’eccessiva o scorretta attività fisica può causare ulteriori danni. Allo stesso tempo, anche la sedentarietà può indebolire i muscoli di supporto, aggravando il quadro.
Altre patologie, come il diabete o l’artrite reumatoide, possono determinare ricadute negative.
Cause e fattori di rischio dell’artrosi
Non sono note le cause che determinano l’artrosi. Un fattore determinante sarebbe la differenza tra la quantità di lavoro a carico di un’articolazione e la reale capacità di sostenerlo, da parte dell’articolazione stessa.
L’invecchiamento è il portatore dei principali fattori di rischio. Gli altri fattori, poi, possono agire direttamente sulla cartilagine, causando una condizione di squilibrio che degenera in patologia. I fattori maggiori che aiutano l’insorgenza dell’artrosi sono:
- età
- sovrappeso e obesità, poiché l’eccesso di peso grava sulle articolazioni di piede, ginocchio e anca
- lesioni articolari e fratture
- lavori usuranti
- sport
- alcune tipologie di artrite: gotta o artrite reumatoide
- patologie circolatorie quali emolisi o osteonecrosi avascolare.
Artrosi: quali sintomi e segni presenta?
Il dolore di tipo meccanico può essere considerato il principale sintomo dell’artrosi. Si genera a partire dal movimento e va in regressione con il riposo. Si tratta di un dolore sordo, con una fase acuta nei casi di alterazioni particolari della postura, oppure quando si verificano reazioni infiammatorie.
Un secondo sintomo è dato dalla rigidità mattutina, o in seguito a un periodo esteso di inattività. La rigidità non supera i 30 minuti. Quando l’artrosi ha raggiunto uno stadio avanzato, si manifesta una progressiva limitazione funzionale.
Si può indicare un aumento di dimensioni nell’articolazione come segno obiettivo. Si tratta in genere di una tumefazione dura, per via degli osteofiti e per il ridotto spazio articolare. Quando si verifica un versamento del liquido sinoviale, presente nella cavità articolare, la tumefazione può acquistare una consistenza molle.
Le articolazioni più colpite dall’artrosi
Il processo artrosico ha una localizzazione che dipende da due fattori: costituzionali e ambientali. Varia quindi con il variare del sesso, dell’età e dello stile di vita.
In genere ad essere più colpite, dopo i 50 anni, sono le articolazioni delle mani (piccole articolazioni) e le articolazioni che sostengono il carico del peso del corpo: colonna vertebrale e ginocchia.
Artrosi alle mani
L’artrosi alle mani si manifesta con tipiche deformazioni che riguardano le piccole articolazioni delle dita:
- i noduli di Heberden che interessano le articolazioni distali (finali) delle dita
- i noduli di Bouchard, relativi alle articolazioni prossimali delle dita.
In entrambi i tipi di noduli possono manifestarsi dolore e limitazioni nell’uso delle articolazioni. In alcune circostanze in modo invalidante e grave. Questo tipo di artrosi colpisce maggiormente soggetti di età avanzata, le donne, e chi ha patìto in precedenza traumi alle mani.
Artrosi alla colonna vertebrale
Nel caso dell’artrosi alla colonna vertebrale si manifestano osteofiti protundenti che interessano le vertebre. Queste lesioni potrebbero determinare una compressione ai danni delle radici dei nervi spinali, causando quindi dolore, intorpidimento e formicolio in alcune zone del corpo. Ad essere più affetti sono i segmenti della colonna lombare e cervicale.
La lombalgia è il sintomo principale dell’artrosi lombare, tra i tipi più comuni di mal di schiena. Laddove l’artrosi cervicale, insieme a dolore e rigidità, può inoltre determinare:
Artrosi al ginocchio (gonartrosi)
L’artrosi al ginocchio, detta anche gonartrosi, ha origine dallo sfregamento irregolare del femore ai danni della tibia. Età e peso sono fattori tipici, ma non va dimenticata l’eventuale rimozione del menisco in sede chirurgica.
La gonartrosi dà i seguenti sintomi:
- dolore
- scricchiolii
- arrossamento della pelle
- gonfiore
- rigidità articolare
- ridotta mobilità.
Attualmente la gonartrosi è una condizione irreversibile, di conseguenza ha un trattamento esclusivamente sintomatico. Si ricorre alla protesi articolare quando la terapia farmacologica, e conservativa, non sortiscono più alcun effetto.
Artrosi interapofisaria
L’artrosi interapofisaria è una forma di artrosi che colpisce le articolazioni interapofisarie nella colonna vertebrale, che determinano la flessibilità e il movimento della colonna. Con l’avanzare dell’età o a causa di stress meccanico, la cartilagine che riveste queste articolazioni può deteriorarsi, portando all'artrosi interapofisaria.
I sintomi possono essere dolore e rigidità nella zona interessata della schiena, con possibile irradiazione del dolore alle estremità a causa della compressione nervosa. La gestione di questa forma di artrosi è data da terapie per il dolore, esercizi di fisioterapia e, nei casi più gravi, interventi chirurgici.
Diagnosi dell’artrosi
Analisi dei sintomi ed esame radiologico rappresentano i due strumenti che, insieme alla visita medica, permettono la diagnosi d’artrosi.
Negli stadi avanzati della patologia, con un esame radiologico è possibile rilevare:
- riduzione dello spazio articolare
- sclerosi dell'osso subcondrale nelle zone di carico
- presenza di osteofiti e geodi, ovvero cisti ossee, sui margini delle articolazioni o nel punto di inserzione dei tendini.
Il grado di alterazione che è possibile dimostrare in sede radiologica non sempre è correlato alla entità dei sintomi.
Qual è la differenza tra artrite e artrosi?
L’artrosi è legata all’età, ha un andamento degenerativo, mentre l’artrite è di origine autoimmune. Nell’artrosi una cartilagine si consuma, nell’artrite si ha infiammazione di membrana.
La più importante diagnosi differenziale è proprio con l’artrite. Per poterla effettuare si può ricorrere ad esami che escludano possibili processi d’infiammazione. Esami quali:
- esame del liquido sinoviale, che nell’artrosi ha carattere non infiammatorio
- conta dei globuli bianchi, inferiore a 1000 in caso di artrosi
- esami del sangue.
Quali cure per l’artrosi?
Obiettivo del trattamento dell’artrosi è il miglioramento della qualità di vita del paziente. Può essere raggiunto attraverso:
- una riduzione del dolore
- una conservazione della funzionalità dell’articolazione interessata
- un rallentamento nella progressione del danno.
Fondamentale è la correzione dei fattori di rischio su cui è possibile intervenire:
- obesità e sovrappeso
- uso eccessivo e scorretto di specifiche articolazioni
- condizioni di natura metabolica, endocrina, infiammatoria e traumatica che possono alterare l’integrità della cartilagine.
Da un serio programma riabilitativo e una moderata attività fisica il trattamento per l’artrosi può trarre benefici. In questo modo possono essere stimolati i processi di riparazione della cartilagine, la muscolatura si rinforza, l’escursione articolare viene preservata, il tutto con un aumento della stabilità delle articolazioni.
Approccio chirurgico
Si ricorre alla chirurgia quando la terapia conservativa ha fallito. Attraverso:
- interventi di tipo palliativo
- Interventi di sostituzione protesica.
Gli interventi palliativi servono alla riduzione del dolore articolare, con la modifica o l’abolizione del carico che grava sull’articolazione interessata. Interventi quali osteotomie e artrodesi.
Quando l’artrosi è molto avanzata, l’inserimento di una protesi artificiale migliora radicalmente la qualità di vita del paziente. Si tratta di un intervento di sostituzione parziale o totale.
Terapia farmacologica
La terapia di riferimento è quella analgesica, per ridurre il dolore. Il trattamento d’elezione è il paracetamolo, per dolore lieve e moderato. Raramente sono prescritti gli oppiacei, per via degli effetti collaterali.
Esistono poi i cosiddetti farmaci condroprotettori, che riescono a diminuire i processi degenerativi dell’artrosi e a influenzare il metabolismo della cartilagine. Uno di questi farmaci è l’acido ialuronico utile come terapia antalgica negli stadi iniziali della malattia. Mentre la condroitina solfato è stata in grado di ridurre il danno a carico di ossa e cartilagini nell’artrosi dell’anca e del ginocchio.
Nei casi di episodi infiammatori, sia acuti che subacuti, si può occasionalmente ricorrere a infiltrazioni intra-articolari, attraverso un preparato di corticosteroidi.
Qual è il miglior antinfiammatorio per l’artrosi?
I farmaci più adatti alla gestione dell’artrosi dipendono da gravità della patologia, sede e condizioni generali del paziente.
Gli antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene o il naprossene, sono comunemente utilizzati per il controllo del dolore e dell'infiammazione associati all'artrosi. Ma a causa del rischio di effetti collaterali, specialmente con l’uso prolungato o in pazienti con problemi gastrointestinali o renali, la scelta e la gestione del trattamento dovrebbero sempre essere valutate e monitorate dal medico o dallo specialista.
Per alcuni pazienti, possono essere raccomandati analgesici più specifici. È il caso, ad esempio, degli inibitori COX-2, un tipo di FANS con minori effetti collaterali gastrointestinali.
Quali sono i cibi dannosi per l’artrosi?
L’alimentazione può apportare un utile contributo in caso di sofferenza artrosica. E piuttosto che indicare cosa non mangiare, meglio concentrarsi su quali princìpi nutritivi possono essere d’aiuto: acidi grassi insaturi come l’omega 3, antiossidanti (selenio, zinco, vitamina A, C, E), proteine e calcio.
Elementi reperibili, rispettivamente, nell’olio di lino e nei semi di chia, in carote, spinaci, pomodori, nei legumi, tofu e seitan, in latte, yogurt e formaggio.