L’infarto del miocardio è dovuto all’ostruzione di una delle arterie del cuore provocata da un coagulo di sangue. Scopri quali sono i sintomi e come viene trattato
Che cos'è l'infarto del miocardio?
Un infarto del miocardio è dovuto all'ostruzione di una delle arterie del cuore (arteria coronaria) provocata da un coagulo di sangue. Tale ostruzione si verifica in un'arteria già malata e ristretta da depositi di colesterolo. L’infarto del miocardio e quello cerebrale rappresentano la causa di morte principale nei Paesi sviluppati.
In assenza di cure volte a eliminare l'ostruzione dall'arteria, entro poche ore la parte del muscolo cardiaco irrorata da quel vaso sanguigno viene irrimediabilmente distrutta. Tale distruzione, se l'infarto è esteso, può implicare la cosiddetta insufficienza cardiaca, ossia una notevole riduzione della funzione di pompa che svolge il nostro cuore circa 70 volte al minuto nel corso di tutta la nostra vita.
L'infarto può colpire a qualsiasi età, anche giovani, se sono presenti altri fattori di rischio come l'ipertensione, il diabete, il colesterolo alto, il fumo e la sedentarietà. Questi fattori, combinati con l'età, aumentano in modo esponenziale il rischio di eventi cardiovascolari.
Altri tipi di infarto
L'infarto del miocardio è quello più noto tra la popolazione. Tuttavia, esistono diverse tipologie di infarto che colpiscono organi e tessuti differenti:
- cerebrale: noto anche come ictus ischemico, si verifica quando un vaso sanguigno che porta ossigeno al cervello si blocca, causando la morte delle cellule cerebrali.
- Intestinale: si verifica quando l'afflusso di sangue all'intestino è interrotto, causando la morte delle cellule intestinali.
- Polmonare: si verifica quando l'embolia blocca un'arteria polmonare, impedendo al sangue di raggiungere una porzione del polmone.
- Renale: interessa i reni.
- Splenico: interessa la milza.
- Infarto di un arto: interessa gli arti inferiori o superiori.
Quali sono le possibili cause?
Come indicato, l’infarto è dovuto all’ostruzione dell’arteria coronaria. Ma qual è la causa di questa ostruzione? La ragione principale è l’aterosclerosi, ovvero l’accumulo, lungo le pareti interne delle arterie, di lipidi. Questi formano una vera e propria placca (placca aterosclerotica), la cui eventuale rottura comporta la formazione di un coagulo di sangue, il quale può ostruire il regolare flusso arterioso.
Benché non siano ancora chiare le cause in grado di favorire lo sviluppo dell’aterosclerosi, esistono fattori di rischio che possono aumentare le probabilità di avere un attacco di cuore:
- pressione alta: comporta un sovraccarico sull’attività cardiaca che, alla lunga, può provocare un progressivo malfunzionamento del cuore
- stile di vita: fumo e vita sedentaria sono tutti fattori di rischio per l’insorgere di patologie cardiocircolatorie.
- alimentazione: un livello di colesterolo eccessivamente alto così come quello di glucosio nel sangue potrebbero rendere più probabile l’infarto miocardico
Come capire che si tratta di infarto?
Nella maggior parte dei casi, la malattia ha inizio improvvisamente con un intenso dolore al petto.
Si tratta di un dolore ubicato al centro del torace, dietro allo sterno, spesso irradiato verso il braccio (soprattutto il sinistro) e la parte inferiore della mandibola.
Il dolore è intenso e prolungato. Un dolore molto breve (che dura solo pochi secondi) o molto acuto (tale da far pensare a una puntura di spillo) nella maggior parte dei casi non è di origine cardiaca.
Nei soggetti che soffrono di angina pectoris, il dolore è diverso da quello delle normali crisi per via della sua maggiore intensità e per il fatto che non passa dopo l'assunzione di trinitrina in spray o in compresse.
A volte, il dolore non è localizzato nel petto, bensì nella schiena o nell'addome. È spesso accompagnato da gravi sintomi:
A differenza dell'infarto acuto, l’infarto fulminante è asintomatico, poiché non vengono avvertiti tutti questi segnali premonitori. La persona colpita può passare da uno stato di benessere apparente a una grave crisi cardiaca in pochissimo tempo.
Che cosa bisogna fare in caso di sintomi?
Senza indugi, bisogna allertare il servizio di emergenza (112). Al momento della chiamata è necessario cercare di mantenere la calma per spiegare all'operatore addetto alle emergenze, rapidamente ma con chiarezza, le circostanze del dolore o del malessere, senza dimenticarsi di comunicare con precisione anche il proprio indirizzo.
In attesa dei soccorsi è indispensabile lasciare il malato disteso senza muoverlo, evitando di lasciarlo solo. Un arresto cardiaco può verificarsi entro i primi minuti dall'infarto, il che richiede, in attesa dello staff medico, di dare inizio alle manovre di rianimazione di base (massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca) che possono salvare il malato.
È fondamentale che, il più rapidamente possibile, sia una squadra di emergenza, e poi uno staff specializzato in cardiologia a occuparsi del malato.
Immediatamente dopo l'arrivo, il team medico eseguirà un elettrocardiogramma per confermare la diagnosi, lenire il dolore e garantire un trasporto medicalizzato verso un centro di cardiologia. Il controllo costante del ritmo cardiaco, della pressione arteriosa e della respirazione durante il trasporto e al momento del ricovero consentono di curare le complicazioni che possono sopraggiungere entro le prime ore da un infarto.
Come viene trattato l'infarto?
Se l'infarto viene diagnosticato entro le prime ore, è possibile che l'ostruzione possa essere rimossa dall'arteria malata. Ciò può essere effettuato tramite:
- la somministrazione per via endovenosa di un farmaco chiamato “trombolitico”, destinato a sciogliere il coagulo. Tale trattamento a volte può addirittura avere inizio presso il domicilio del malato stesso.
- mezzi esclusivamente meccanici. In tal caso, non appena giunto in ospedale, il malato verrà condotto direttamente in sala operatoria per una coronarografia, allo scopo di opacizzarne le arterie coronarie tramite un catetere introdotto in un'arteria femorale (a livello inguinale), che viene poi fatto risalire fino al cuore sotto controllo radiologico.
L'arteria coronaria malata, una volta individuata, verrà liberata dall'ostruzione tramite un palloncino gonfiabile, e in questo caso si parla di angioplastica coronarica. Molto spesso, tale operazione viene completata tramite l'inserimento all'interno dell'arteria di una piccola protesi metallica dall'aspetto di una molla, detta stent, destinata a evitare un'ulteriore ostruzione.
Se queste manovre vengono effettuate entro le primissime ore dall'infarto, si riducono le dimensioni della zona cardiaca distrutta e migliorano pertanto notevolmente la prognosi a breve e a lungo termine.
Nel caso in cui non sia possibile adottare la procedura dell'angioplastica, si deve ricorrere alla procedura dell'impianto di porzioni di arterie o vene sostitutive detta By-Pass Aorto-Coronarico (BPAC), prelevate dallo stesso paziente e adeguatamente preparate per l'impianto, permettendo così la creazione di un “ponte” a valle e a monte del tratto coronarico chiuso.